Manifestare è reato, distruggere l’ambiente no: ti racconto come si esprime la repressione ambientale
Dalle uccisioni e sparizioni di attivisti all’uso di leggi antiterrorismo contro manifestanti pacifici, un nuovo studio condotto dall’Università di Bristol fa luce su questa preoccupante tendenza, evidenziando la necessità di un’azione per proteggere il diritto alla protesta pacifica e la vita degli attivisti ambientali
Il diritto di esprimere pacificamente il proprio dissenso è un pilastro fondamentale di ogni democrazia. Tuttavia, a livello globale, si sta diffondendo, anche nei Paesi che si professano, appunto, democratici, una pericolosa tendenza alla criminalizzazione e alla repressione delle proteste per il clima e l’ambiente. Lo racconta un nuovo studio condotto dall’Università di Bristol, finanziato dal Fondo di ricerca strategica della Facoltà di scienze sociali e giurisprudenza, che ha analizzato dati provenienti da diverse fonti, tra cui l’Armed Conflict Location & Event Data (ACLED) e Global Witness, rivelando un quadro allarmante.
Lo studio ha identificato quattro meccanismi principali attraverso cui si attua questa repressione:
Introduzione di leggi anti-protesta. Queste leggi, spesso introdotte con il pretesto di tutelare l’ordine pubblico, mirano a limitare il diritto alla protesta attraverso la criminalizzazione dei gruppi,
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