Padre Pio: “L’amore è forte al par della morte e duro al par dell’inferno”
Nel 1915 Padre Pio è a Pietrelcina, costretto a vivere in famiglia e fuori dal convento, a causa di una “strana malattia“. Con una certa regolarità si confronta con i suoi padri spirituali: Padre Agostino e Padre Benedetto entrambi da San Marco in Lamis.
Il 27 ottobre Padre Pio racconta a padre Agostino il rammarico dell’anima viatrice: “Chi è più misero di questa creatura?”. Il giovane cappuccino desidera il giorno in cui “andrà naufrago in quel mare immenso dell’eterna verità”.
Lettera di Padre Pio scritta il 27 ottobre 1915 a Padre Agostino da San Marco in Lamis (Epistolario 1)
“Quanto grandemente infelice si riconosce l’anima viatrice che con tutte le sue forze procura di crescere nelle vie del divino amore! Che orribile contrasto ella va esperimentando di continuo in se stessa! Io non so se il Signore vi abbia mai fatto esperimentare quello che fa sentire da molto a questa sua creatura. Mai ella ha sentito come lo sente in questo stato la dolcezza e la profondità, che contengono varie sentenze della Scrittura santa. Di queste, una la sarebbe: “L’amore è forte al par della morte, e duro al par dell’inferno”. Questa creatura sente assai al vivo di essere ferita da uno strale, che non può essere e né può provenire da altra creatura, anche la più nobile. Alla poverina assai duramente le riesce il tirarsi dietro la catena della sua prigionia; ella conosce di essere assai duramente inchiodata in questo suo divino inferno. Primo ed ultimo affetto che sorge in cuore a questa infelicissima creatura, allorquando ritorna alla coscienza della vita, è un vivo rammarico di essere viatrice, è un atrocissimo tormento di non esser morta in prove sofferte per lo innanzi. Dopo aver la