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Efficienza energetica, ristrutturare gli edifici è importante per lavoro e imprese quanto per il clima

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Dopo il primo via libera ricevuto dalla Commissione Itre dell’Europarlamento lo scorso 9 febbraio, la nuova direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici è attesa alla prova della plenaria la prossima settimana. Nonostante le resistenze manifestate dal Governo italiano, si tratta di un terreno dove ambientalisti e mondo dell’industria possono trovare convergenze comuni, come mostra plasticamente il focus odierno realizzato sul tema dal Kyoto club insieme a Daikin. «Vogliamo dare una modesta risposta alla dilagante disinformazione che vediamo quotidianamente su programmi, giornali, riviste e social media – dichiara Antonio Bongiorno, marketing general manager di Daikin air conditioning Italy – Ad esempio si dice che l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento tramite pompe di calore consegnerebbe questo business ai produttori extra-europei, quando in realtà l’industria delle pompe di calore e delle altre tecnologie rinnovabili può ormai definirsi a pieno diritto europea». Più in generale, adottando la proposta di direttiva ci sarebbero – argomentano dal Kyoto club – considerevoli vantaggi per il nostro paese; innanzi tutto diventeremmo meno dipendenti dai combustibili fossili, per lo più acquistati e importati da paesi dal fragile equilibrio politico-sociale (in Italia si consumano oltre 32 miliardi di m3 di gas per riscaldare le nostre abitazioni). Ci sarebbe poi un innegabile vantaggio per le imprese italiane del settore della climatizzazione: con un piano ben definito e di lungo termine, esse potranno investire con maggior fiducia in ricerca, sviluppo e produzione di prodotti e dispositivi meno inquinanti e più efficienti, mantenendo così quella posizione di eccellenza a loro riconosciuta a livello mondiale. Non vanno infine dimenticate le famiglie: per quelle di oggi, arriverebbe un importante aiuto contro il caro bollette ed al contempo vedrebbero valorizzarsi il proprio patrimonio immobiliare (la casa è sempre più il principale bene di rifugio degli italiani); le famiglie di domani si alleggerirebbero invece di una parte dei tanti debiti ambientali che la nostra e le passate generazioni hanno accumulato. Non vanno inoltre dimenticate le ricadute indirette. Secondo quanto riportato dalla Lettera di imprese e investitori sulla Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici dell’European alliance to save energy (Eu-Ase) affrontare il problema dell'inefficienza del patrimonio edilizio dell'Ue può anche essere uno stimolo positivo alla crescita: per ogni milione di euro investito nella ristrutturazione energetica degli edifici, vengono creati in media 18 posti di lavoro locali e a lungo termine. Recenti modelli economici dimostrano inoltre che il rinnovamento del parco edilizio europeo con misure di efficienza energetica come l'isolamento termico, l'allacciamento a efficienti sistemi di teleriscaldamento e raffreddamento efficienti e l'elettrificazione della fornitura di riscaldamento con pompe di calore contribuirà a creare 1,2 milioni di posti di lavoro netti in più e un aumento del Pil dell'1% entro il 2050. «Il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo totale dell’energia e del 36% delle emissioni a effetto serra nell’Ue. Nel 2020, circa 36 milioni di europei non sono stati in grado di mantenere le loro case al caldo a causa di redditi bassi, spese energetiche elevate e scarsa efficienza degli impianti e degli edifici. Numeri che – argomenta il direttore del Kyoto club, Sergio Andreis – potrebbero aumentare sensibilmente a causa della crisi energetica in atto. È necessario che l’Unione europea predisponga una legislazione chiave nell’ambito del pacchetto Fit for 55 per decarbonizzare il settore, migliorare le prestazioni del costruito favorendone la trasformazione digitale e abbattere la povertà energetica. Esortiamo pertanto l'Aula, e in particolare gli eurodeputati italiani, ad assumere una posizione saggia e a dare il proprio voto favorevole in occasione della sessione plenaria prevista per i prossimi 13-16 marzo». L'articolo Efficienza energetica, ristrutturare gli edifici è importante per lavoro e imprese quanto per il clima sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Efficienza energetica, raggiunto in Ue un primo accordo sulla revisione della direttiva

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Il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto oggi un accordo politico provvisorio in merito alla revisione della direttiva sull’efficienza energetica, introducendo un obiettivo vincolante al 2030 di riduzione dei consumi finali pari ad almeno l’11,7% in più rispetto alle previsioni del 2020. Questo comporta un limite massimo al consumo energetico finale dell'Ue pari a 763 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e di 993 Mtep per il consumo primario (dato che oltre all’energia consumata dagli utenti finali, ricomprende anche quella utilizzata per produrre e fornire energia). Affinché questi target diventino certi, è necessario attendere l’approvazione formale dell’accordo da parte del Consiglio e Parlamento europei, necessari prima di arrivare alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. L’accordo provvisorio rappresenta comunque un passo avanti rispetto all’attuale versione della direttiva sull’efficienza energetica, in vigore dal 2018, che fissa l’obiettivo di ridurre il consumo di energia primaria e finale del 32,5% entro il 2030, rispetto alle previsioni del 2007. «Siamo riusciti a spingere gli Stati membri verso obiettivi di efficienza energetica molto più ambiziosi – dichiara il relatore dell’Europarlamento, il danese Niels Fuglsang – È un accordo positivo non solo per il nostro clima, ma anche negativo per Putin. Per la prima volta in assoluto, abbiamo un obiettivo per il consumo di energia che gli Stati membri sono obbligati a rispettare». Tutti i Paesi Ue, Italia compresa, sono infatti chiamati a dettagliare come intendono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo all’interno dei propri Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec); anche quello italiano, nato già vecchio nel 2020, dovrà essere aggiornato entro giugno. In base all'accordo provvisorio raggiunto oggi tra Consiglio e Parlamento europei, l' obbligo annuale di risparmio energetico quasi raddoppia: agli Stati membri sarà richiesto di ottenere ogni anno un risparmio medio dell'1,49% nei consumi finali di energia dal 2024 al 2030, rispetto all'attuale livello dello 0,8%. Il comparto pubblico è quello chiamato a dare per l’esempio per primo: nell’accordo provvisorio è infatti stato concordato un obbligo specifico per il settore pubblico, che dovrà ottenere una riduzione annuale del consumo energetico dell'1,9% (un dato che può escludere i trasporti pubblici e le forze armate); al contempo, agli Stati membri è chiesto di riqualificare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli edifici di proprietà di enti pubblici. Gli obiettivi di efficienza energetica dovranno inoltre essere raggiunti attraverso misure a livello locale, regionale e nazionale, in diversi settori, come pubblica amministrazione, edifici, imprese, data center, ecc. «L'efficienza energetica è fondamentale per raggiungere la completa decarbonizzazione dell'economia dell'Ue e l'indipendenza dai combustibili fossili russi – commenta la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson – Può anche essere un importante motore per la competitività economica e rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento». Tutti argomenti che, però, sembrano continuare ad avere più valore in Europa che non in Italia. Come ricordato ieri proprio dalla Simson, l'anno scorso in Ue le emissioni di CO2 sono infatti diminuite del 2,5%, mentre per l’Italia si stima – ancora un dato definitivo non c’è – un incremento pari allo 0,9-2% rispetto all’anno precedente, allontanando così ulteriormente il nostro Paese dal percorso di decarbonizzazione e per la sicurezza energetica intrapreso a livello europeo. L'articolo Efficienza energetica, raggiunto in Ue un primo accordo sulla revisione della direttiva sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Fotovoltaico, ok della Conferenza paesaggistica alla variante urbanistica di Vicchio

Fotovoltaico Vicchio
Il Comune di Vicchio (FI) ha annunciato che la Conferenza paesaggistica, composta da Regione e Soprintendenza, ha dato parere positivo alla variante urbanistica adottata dal Comune di Vicchio che estende la possibilità d’installazione di impianti fotovoltaici e solari nel centro storico. Il Comune spiega che «La variante al POC (Piano Operativo Comunale) punta ad ampliare la possibilità di installazione di impianti fotovoltaici e solari nelle aree urbanizzate, compreso il centro storico, con determinate caratteristiche e non visibili da spazi aperti (come piazze e viabilità pubbliche). In pratica, le modifiche consentiranno nuove installazioni - purché di adeguate tipologie, scelte cromatiche e di materiali, e previo parere dell’ufficio - garantendo la tutela paesaggistica». Il sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa, ha commentato: «Sono molto soddisfatto. Adesso torniamo in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva e poi questa possibilità diventerà concreta. Abbiamo dato a Vicchio una direzione green. Incentiviamo il ricorso alle energie rinnovabili, anche nel centro storico, nel rispetto comunque della tutela del paesaggio e delle caratteristiche storico-architettoniche. E con ciò agevoliamo i cittadini, anche chi è interessato a far parte della Comunità Energetica. Partendo da questa nostra esperienza che può fare da apripista, mi metto e ci mettiamo a disposizione per portare un contributo sia nell’ambito di Anci Toscana sia in collaborazione con la Regione». Il coordinatore della commissione Energia e Ambiente dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, Stefano Corsi, e quello della commissione area Mugello Valdisieve, Marco Moricci. Sottolineano: «Bene la variante urbanistica di Vicchio, ma adesso sulla localizzazione degli impianti fotovoltaici servono regole chiare per tutta la provincia. Il perfezionamento della variante urbanistica per impianti fotovoltaici nel centro storico della cittadina del Mugello è una notizia positiva sia per i suoi effetti diretti, visto che amplia le possibilità di installazione di impianti a fonti rinnovabili, sia perché manda un segnale di apertura e incentivo alla loro realizzazione. Inoltre, il fatto che la realizzazione all’interno del centro storico sia stata possibile grazie ad un confronto con Soprintendenza e Regione rappresenta un esempio di come gli enti locali possano procedere per superare certi vincoli anche in zone delicate». Corsi e Moricci ricordano che «Rimane ancora - il vincolo dell’integrazione architettonica e del colore rosso dei pannelli, oltre ad altre limitazioni già presenti per le aree esterne ai centri storici. Determinate limitazioni sono molto penalizzanti per l’installazione di nuovi impianti e se il vincolo sul colore si traduce in un incremento di costo e riduzione della produzione di energia, quello dell’integrazione è ancora più critico perché rischia di rendere impossibile l’intervento per complicazioni burocratiche, strutturali, funzionali, economiche. Sarebbe opportuno valutare dove i vincoli sono veramente necessari in particolare quello di integrazione architettonica. Si dovrebbero individuare zone in cui limitare al massimo i vincoli realizzativi e altre, di maggior tutela, dove non consentire proprio la realizzazione, piuttosto che una situazione di compromesso. Sarebbe auspicabile monitorare l’efficacia della misura, verificando, in un arco temporale di 6-12 mesi, quanti impianti vengono realizzati in zone dove prima non erano consentiti». L'articolo Fotovoltaico, ok della Conferenza paesaggistica alla variante urbanistica di Vicchio sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

In Europa è sempre più economico finanziare le fonti rinnovabili anziché quelle fossili

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Le rinnovabili non sono soltanto le fonti di energia più economiche, ma gli impianti necessari per catturarle sono anche i più convenienti da finanziare rispetto ai combustibili fossili, come mostra un nuovo rapporto pubblicato dall'Oxford sustainable finance group. A livello globale, il costo del debito delle aziende produttrici di energia rinnovabile è del 6%, rispetto al 6,7% delle aziende produttrici di energia con combustibili fossili. Allo stesso modo, le utility che puntano sulle rinnovabili hanno un costo del capitale proprio (15,2%) inferiore a quelle che si affidano ai combustibili fossili (16,4%). In Europa, in particolare, il divario del costo del capitale proprio tra le società elettriche a basse emissioni di carbonio e quelle con più alte emissioni di carbonio si è ampliato nel tempo. Ad esempio, a partire dal 2015 le aziende con una maggiore percentuale di energia solare ed eolica nel loro mix energetico hanno registrato una diminuzione del costo del capitale proprio dal 17% al 14%, mentre quelle con una percentuale inferiore hanno registrato una tendenza opposta. Ciò suggerisce che gli investitori europei prevedono che i rischi di transizione insiti nei combustibili fossili aumenteranno presto: sia la lotta contro la crisi climatica sia quella per la sicurezza energetica, in accelerazione dopo l’invasione russa dell’Ucraina, spingono infatti a investire sulle fonti rinnovabili anziché su quelle fossili. «Il costo del finanziamento – spiega Ben Caldecott, direttore dell'Oxford sustainable finance group – è uno dei principali fattori che determinano il costo totale delle diverse tecnologie energetiche e riflette i rischi che i mercati finanziari percepiscono, ad esempio la rapidità con cui il carbone potrebbe essere soppiantato dalle energie rinnovabili». L'articolo In Europa è sempre più economico finanziare le fonti rinnovabili anziché quelle fossili sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Sasso Pisano, da Enel 700mila euro per rendere più resiliente e digitale la rete elettrica

sasso pisano
Castelnuovo Val di Cecina è uno dei soli 6 Comuni (tutti toscani, tutti geotermici) targati da Legambiente come 100% rinnovabili nell’intera Italia centrale e del sud: qui le centrali geotermiche gestite da Enel green power producono non solo elettricità da fonte rinnovabile, ma alimentano anche la rete di teleriscaldamento locale. Del resto a Castelnuovo la geotermia è di casa da sempre, come mostrano le terme etrusco-romane del Bagnone nella frazione di Sasso Pisano. Una vocazione all’uso sostenibile dell’energia che si rinnova continuamente, da ultimo con l’investimento annunciato oggi da Enel distribuzione – la società del gruppo Enel che gestisce la rete elettrica di media e bassa tensione – proprio nell’area di Sasso Pisano, dove i lavori inizieranno lunedì 13 marzo. I tempi e le modalità dell’intervento sono stati condivisi con l’Amministrazione comunale, e comprendono sia il completo rinnovo di 4 cabine secondarie in un’ottica di digitalizzazione (per il telecontrollo e l’automatizzazione delle porzioni di reta elettrica sottese alle cabine stesse), sia la sostituzione di 5 km di conduttori con nuovo cavo elicord. Le operazioni dovranno essere effettuate in orario giornaliero per ragioni di sicurezza e, a partire dalla prossima settimana, richiederanno alcune interruzioni temporanee del servizio elettrico; gli utenti verranno informati anche attraverso affissioni, con il dettaglio dei numeri civici coinvolti, nelle zone interessate. Tali interventi si inseriscono in un più ampio progetto che prevede in totale investimenti da 700mila euro, per il potenziamento e la resilienza delle reti: con queste risorse E-Distribuzione realizzerà nell’abitato di Sasso una richiusura in anello, ovvero un sistema che collega trasversalmente più linee e che, in caso di disservizio a una di esse, isola automaticamente il tratto di rete danneggiato per erogare immediatamente elettricità dalle linee elettriche di riserva, cosiddette controalimentanti. «Esprimo soddisfazione per questo importante intervento di E-Distribuzione – commenta il sindaco di Castelnuovo, Alberto Ferrini – perché in tal modo si renderà più efficiente il sistema di distribuzione elettrica nella frazione di Sasso Pisano. Il cospicuo investimento dell’azienda elettrica, che avviene a seguito di un operazione analoga già realizzata a Castelnuovo alcuni anni orsono, consentirà di ridurre sensibilmente disservizi ed eventuali problematiche e rappresenta  pertanto un risultato importantissimo per tutta i cittadini». L'articolo Sasso Pisano, da Enel 700mila euro per rendere più resiliente e digitale la rete elettrica sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Liberiamoci dal fossile. Legambiente a Piombino per partecipare alla manifestazione nazionale

Hub del gas
«No all’Italia come hub del gas, sì a quello delle rinnovabili. Per accelerare la transizione energetica in Italia, non servono nuove infrastrutture a gas, ma occorre investire su più rinnovabili, efficienza, reti elettriche e accumuli, autoproduzione, impianti da fonti pulite necessari per traguardare l’orizzonte della decarbonizzazione al 2035. Ce lo impone da un lato la crisi climatica che sta accelerando il passo con impatti sempre più negativi sul Pianeta, ce lo chiede dall’altro lato l’Europa con il RePowerEu».   E’ il messaggio che Legambiente rilancia oggi al Governo Meloni alla vigilia della manifestazione nazionale in programma domani a Piombino, dove l’associazione sarà presente, indicando all’Esecutivo «La vera strategia energetica che serve al Paese e quattro azioni da mettere in campo per accelerare lo sviluppo delle fonti pulite, oggi ostacolate da burocrazia e da blocchi di amministrazioni locali e regionali, Sovrintendenze e comitati Nimby dei cittadini e Nimto degli eletti». In particolare, per l’associazione ambientalista «Occorre potenziare gli uffici delle Regioni che rilasciano le autorizzazioni affinché gestiscano meglio i progetti che si stanno accumulando, che vengano aggiornate le linee guide sull’installazione delle rinnovabili rimaste ferme al DM del 2010 (allora non esisteva la tecnologia per l’eolico offshore e nemmeno l’agrivoltaico) pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione al 2035 sia al modo migliore di integrarle nei territori; ma anche aggiornando e approvando il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima e quello di adattamento ai cambiamenti climatici, quest’ultimo in fase di consultazione pubblica». Il Cigno Verde ricorda che «L’Italia è in forte ritardo nella diffusione delle rinnovabili, preferendo di gran lunga le fonti fossili come dimostrano i 41,8 miliardi di euro stanziati nel 2021 per questo settore. Ben 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente». Per questo Legambiente, insieme al suo coordinamento nazionale giovani, sarà domani a Piombino per far sentire la sua voce. Gli ambientalisti sottolineano che «A differenza del gas e delle altre fonti fossili, le energie rinnovabili, sole e vento, sono gratis. Per questo non sono più ammessi ritardi. Se in questi anni lo sviluppo delle FER (solare + eolico) fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010‐2013 (pari a 5.900 MW l’anno), oggi l’Italia avrebbe potuto ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, riducendo le importazioni di gas dalla Russia del 70%». Il Presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, denuncia che «Il paradosso dell’Italia è che continua a lavorare ed investire sulle fonti fossili molto più di quanto faccia sulle rinnovabili. L’Esecutivo Meloni, sulla scia dell’ex governo Draghi, con le politiche di diversificazione degli approvvigionamenti di gas fossile e il conseguente sviluppo di nuove infrastrutture nel Paese rischia di peggiorare la situazione. Per questo domani saremo in piazza a Piombino alla manifestazione di “Liberiamoci dal Fossile”. Il Governo Meloni abbia il coraggio di invertire la rotta: è urgente snellire e semplificare gli iter autorizzativi, a partire, dai nuovi progetti di eolico a terra e a mare, accelerare sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sull’agrivoltaico che produce elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile; senza dimenticare una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio capace di rispondere con i fatti alle nuove Direttive europee. Questa è la rotta giusta per accelerare la transizione energetica ed ecologica del Paese». Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, aggiunge: «Le nostre vertenze si nutrono sempre di una visione alternativa, di proposte concrete e praticabili. Aderire alla manifestazione nazionale liberiamoci dal fossile significa per noi confermare l'opzione verso un modello energetico decentrato, partecipato, pulito, basato sulle fonti rinnovabili e sul risparmio, da tutti i punti di vista. Circoli, attivisti e simpatizzanti di Legambiente Toscana sabato 11 marzo saranno tutti a Piombino!» Per Legambiente il Paese sta andando a due velocità: «Da una parte c’è la corsa nella direzione sbagliata, verso le fonti fossili e in particolare verso nuovi rigassificatori, dall’altra quella a rilento delle rinnovabili e degli impianti da fonti pulite. Ad esempio, nel caso di Ravenna si stima la messa in funzione del nuovo rigassificatore nel 2024, basteranno dunque quattro mesi per autorizzare il rigassificatore che dovrebbe funzionare per ben 25 anni, tempistiche che non sono minimamente giustificabili attraverso il pretesto dell’emergenza. Dall’altra parte sono 4 anni che l’impianto eolico davanti alla costa romagnola è in attesa dell’autorizzazione. Un intervento su cui anche la Regione Emilia-Romagna s’era scatenata contro, prima che l’azienda rimodulasse il layout dell’impianto». L'articolo Liberiamoci dal fossile. Legambiente a Piombino per partecipare alla manifestazione nazionale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

L’Unione europea finanzia Life Climax Po per l’adattamento climatico del Po

adattamento climatico del Po
La Commissione europea ha annunciato un investimento di oltre 116 milioni di euro nei nuovi progetti strategici del programma LIFE. Il finanziamento sosterrà otto grandi progetti in Italia, Belgio, Estonia, Spagna, Polonia, Slovacchia e Finlandia che, secondo le previsioni, «Mobiliteranno un ingente supplemento di finanziamenti attinti a altre fonti dell'Ue, fra cui i fondi agricoli, strutturali, regionali e per la ricerca, cui si aggiungeranno fondi nazionali ed investimenti del settore privato. I progetti aiuteranno l'Europa a diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 e ad attuare efficacemente l’European Green Deal. Sostengono inoltre la strategia dell'Ue sulla biodiversità per il 2030, il piano d'azione per l'economia circolare, il piano d'azione per l'inquinamento zero e la normativa sul ripristino della natura, oltre a contribuire alla transizione verso l'energia pulita». Il progetto italiano  LIFE Climax Po (CLIMate Adaptation for the PO river basin district), coordinato dall’Autorità distrettuale di bacino del fiume Po, riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici e i partecipanti «Sperimenteranno nel bacino del Po una gestione delle risorse idriche intelligente sotto il profilo climatico migliorando nel contempo la governance della gestione delle risorse idriche. Questi tre progetti sostengono l'attuazione della strategia di adattamento dell'Ue». Lo staff del LIFE Climax Po ricorda che «Il cambiamento climatico sta causando grandi sfide ambientali, che richiedono azioni convincenti e urgenti. L'Europa meridionale e il Mediterraneo sono riconosciuti come particolarmente vulnerabili al riscaldamento globale, con diversi settori interconnessi minacciati. Per la sua conformazione peninsulare e la sua complessa orografia, legata a uno sviluppo economico ricco ma diseguale e a un'urbanizzazione incontrollata, l'Italia è uno dei Paesi più vulnerabili d'Europa. L'adattamento ai cambiamenti climatici e la costruzione della resilienza dello Stato e della società alla variabilità climatica è una preoccupazione condivisa, progressivamente sempre più coordinata e orientata agli obiettivi delle politiche europee e nazionali». La strategia dell'UE sull'adattamento ai cambiamenti climatici ha promosso lo sviluppo di National Adaptation Strategies (NAS) and National Adaptation Plans (NAP)  e ha promosso la condivisione delle conoscenze e l'integrazione dell'adattamento climatico in altre aree  politiche. Il NAS italiano, adottato nel 2014, ha analizzato gli impatti dei cambiamenti climatici più rilevanti su 12 settori socio-economici e naturali e ha suggerito una serie di misure di adattamento per far fronte a questi impatti. il PNA italiano Il PNA Italiano è stato elaborato durante il 2016 e il 2017, con ultima versione datata giugno 2018, ma non è stato ancora formalmente adottato dal Governo, quindi, l'unico documento nazionale è il NAS, che fornisce solo ampie proposte di aree di intervento, senza azioni, indicatori e ruoli specifici per attuarlo. LIFE CLIMAX PO cerca proprio di «Favorire l'implementazione del NAS italiano nel Distretto del Bacino del Fiume Po, promuovendo l'adattamento ai cambiamenti climatici attraverso una gestione intelligente delle risorse idriche dal punto di vista climatico e implementando misure adattate alle caratteristiche locali e alle peculiarità climatiche a scala distrettuale». Gli obiettivi specifici del progetto sono: Governance dell'adattamento climatico a livello distrettuale del bacino del fiume Po: migliorare il rischio climatico e la governance dell'adattamento nella gestione delle risorse idriche e garantire finanziamenti pubblici, coordinamento tecnico e coerenza. Conoscenza climatica condivisa: migliorare la comprensione dei rischi climatici e creare una piattaforma per conoscenze e servizi climatici armonizzati. Sviluppo di capacità e consapevolezza: accelerare l'adattamento ai cambiamenti climatici attraverso l'istruzione, la formazione e la sensibilizzazione di responsabili politici, esperti tecnici, pubbliche amministrazioni e organizzazioni della società civile. Miglioramento della sicurezza idrica e della resilienza climatica: miglioramento della ritenzione idrica e della gestione della capacità di stoccaggio, promozione di soluzioni basate sulla natura e connettività di infrastrutture verdi e blu, promozione del risparmio idrico e della conservazione del suolo nelle pratiche agricole. Istituzionalizzazione dell'adattamento climatico a livello di Distretto idrografico: rendere l'adattamento climatico una parte permanente del modello di governance del Distretto idrografico, sviluppando linee guida, strumenti comuni e metodologie per la conoscenza condivisa. Il progetto faciliterà anche l’utilizzo  coordinato di 447.876.192 euro di finanziamenti complementari provenienti da FEASR, FESR, INTERREG, CEF, NRRP e altri fondi nazionali e regionali. I risultati attesi sono: Mappatura e revisione degli strumenti urbanistici e legislativi coerenti con i NAS. Stakeholder Board regionali e distrettuali che coinvolgono enti locali, tecnici, associazioni ambientaliste e socio-economiche. Multilevel Governance Deal che riunisce tutti i decisori nazionali, regionali e locali. Osservatorio dedicato all'adattamento che contribuisce al monitoraggio e alla valutazione dell'attuazione dell'adattamento nel bacino idrografico. Piattaforma di informazioni e conoscenze sul clima che promuove l'adattamento in tutti i settori ad alta intensità idrica. Un indice di rischio climatico a livello di sottobacino. Programma di rafforzamento delle capacità sugli aspetti tecnici e finanziari relativi all'adattamento. Progetti  dimostrativi di adattamento, progettati per affrontare i rischi e gli impatti climatici significativi e urgenti previsti dal NAS, tra cui una migliore gestione integrata delle acque, miglioramento della qualità dell'acqua, migliore ritenzione idrica e piani di gestione dei sedimenti, migliore gestione della vegetazione ripariale attraverso soluzioni basate sulla natura e conservazione della biodiversità, riduzione dei rischi idraulici e della vulnerabilità idrogeologica, miglioramento del sistema di monitoraggio e allerta per gli eventi idrici estremi costieri, miglioramento delle competenze degli agricoltori e migliore utilizzo dell'acqua in agricoltura. Una task force specializzata dedicata al coordinamento dei finanziamenti complementari e alla mobilitazione di finanziamenti aggiuntivi, creando un flusso coerente di risorse per attuare misure di adattamento. Raccomandazioni politiche a livello Ue, nazionale e regionale.   L'articolo L’Unione europea finanzia Life Climax Po per l’adattamento climatico del Po sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Birol (Iea): l’Unione europea si prepari a un nuovo aumento dei prezzi del gas

lUnione europea si prepari a un nuovo aumento dei prezzi del gas
Durante una serie di incontri ad alto livello a Bruxelles, il direttore esecutivo dell'International energy agency (Iea), Fatih Birol ha incontrato i leader delle principali istituzioni dell'Unione europea per discutere della crisi energetica globale e delle opportunità e sfide che l'Europa deve affrontare mentre cerca di rafforzare la sua sicurezza energetica e di far progredire la sua transizione energetica green. In un incontro con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, Birol ha delineato le misure per preparare l'Europa al prossimo inverno e mitigare i rischi di un'eventuale recrudescenza della crisi energetica entro la fine dell'anno. Dopo aver evidenziato «I progressi compiuti dall'Ue nel ridurre la sua dipendenza dal gas naturale russo negli ultimi 12 mesi, dimostrando quanto siano essenziali risposte politiche efficaci e tempestive nei momenti di crisi», il capo dell’Iea ha avvertito che «In futuro, i prezzi di energia dell'Ue avranno un notevole innalzamento e non sarà più disponibile gas naturale a basso costo. I prezzi di gas naturale non saranno più gli stessi di prima delle sanzioni occidentali contro la Russia. E i consumatori dovrebbero essere preparati a questo». Michel e Birol hanno poi avuto un’ampia discussione sul rafforzamento della competitività industriale dell'Europa mentre altri paesi e regioni stanno intensificando gli sforzi per attrarre maggiori investimenti nella produzione di tecnologie per l'energia pulita». Birol ha anche incontrato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans e i due hanno discussi

Il miglioramento ecologico degli ecosistemi di acqua dolce avvantaggia i pesci e pescatori

miglioramento ecologico degli ecosistemi di acqua dolce
La biodiversità delle acque dolci sta diminuendo a ritmi allarmanti, molte azioni di conservazione si concentrano su singole specie. Un approccio alternativo consiste nel migliorare in modo completo i processi e gli habitat ecologici, sostenendo così intere comunità di specie. Questa gestione basata sugli ecosistemi è tuttavia attuata raramente perché è costosa e, inoltre, mancano prove del fatto che sia più efficace di alternative usuali, come il rilascio di pesci per migliorare gli stock. Ma, mentre in Italia si sta andando addirittura verso il rilascio di specie alloctone nei corsi d’acqua –già impoveriti di specie autoctone - per soddisfare le richieste dei pescatori sportivi, in Germania si va in tutt’altra direzione grazie a un lavoro di ampio respiro che coinvolge scienziati e pescatori. Infatti, Lo studio “Ecosystem-based management outperforms species-focused stocking for enhancing fish populations”, pubblicato su Science e realizzato per 6 anni da un team di ricercatori del Leibniz-Institut für Gewässerökologie und Binnenfischerei (IGB), Hochschule Bremen e dell’Humboldt Universität zu Berlin (HU) in stretta collaborazione con numerosi club di pesca sportiva  organizzati nell Anglerverband Niedersachsen (Associazione dei pescatori della Bassa Sassonia), è il frutto di una serie di esperimenti realizzati su laghi e della valutazione dei risultati del miglioramento dell'habitat basato sull'ecosistema.  rispetto allo stoccaggio dei pesci in 20 laghi di ex cave di ghiaia per un periodo di 6 anni. In alcuni laghi sono state create ulteriori zone di acque poco profonde. In altri laghi sono stati aggiunti fascine di legno grossolano per migliorare la diversità strutturale. In alcuni laghi dello studio sono stati immessi 150.000 pesci di 5 specie di interesse per la pesca, i laghi non manipolati sono serviti da controllo. Il principale risultato può sembrare controintuitivo: «La creazione di zone di acque poco profonde è stato il metodo più efficace per migliorare le popolazioni ittiche. Queste zone sono ecologicamente importanti per molte specie ittiche, in particolare come zone di riproduzione e aree di nursery per gli avannotti. L'introduzione del legno grezzo ha avuto solo effetti positivi nei ​​laghi selezionati; l'allevamento di pesce è completamente fallito». Il principale autore dello studio, Johannes Radinger dell'IGB, sottolinea che «Il ripristino dei processi e degli habitat ecologici centrali - la gestione basata sugli ecosistemi - potrebbe avere effetti a lungo termine più forti per la ricostruzione delle specie e delle popolazioni ittiche rispetto ad azioni di conservazione ristrette e incentrate sulle specie». Mai prima d'ora le comunità ittiche erano state studiate su una serie così ampia di esperimenti su interi sistemi lacustri e coinvolgendo numerosi club di pescatori sportivi e professionistii. Thomas Klefoth, professore alla Hochschule Bremen e co-iniziatore del  progetto evidenzia che «In contrasto con gli studi in laboratorio, gli esperimenti sul campo, che considerano la variazione dell'ecosistema naturale e le interazioni ecologiche e sociali, consentono di ottenere solide prove sull'efficacia delle misure di gestione». L’autore senior dello studio, Robert Arlinghaus dell?IGB e dellHU, aggiunge che «Includere più laghi delle cave di ghiaia negli esperimenti è stato possibile solo attraverso una stretta collaborazione tra ricerca e pratica. L'approccio transdisciplinare ha contribuito a un ripensamento dell'allevamento ittico e ha favorito l'accettazione di alternative di gestione più sostenibili e basate sull'ecosistema» Lo studio evidenzia due messaggi centrali che sono rilevanti anche per altri ecosistemi acquatici: «Il ripristino dei processi ecologici ha un impatto più sostenibile sulle comunità e sulle specie rispetto ad azioni di conservazione ristrette e incentrate sulle specie. Inoltre, la conservazione della biodiversità dell'acqua dolce è più efficace quando i gruppi di utenti, come i club di pescatori, si assumono la responsabilità e sono supportati nei loro sforzi da autorità, associazioni e scienza. Questo approccio consente di conciliare conservazione e utilizzo, poiché sia ​​le specie che le attività di pesca traggono vantaggio dalla gestione basata sugli ecosistemi». L'articolo Il miglioramento ecologico degli ecosistemi di acqua dolce avvantaggia i pesci e pescatori sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Servizi pubblici, dalle top utility investimenti in crescita del 50%

althesys top utility
Dopo lo shock subito con l’arrivo della pandemia, il mondo dei servizi pubblici ha reagito accelerando sul fronte degli investimenti: nel 2021 le 100 maggiori utility italiane sono arrivate a valere 152 mld di euro (l’8,5% del Pil, +18,6% rispetto ai livelli pre-covid), con investimenti in crescita del 50% a 11 mld di euro. Sono questi i principali dati presentati oggi a Milano all’interno dello studio Le performance delle utility italiane, nel corso del Top Utility, l’evento annuale organizzato da Althesys in collaborazione con Utilitalia che, come ogni anno, mostra lo stato dell’arte nei settori acqua, energia e rifiuti. «Questi macro-trend – spiega l’economista Alessandro Marangoni, ad di Althesys – impattano su un tessuto industriale piuttosto diversificato nel quale coesistono grandi gruppi energetici, multiutility e piccole e medie realtà locali concentrate su pochi settori. Uno sguardo d’insieme alle performance dei servizi delle Top100 conferma la tendenza di fondo di miglioramento, già emersa nelle precedenti edizioni, nei settori ambientali (acqua e rifiuti) e la sostanziale stabilità di quelli energetici. Nonostante la grande resilienza e capacità di adattamento mostrati, tuttavia, il quadro rimane incerto e i rischi geopolitici sui business ancora elevati». Le maggiori 100 sono soprattutto monoutility idriche (35%), multiutility (26%) ed aziende di servizi ambientali (23%), con una minoranza attive solo nella distribuzione/vendita di gas (7%) e pochi grandi player energetici nazionali e internazionali. Solo 15 imprese superano il miliardo di euro di ricavi, mentre 56 sono sotto i 100 milioni e una spiccata vocazione territoriale. «Tra pandemia, crisi energetica e siccità – aggiunge il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – negli ultimi tre anni le utility si sono trovate ad affrontare una serie di situazioni emergenziali che hanno rappresentato sfide enormi per il comparto. Ciò nonostante, le imprese non si sono limitate a garantire la continuità dei servizi e ad attivare tutte le azioni volte a minimizzare i disagi e la minore esposizione possibile a carico dei cittadini, ma hanno continuato a sviluppare progetti fondamentali per supportare la transizione ecologica del Paese». Un contesto passato in rassegna dal team di ricerca Top Utility usando molteplici parametri (economico-finanziari, ambientali, comunicazione, customer care, formazione e ricerca&sviluppo), fino ad individuare la migliore utility italiana: un riconoscimento quest’anno va a Brianzacque, che si aggiudica il premio Top Utility Assoluto, mentre della cinquina finale facevano parte anche Cidiu, Contarina, Estra e Hera. Più in generale, la transizione ecologica e la sensibilità verso i temi sociali sono da tempo al centro delle strategie delle migliori utility. Quasi tutte adottano certificazioni ISO 9001 e 14001 e crescono le Top100 che redigono il rapporto di sostenibilità (74% nel 2021). Guadagnano poi terreno le politiche per la diversità e l’inclusione ma un ulteriore sforzo è  necessario. L’attenzione alle risorse umane, che è sempre stata un fattore chiave nelle utility, diventa ancora più rilevante nelle fasi di trasformazione che stiamo affrontando. I dati mostrano come le aziende offrano formazione alla quasi totalità dei dipendenti (93%). Le ore previste però variano molto, con casi virtuosi di oltre 40 ore annuali per dipendente contro un dato medio intorno alle 17 ore. In conclusione, il settore dei servizi pubblici mostra un miglioramento del quadro complessivo evidenziato dal forte aumento degli investimenti concentrati prevalentemente sui profili tecnologici: è significativo, ad esempio, che la quasi totalità delle utility abbia avviato progetti per digitalizzazione e innovazione, tra sensoristica e intelligenza artificiale e che siano aumentati i brevetti ottenuti. L'articolo Servizi pubblici, dalle top utility investimenti in crescita del 50% sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.