Vinicio Marchioni, certe notti
Vinicio Marchioni è bravo a custodire il suo segreto. Che è una tempesta annidata nella quiete,
pagine private che scrive nella solitudine e in pochi hanno finora potuto, o saputo, leggere. Per il
resto, vive di una postura salda ed elegante, di una voce controllata che solo di rado s’inceppa
nella balbuzie che si porta dietro da bambino, uno stridore di «esse» e di «t» in gran parte guarito
per merito alla recitazione. Poi c’è lo sguardo da marito devoto e padre attento, coperchio
esistenziale di una carriera lunga e tambureggiante di successi: 40 film e venticinque anni di
teatro all’attivo, appena consacrati con la nomination a migliore attore ai Premi UBU per il suo Chi
ha paura di Virginia Woolf?, da conferire il prossimo dodici dicembre al teatro Arena del Sole di Bologna.
Nel profumo d’arancia della sua casa romana (lui e sua moglie, l’attrice Milena Mancini, hanno
appena spremuto etti di agrumi per alleviare l’influenza a uno dei due figli) racconta di sé fumando
una sigaretta elettronica dietro l’altra, senza voglia né di piacere né di non piacere, tutto presente
a sé stesso come se l’oggi e il ieri
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