Tag Economia ecologica

Un senso nel disordine. Praticare la complessità all’università di Pisa

Un senso nel disordine
Doppio appuntamento con l’eccellenza per il Dipartimento di civiltà e forme del sapere dell’università di Pisa che  ha presentato il bilancio del progetto di eccellenza 2018-2022, finanziato complessivamente con circa 8 milioni di euro, e illustrato il progetto di eccellenza per il quinquennio 2023-2027, finanziato dal MUR con una cifra che potrà variare da circa 5 a 8 milioni di euro. Il progetto scientifico del quinquennio 2018-2022, “I tempi delle strutture. Resilienze, accelerazioni e percezioni del cambiamento” (nello spazio euro-mediterraneo), era articolato in 4 linee di ricerca che andavano dall'antichità al mondo contemporaneo. Oltre a essere stato sviluppato attraverso l’organizzazione di convegni, iniziative scientifiche e culturali e la pubblicazione di oltre 20 volumi nella specifica collana inaugurata da Carocci, il progetto di eccellenza ha permesso al Dipartimento di assumere personale, professori associati e ricercatori, e di offrire nuove opportunità ai giovani ricercatori, per esempio attraverso il conferimento di 32 assegni di ricerca. Il direttore Simone Maria Collavini ha sottolineato che «Per la seconda volta su due, il nostro Dipartimento è stato riconosciuto fra i 180 di eccellenza in Italia, a testimonianza della qualità della ricerca umanistica che si svolge a Pisa, in particolare nelle discipline storiche e filosofiche. Il merito è di tutta la nostra comunità e di quanti, in particolare alcuni giovani ricercatori, hanno contribuito a fare squadra e a elaborare il progetto». Il tema di ricerca del progetto di eccellenza per il quinquennio 2023-2027  “Un senso nel disordine. Praticare la complessità”, punta a «Evidenziare l’articolazione del problema al fine di osservare e comprendere l’intima natura del disordine e gestirlo attraverso un’educazione alla complessità del reale». Il progetto è suddiviso in 4 filoni di ricerca e prevede un percorso di condivisione con altri ricercatori e soprattutto il coinvolgimento della società civile, dedicandosi a sviluppare programmi di educazione e diffusione culturale, oltre a essere in linea con diverse delle mission del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e degli Obiettivi d sviluppo sostenibile dell’Onu.  All’ateneo pisano sono convinti che «La collaborazione fra discipline diverse e il coinvolgimento di partner nazionali e internazionali permetterà di rafforzare il ruolo del Dipartimento all’interno di una partnership globale per lo sviluppo sostenibile che porti in particolare allo sviluppo di una visione culturale globale e dia un contributo concreto alle trasformazioni che la società sta vivendo». L'articolo Un senso nel disordine. Praticare la complessità all’università di Pisa sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

L’acqua in Italia al tempo del cambiamento climatico: gli investimenti salgono a 56 euro annui per abitante

Lacqua in Italia al tempo del cambiamento climatico
Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, Utilitalia ha anticipato i dati del suo Blue Book 2023  – la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato –  realizzato dalla Fondazione Utilitatis con la partnership di The European House – Ambrosetti e in collaborazione con Istat, Ispra, Cassa Depositi e Prestiti, il Dipartimento della Protezione Civile e le Autorità di Bacino, Ne emerge che «Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico raggiungono i 56 euro annui per abitante, in crescita del 17% dal 2019 e del 70% dal 2012, un trend che si riflette sul miglioramento della qualità del servizio seppur con marcate differenze tra Nord e Sud. Tra queste, permane un profondo divario in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”, diffuse soprattutto al Meridione. Un gap che va necessariamente colmato anche alla luce delle recenti fasi siccitose, fenomeno che potrebbe essere più frequente in un futuro dominato dagli effetti climatici del riscaldamento globale». Uitilitalia evidenzia che «Con l’avvio della regolazione ARERA nel 2012, dopo anni di instabilità gli investimenti realizzati hanno registrato un incremento costante: per il 2021 si stima un valore pro capite di 56 euro, un dato in aumento del 17% rispetto al 2019 (49 euro per abitante) e di circa il 70% rispetto al 2012 (33 euro per abitante)». Numeri in crescita ma ancora lontani dalla media europea relativa ai dati degli ultimi cinque anni disponibili, che è pari a 82 euro per abitante. Dall’analisi della destinazione degli investimenti realizzati dai gestori viene fuori come obiettivo prioritario il contenimento dei livelli di perdite idriche (22%); seguonoil miglioramento della qualità dell’acqua depurata (18% del totale) e gli investimenti nelle condotte fognarie (14%). Il rapporto sottolinea che «Restano comunque ancora grandi differenze tra le diverse aree del Paese. La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel 2021 per il Centro Italia è pari a 75 euro l’anno per abitante, seguito dal Nord-Est (56 euro) e dal Nord-Ovest (53 euro). Decisamente più bassa la stima per il Sud, pari a 32 euro l’anno per abitante. Ancora bassissimi i dati relativi alle gestioni “in economia”, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti medi annui si attestano a 8 euro. Dei 1.519 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è “in economia”, il 79% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,7 milioni di persone». Secondo il Blue Book 2023, «L’efficacia del generale incremento degli investimenti osservato negli ultimi anni sembra essere confermata dagli indicatori della qualità del servizio idrico, come dimostrano i dati sulle perdite di rete (da circa il 44% del 2016 al 41% del 2021) o sulla frequenza degli sversamenti/allagamenti in fognatura (dai 12 eventi l’anno ogni 100 km di rete del 2016 ai 5 del 2021). Tuttavia, si osservano differenti performance tra Nord e Sud, a riprova del divario territoriale: un esempio è il numero di interruzioni del servizio, che nel Meridione è di due ordini di grandezza superiore rispetto al Settentrione, o le perdite di rete, che nelle regioni del Sud si attestano a circa 47% contro il 31% del Nord-Ovest». Per  Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis, «Risolvere le problematiche che affliggono il servizio idrico in diverse aree del Sud è una questione non più procrastinabile. Bisogna lavorare per elevare il livello degli investimenti e per ridurre il gap infrastrutturale, agendo rapidamente sulla governance favorendo la partecipazione di operatori industriali. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, e in alcuni casi anche del Meridione, solo in questo modo è possibile ottenere un incremento degli investimenti e della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Laddove la gestione è ancora affidata direttamente ai comuni, si registra infatti un livello di investimenti talmente basso da non consentire programmi di sviluppo delle reti, né un’adeguata manutenzione». Con gli impatti dei cambiamenti climatici, per superare il gap territoriale e migliorare il grado di resilienza delle infrastrutture sono necessari ulteriori investimenti. Il rapporto ricorda che «Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso della storia italiana, con temperature che hanno raggiunto i +2,7° C rispetto alla media 1981-2010 e anomalie pluviometriche significative soprattutto nelle regioni centro-settentrionali. Queste variazioni si inseriscono nel contesto degli effetti dei cambiamenti climatici in corso: negli ultimi 70 anni, in Italia, si è osservato un aumento statisticamente significativo delle zone colpite da siccità estrema e, negli ultimi 9 anni, la temperatura nelle principali città italiane è aumentata di 1,3° C. Variazioni meteo-climatiche che hanno un’influenza significativa sul ciclo idrologico: la stima di disponibilità idrica media per l’ultimo trentennio mostra una riduzione del 20% rispetto al periodo 1921-1950». Ma Utilitalia fa presente che le cause delle crisi idriche non sono legate esclusivamente al clima che cambia: «Sono da addurre anche a fattori di vulnerabilità che connotano il settore idrico italiano. Durante la crisi 2022-2023, le azioni messe in campo dalla Protezione Civile, dalle Autorità di Bacino, dai loro Osservatori, dai gestori del servizio e dagli altri attori interessati hanno permesso di limitare i disagi per la popolazione. Per il futuro, al fine di fronteggiare al meglio eventi simili, occorre adottare una strategia operativa che combini misure di breve termine (es. utilizzo autobotti, serbatoi e nuove fonti di approvvigionamento) orientate prevalentemente alla minimizzazione degli impatti, con interventi di medio-lungo termine (es. interventi infrastrutturali), finalizzati a migliorare la resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico». E Utilitalia ha stimato che «Per fronteggiare gli effetti della crisi climatica, i gestori nei prossimi anni investiranno almeno 10 miliardi di euro aggiuntivi rispetto agli interventi finanziati dal PNRR - la metà dei quali entro il 2024 - per un volume complessivo di acqua recuperata stimato in circa 620 milioni di metri cubi». Il Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l'Italia”, contenuto in parte nel Blue Book 2023,  sottolinea che «Per mitigare i problemi di sicurezza dell’approvvigionamento, l’esperienza della crisi idrica ha ribadito la necessità di adottare un approccio preventivo nella gestione dell’acqua, dove le cosiddette “5 R” - Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione - costituiscono le azioni necessarie per garantire la circolarità della risorsa e la sicurezza dell’approvvigionamento. Inoltre le azioni da mettere in campo per fronteggiare questi episodi devono prevedere necessariamente una combinazione di fattori che riguardano non solo un utilizzo efficiente, ma anche la realizzazione di infrastrutture moderne che consentano la diversificazione della strategia di approvvigionamento e, non ultimo, il superamento delle criticità gestionali e di governance che oggi frenano lo sviluppo del settore e riducono la qualità del servizio in alcune zone del Paese. Da questo punto di vista è importante promuovere interventi in innovazione e digitalizzazione anche facendo ricorso a strumenti di veloce sviluppo come il venture capital». Utilitalia ha presentato  8 proposte per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento climatico: «Tra quelle di breve periodo (entro 3 mesi) figurano: favorire il riuso efficiente, contrastare il cuneo salino, diversificare la strategia di approvvigionamento e sostenere la presenza di gestioni industriali; tra quelle di medio periodo (entro 6 mesi) il rafforzamento della governance dei distretti idrografici e la semplificazione per la realizzazione degli investimenti, mentre tra quelle di lungo periodo (oltre 6 mesi) la promozione dell’uso efficiente dell’acqua e la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche. Il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, conclude: «Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità della risorsa idrica sono sempre più evidenti e danno luogo ad eventi che non si possono più considerare eccezionali. Bisogna affrontarli con interventi che favoriscano la resilienza delle reti e dei sistemi acquedottistici all’interno di un approccio globale che consideri tutti i diversi utilizzi dell’acqua nel nostro Paese, garantendo la priorità all’uso civile. Al contempo, dai dati del Blue Book emerge chiaramente la necessità di interventi urgenti sul fronte della governance, in mancanza dei quali sarà impossibile portare il livello degli investimenti vicino alla media europea e colmare il water service divide tra le diverse aree italiane».   L'articolo L’acqua in Italia al tempo del cambiamento climatico: gli investimenti salgono a 56 euro annui per abitante sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Un piano Marshall per l’acqua? Cirf: sì ma per recuperare gli ecosistemi (VIDEO)

Un piano Marshall per lacqua
Il tema del World water day quest’anno è “accelerare il cambiamento” per risolvere la crisi idrica e il Centro italiano per la riqualificazione fluviale (Cirf) ricorda che «Il cambiamento prevede un nuovo approccio che metta al centro la natura, non la riproposizione di soluzioni fallimentari quali gli ennesimi commissariamenti, deroghe dalle norme di tutela ambientale e una nuova ondata di infrastrutture e cemento sul territorio. Una natura in grave difficoltà che deve essere ripristinata e non ulteriormente sfruttata, non solo per la tutela di habitat e specie, ma per garantire il nostro benessere. Questo ribaltamento degli obiettivi è già stato applicato in alcuni paesi europei come la Spagna, dove sempre più spesso nei sistemi fluviali vengono eliminati gli ostacoli che creano più danni che benefici e con i fondi Next Generation EU si stanno realizzando progetti di ripristino delle aree umide». Al Cirf indicano una direzione opposta a quella che sembra aver intrapreso il govermno Meloni con il siostegno delle grandi associazioni imprenditoriali: «Per mitigare siccità e alluvioni, due problemi in apparenza opposti ma in realtà strettamente connessi, bisogna ripristinare gli ecosistemi degradati, in particolare quelli acquatici, restituire spazio ai corsi d’acqua, ripristinare i naturali processi di ricarica delle falde, tutelare la salute dei suoli». Ma non è qualcosa di strano o avulso dalla politica idrica, infatti il Cirf ricorda che si tratta di «Tutte azioni oggetto della Nature Restoration Law». Una proposta di regolamento europeo che il 22 marzo verrà discussa nel convegno “Free-flowing rivers” e nuovo Regolamento europeo sulla rinaturazione: ripristinare connettività e biodiversità per adattarsi al cambiamento climatico” che si terrà in Senato, organizzato dal Cirf in collaborazione con l’intergruppo parlamentare sulle politiche di contrasto e mitigazione dei cambiamenti climatici. Il direttore del Cirf Andrea Goltara rivolge un appello al Governo: «Il Decreto Siccità non può limitarsi ad accelerare la costruzione di nuovi invasi, o non risolveremo nulla: dobbiamo sostenere il mondo agricolo nel percorso di riduzione della domanda irrigua, e soprattutto mettere in campo una strategia di adattamento che sia davvero fondata su un piano esteso di riqualificazione e recupero della biodiversità, come giustamente suggerito dalle recenti strategie e proposte normative europee. Al ministro dell’ambiente e al governo chiediamo di promuovere con urgenza un programma nazionale di ripristino degli ecosistemi acquatici. Questo è il Piano Marshall per l’acqua che serve all’Italia». Il Cirf  si dice «Fortemente critico nei confronti dell’approccio basato solo sulla realizzazione di nuovi invasi promosso da molte associazioni di categoria. La soluzione a un problema complesso non può essere una sola e valida ovunque. Gli invasi lungo i corsi d’acqua, in particolare, hanno molti aspetti negativi: rilevanti perdite di acqua per evaporazione, rischio di peggioramento della qualità dell’acqua, interruzione del naturale corso dei fiumi e del trasporto dei sedimenti verso valle, con una conseguente progressiva incisione degli alvei, abbassamento della falda, aumento della risalita del cuneo salino, del rischio di alluvioni a valle e dell’erosione costiera. In una situazione come quella attuale, poi, con la maggior parte dei laghi e degli invasi esistenti semivuoti che non si riescono a riempire per la scarsità di precipitazioni, pensare che l’idea migliore sia concentrare le risorse nel costruirne di nuovi sembra molto velleitario». E per far capire quali sia il tema del confronto il Cirf ricorda che «Il nuovo Regolamento europeo, una volta entrato in vigore, porrà obiettivi giuridicamente vincolanti e riguarderà non solo le aree protette, ma tutti gli ecosistemi, comprese le aree urbane e i terreni agricoli. Gli Stati membri dovranno garantire entro il 2030 che non vi sia perdita netta di spazio verde urbano e se ne dovrà incrementare progressivamente la superficie totale nazionale; invertire il calo delle popolazioni di impollinatori, aumentare complessivamente la biodiversità e ripristinare la connettività in almeno 25,000 km di fiumi europei. Fiumi connessi possono scorrere liberamente da monte a valle, assicurando il passaggio di fauna e sedimenti, muoversi e inondare almeno in parte le pianure alluvionali, infiltrare acqua nelle falde acquifere. Questo obiettivo prevede di rimuovere sbarramenti e altre opere dannose, non di costruirne di nuove». Secondo gli studi a supporto della proposta normativa, «Ogni euro speso in rinaturazione genera da 8 a 38 euro di valore economico grazie ai servizi ecosistemici ripristinati, che sostengono la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici e obiettivi cruciali come la sicurezza alimentare e la protezione dai disastri naturali». L'articolo Un piano Marshall per l’acqua? Cirf: sì ma per recuperare gli ecosistemi (VIDEO) sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Nell’Ue aumentano l’esportazione di rifiuti pericolosi e i rilevamenti di spedizioni illegali

esportazione di rifiuti pericolosi
Nell’Unione europea i rifiuti “notificati” sono rifiuti soggetti a una procedura specifica per l'importazione e l'esportazione, sia per le spedizioni tra Stati membri dell'Ue che per le spedizioni tra un Paese Ue e un paese terzo. La definizione copre tipi specifici di rifiuti che richiedono un esame particolare (come i rifiuti pericolosi o i rifiuti urbani misti) e che possono essere spediti solo se entrambi i Paesi acconsentono, sulla base delle informazioni che i traders devono "comunicare" a entrambi. L'Unione europea e tutti i suoi Stati membri sfanno parte della Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e del loro smaltimento e che erve a proteggere la salute umana e l'ambiente dagli effetti negativi dei rifiuti pericolosi. Ogni anno, ogni Stato membro dell’Ue presenta al Segretariato della Convenzione una relazione sull'attuazione della Convenzione di Basilea nell'anno precedente. Una copia di questa relazione viene inviata anche alla Commissione Ue, insieme alle informazioni aggiuntive richieste dall'allegato IX del regolamento (CE) n. 1013/2006 sulle spedizioni di rifiuti. Questi rapporti includono dati sulle spedizioni di rifiuti e sull'attuazione nazionale attraverso la politica e l'applicazione.   Ogni tre anni la Commissione redige un rapporto sull'attuazione basato su queste relazioni. La Commissione europea ha appune pubblicato la sesta relazione di attuazione del regolamento sulla spedizione di rifiuti per il periodo 2016-2019, che riporta dati e analisi sul controllo delle spedizioni di rifiuti nell’Ue e verso paesi terzi. Secondo la Commissione Ue. la relazione dimostra due rend principali: «Innanzitutto, la quantità totale di rifiuti pericolosi spediti all’interno e al di fuori dell’Ue è più che raddoppiata, passando da 3,9 milioni di tonnellate nel 2001 a 8,1 milioni di tonnellate nel 2019, nonostante la quantità di rifiuti segnalati sia rimasta stabile durante il periodo preso in considerazione dalla relazione. La grande maggioranza di queste spedizioni avviene entro i confini dell’Ue e il volume limitato esportato dall’Ue verso Paesi terzi riguarda Paesi dell’OCSE. In secondo luogo, aumentano le spedizioni illegali individuate dalle ispezioni degli Stati membri». La Commissione Ue evidenzia che «I risultati della presente relazione sull'attuazione sono in linea con le conclusioni della valutazione dell'attuale regolamento, che la Commissione ha pubblicato nel gennaio 2020 e che ha portato alla proposta della Commissione di rivedere le attuali norme sulle spedizioni di rifiuti». Questa proposta è stata presentata nel novembre 2021 con tre obiettiviG garantire che l'Ue non esporti i suoi problemi in materia di rifiuti verso Paesi terzi; semplificare il trasporto dei rifiuti per il riciclaggio e il riutilizzo nell'Ue; affrontare meglio le spedizioni illegali di rifiuti. Con tre obiettivi: garantire che l'Ue non esporti le sue sfide in materia di rifiuti a Paesi terzi; semplificare il trasporto dei rifiuti per il riciclaggio e il riutilizzo nell'Ue; e affrontare meglio le spedizioni illegali di rifiuti». In base alle nuove regole, le esportazioni di rifiuti verso Paesi non OCSE saranno limitate e consentite solo se i Paesi terzi sono disposti a ricevere determinati rifiuti e sono in grado di gestirli in modo sostenibile. Le spedizioni di rifiuti verso i Paesi OCSE saranno monitorate e potranno essere sospese se generano gravi problemi ambientali nel Paese di destinazione. Tutte le imprese dell'Ue che esportano rifiuti al di fuori dell'Ue dovrebbero garantire che gli impianti che ricevono i loro rifiuti siano soggetti a un audit indipendente che dimostri che gestiscono tali rifiuti in modo rispettoso dell'ambiente. All'interno dell'Ue, l'obiettivo è quello di «Semplificare notevolmente le procedure stabilite, facilitando il reinserimento dei rifiuti nell'economia circolare, senza abbassare il necessario livello di controllo. Ciò contribuisce a ridurre la dipendenza dell'Ue dalle materie prime primarie e sostiene l'innovazione e la decarbonizzazione dell'industria dell'Ue per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE. Le nuove regole stanno anche portando le spedizioni di rifiuti nell'era digitale introducendo lo scambio elettronico di documentazione». La Commissione Ue è convinta che la nuova proposta  attualmente in discussione al Parlamento europeo e al Consiglio Ue «Potrebbe aprire nuove opportunità commerciali ed espandere i mercati nazionali, costringendo gli operatori del settore a migliorare le proprie capacità di selezione e trattamento per soddisfare le esigenze di un'economia verde e circolare». L'articolo Nell’Ue aumentano l’esportazione di rifiuti pericolosi e i rilevamenti di spedizioni illegali sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Cos’è e come funziona: il 24 marzo a Mola si parla di ciclo idrico all’Elba

Ciclo idrico
Proprio nella settimana della Giornata mondiale dell’acqua, Legambiente Arcipelago Toscano organizza  venerdì 24 marzo, dalle 17,30 alle 19,30 a all’Aula Verde Blu “Giovanna Neri” della Zona Umida di Mola (lato Capoliveri) la terza iniziativa di “Cos’è come funziona” che avrà per tema il ciclo idrico all’Elba. Un’iniziativa che punta a capire come viene prodotta e distribuita l’acqua all’Elba, a che punto siamo con la depurazione dei reflui, quali sono le perdite, gli sprechi e i possibili risparmi. A introdurre il tema sarà Fabrizio Pisaneschi di ASA che poi risponderà alle domande del pubblico. Ecco le 10 azioni che secondo Legambiente sono necessarie per migliorare la gestione della risorsa idrica:. 1) approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua. 2) Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici. 3) Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore. 4) Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche. 5) Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi. 6) Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura, sia sostenendo gli ambiziosi obiettivi previsti dalla revisione della Direttiva sul trattamento delle acque di scarico urbane che superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) rispetto al riutilizzo delle acque reflue così come previsto dal regolamento UE 741/2020. 7) Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete. 8) Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall’ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità. 9) Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani. 10) Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità. Attività valida per i PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento Tutti sono invitati a partecipare Info: legambientearcipelago@gmail.com - 3398801478 L'articolo Cos’è e come funziona: il 24 marzo a Mola si parla di ciclo idrico all’Elba sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

La corretta gestione dei boschi e la frammentazione legislativa

corretta gestione dei boschi
Come effettuare una corretta gestione dei boschi in un momento di crisi climatica, povertà energetica e in un contesto di frammentazione legislativa nazionale? E’ questa la domanda che è stata al centro del convegno regionale organizzato da Legambiente Toscana alla Casa del Popolo dell’Impruneta e che ha vistio una numerosa partecipazione. i. L’ultimo inverno ha portato ad un aumento di pressione sull'approvvigionamento di legna dai boschi: oltre 9 milioni di famiglie italiane si riscalda con il legno che viene prelevato da foreste sempre più vulnerabili alla siccità, all’aumento delle temperature e agli eventi estremi.  Per Legambiente, «I boschi sono un patrimonio di servizi ecosistemici cruciali da mantenere e gestire correttamente: un dibattito La discussione sulla gestione dei boschi si alimenta con le difficoltà normative che vive il settore, in particolare le maestranze che operano nella silvicoltura, e la scarsità di manodopera qualificata per realizzare il mantenimento dei boschi davanti alla siccità che alimenta incendi sempre più frequenti». Secondo Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, «La crisi climatica è un tema cruciale nel dibattito sulla gestione del ceduo. I tagli che hanno creato conflitti sul territorio devono essere analizzati da un punto di vista globale: agronomico, forestale, ecologico e paesaggistico. Serve una sintesi colta tra le posizioni». La Toscana è la regione più boscata d’Italia con 1 milione e 120 mila ettari composti da un terzo di ceduo e il restante di fustaie, l’85% di proprietà privata. Una superficie boschiva in aumento, in linea con l’andamento nazionale. «Ogni 90 minuti in Italia le foreste aumentano come la superficie di 18 campi da calcio», spiega Paolo Mori, amministratore unico della Compagnia delle Foreste. Un patrimonio che però è messo a dura prova dalla crisi climatica. Il 2022 è stato l’anno più caldo degli ultimi tre decenni e Bernardo Gozzini, amministratore unico del Consorzio Lamma, ha sottolineato che «Ci avviciniamo sempre di più all’aumento di 1,5 gradi, comparando i dati agli ultimi 50 anni».  E Le conseguenze dell’aumento delle temperature del mare e della siccità hanno una diretta correlazione con gli eventi estremi che hanno distrutto i boschi nazionali, come la tempesta di Vaia, e gli oltre 591 incendi nei primi nove mesi del 2022 in Toscana, tra i quali il rogo di Massarosa che ha distrutto oltre 868 ettari in una settimana. Boschi messi alla prova dalla crisi climatica ma anche dall’azione criminale. In Regione sono stati rilevati una media di 1200 reati accertati dai Carabinieri Forestali, con particolare attenzione nelle provincie di Firenze e Siena, tra il 2017 e il 2021. «Si tratta di controlli effettuati su tagli in cantieri forestali ma anche sulla sicurezza e sulle autorizzazioni delle maestranze – spiega ancora Legambiente - Illeciti che poi possono causare incidenti sul lavoro e pratiche errate di manutenzione dovute alla mancata formazione dei contoterzisti che poi rendono il bosco più vulnerabile al dissesto idrogeologico, all’erosione e agli eventi estremi. Servirebbe maggiore personale per effettuare i controlli, ad esempio nel Parco delle Foreste Casentinesi ci sono solo 44 forestali per una superficie di 44mila ettari». Quali le difficoltà nella gestione del bosco? Per Mori, «Superando la visione romantica della narrazione mediatica e turistica è necessario tenere conto del valore dei servizi ecosistemici. Bisogna premiare le ditte che seguono le regole e creare una connessione tra le professionalità per tenere conto dei diversi aspetti tra clima, approvvigionamento energetico e mantenimento della biodiversità. Un esempio può essere quello della vendita dei servizi ecosistemici delle foreste del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano che compensano la CO2 delle aziende e finanziano la manutenzione». Proposte per una corretta gestione che si scontrano con un frammentazione legislativa dovuta al mancato accordo trovato dai Ministeri di Agricoltura e Cultura. Una carenza dove le regioni hanno provato a ritagliarsi spazio, come successo nel caso del piano antincendio della pineta del Tombolo, in un contesto dove la tutela del paesaggio è riservata a competenza statale. E la frammentazione normativa è proprio il nodo da sciogliere: Antonio Nicoletti, responsabile Parchi e biodiversità di Legambiente, ha concluso: «Alla domanda se le norme sono adeguate rispondiamo che qualcosa non torna. Così come è avvenuto al livello nazionale, suggeriamo un tavolo regionale di filiera legno una gestione che apra e consolidi la discussione tra tutti gli enti».   L'articolo La corretta gestione dei boschi e la frammentazione legislativa sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Comunità Energetiche Rinnovabili In Toscana, patto Regione, Confcooperative e Bcc per la transizione sostenibile

Comunita Energetiche Rinnovabili In Toscana
Al convegno “Comunità Energetiche Rinnovabili . Il modello di Confcooperative e Federazione Toscana BCC”, che si è tenuto oggi a Firenze, è stato presentato un protocollo per «Promuovere la diffusione dei principi della transizione ecologica in Toscana e cogliere la sfida del cambiamento climatico» con il quale Regione, Confcooperative e Banche di Credito Cooperativo (BCC) si impegano a «Sviluppare azioni comuni per diffondere gli obiettivi e i temi connessi alla transizione ecologica, anche promuovendo campagne di sensibilizzazione e comunicazione capaci di incoraggiare i cittadini toscani a produrre e utilizzare energia pulita, ad adottare una cultura dell’efficientamento energetico e a ridurre l’uso di materie prime non rinnovabili e gli sprechi». Nell’intesa, che ha una durata di due anni, si prevede anche la possibilità di una comune partecipazione a progetti europei sui temi della transizione ecologica e della sostenibilità. Un'attenzione particolare è rivolta alla «Diffusione e alla realizzazione di comunità energetiche con “vocazione sociale”, ossia dove siano particolarmente sentiti i temi legati alla solidarietà ed al contrasto alla povertà energetica» e il convegno è stata l’occasione per presentare il modello di Comunità Energetiche Rinnovabili di Confcooperative e Federazione Toscana BCC. La presidente di Confcooperative Toscana, Claudia Fiaschi, ha sottolineato che «La cooperazione sulle comunità energetiche è un valore aggiunto sia dal punto di vista economico che sociale. Infatti, cosa più della cooperazione fa comunità? Il futuro dei nostri territori e delle nostre comunità passa dal presente che deve essere necessariamente sostenibile». Il presidente di Federazione Toscana Banche di Credito Cooperativo, Matteo Spanò ha evidenziato che «L’impegno delle Bcc è da sempre al servizio dei territori, che oggi ci chiedono di essere aiutati a tornare protagonisti del proprio futuro, riappropriandosi delle scelte su temi centrali quali l’energia e il welfare. Come avvenuto da oltre 100 anni, le BCC continueranno anche in questa occasione a lavorare per accrescere il benessere delle nostre comunità locali». L'assessora regionale all’Ambiente Monia Monni ha ricordato che «Riusciremo ad attuare una reale transizione ecologica solo con la partecipazione attiva di tutti: istituzioni, cittadini, società organizzata  La sottoscrizione di questo protocollo con Confcooperative e Bcc è un passo essenziale, considerato l’importante mondo economico che essi rappresentano. Insieme ci impegniamo a diffondere la cultura e le tematiche relative alla transizione ecologica, mettendo in campo tutti gli strumenti che sono ritenuti utili  a partire dalla sensibilizzazione dei cittadini verso nuove abitudini e comportamenti che permettano efficientamento e risparmio energetico. Voglio ringraziare Confcooperative e le Bcc per la sensibilità dimostrata verso le tematiche ambientali, che sono fondamentali alla lotta ai cambiamenti climatici». L’assessore all’Ambiente del Comune di Firenze Andrea Giorgio ha concluso: «Il protocollo che nasce oggi è una bella notizia perché va nell’ottica che tutti auspichiamo: che le CER nel processo di transizione ecologica siano insieme Utili per l’ambiente e giuste per le persone e le comunità locali. L’impegno del mondo cooperativo in questo è una garanzia, e il modello che sta nascendo è di grande interesse per il territorio: vogliamo stare in questa alleanza per il cambiamento». L'articolo Comunità Energetiche Rinnovabili In Toscana, patto Regione, Confcooperative e Bcc per la transizione sostenibile sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

La Colombia salva il cuore del mondo (VIDEO)

La Colombia salva il cuore del mondo
Con l'aumento della sua superficie di 172.458,3 ettari, il Parque Nacional Natural Sierra Nevada de Santa Marta (PNN SNSM), considerato il “ Corazón del Mundo”, il cuore del mondo, dalle popolazioni indigene che ci vivono, raggiunge i 573.312,6 ettari e diventa la più grande area protetta continentale dei Caraibi colombiani, un messaggio di salvaguardia delle ricchezze naturali e culturali che il governo di sinistra della Colombia invia al Paese e al mondo. L'espansione del Parco Naturale Nazionale nasce dalla necessità evidenziata da lungo tempo dai popoli indigeni Arhuaco (Iku) e Kogui (Kággaba) di proteggere il loro territorio ancestrale, un'esigenza fatta proprioa dal Consejo Territorial de Cabildos Indígenas de la Sierra Nevada de Santa Marta (CTC), la rappresentanza congiunta dei 4 popoli indigeni della Sierra Nevada  (ci sono anche i Wiwa e i Kankuamos) che hanno delegato, nell'esercizio del loro governo, ai popoli Arhuaco e Kogui il processo di concertazione con Parques Nacionales. Comunque. Le 4 comunità indigene sono state convocate e hanno partecipato alla protocollazione degli accordi nell'ambito della consultazione preventiva. Il governo ha concluso un percorso già avviato dal 2016: nell'attuazione del percorso di dichiarazione insieme a Kogui e Arhuaco sono stati compiuti progressi nella caratterizzazione biofisica, socioeconomica e culturale, identificando siti sacri, gestione ancestrale e aree prioritarie per la conservazione nei territori proposti per l'ampliamento. I risultati degli studi e della caratterizzazione dell'area proposta indicano che «Esistono elementi biofisici, sociali e culturali» supportati dall' Academia colombiana de Ciencias Exactas, Físicas y Naturales  «Per espandere il PNN SNSM e quindi contribuire alla salvaguardia dei valori ambientali e culturali presenti .nella Sierra Nevada de Santa Marta». Per quanto riguarda il rapporto Territorio Ancestral – Parque Nacional Natural, questa espansione aumenta l'area di sovrapposizione delle riserve Kogui-Malayo-Arhuaco (RKMA) e della riserva Arhuaco, che passano rispettivamente al 97,94% e all'85,27%. È necessario sottolineare che il popolo Wiwa è incluso all'interno dell'RKMA e la loro denominazione di "Malayo" è una delle tante che gli vengono date (Ministero della Cultura, 2018).  Le aree interessate da questa espansione rientrano nella giurisdizione dei comuni di Santa Marta, Ciénaga e Aracataca, per il dipartimento di Magdalena; Dibulla, per il dipartimento di La Guajira; e Pueblo Bello e Valledupar, per il dipartimento di Cesar. Per quanto riguarda la fascia altitudinale, coprirà tra i 50 ei 3.850 metri sul livello del mare. Gli studi e sono stati realizzati e controllati da un  tavolo tecnico per l'ampliamento dell'area protetta composto da Alexander von Humboldt Biological Resources Research Institute, USAID Natural Wealth Program, WwfColombia, Wildlife Conservation Society Colombia, Fao Colombia, Unione Europea, Rainforest Trust e, precedentemente dall’Alianza para la Conservación de la Biodiversidad, el Territorio y la Cultura (PNN, WWF, WCS, Fundación Argos e Fundación Mario Santodomingo). Si tratta di un’area di grande importanza ecologica e all’interno degli ampliamenti proposti  sono stati individuati elementi di biodiversità, come gli ecosistemi di Foresta Umida Sub-Andina, Foresta Umida Alta Andina e Foresta Tropicale Secca in vari distretti biogeografici della regione, attualmente non rappresentati e fortemente carenti. Secondo Parques Nacionales, «L'ampliamento dell'attuale Parco Naturale Nazionale contribuirà alla protezione di habitat ad alto valore di biodiversità, specie endemiche, aree temporanee di insediamento di specie migratorie, comprese quelle in qualche livello di minaccia. Inoltre, va notato che questo massiccio montuoso è strategico per i Caraibi colombiani, in quanto è la principale fonte d'acqua per tre dipartimenti: Magdalena, Cesar e La Guajira. L'espansione dell'area protetta è finalizzata a rafforzare la protezione della diversità culturale, nonché l'utilizzo e lo sfruttamento che le popolazioni indigene della Sierra hanno dato al loro territorio ancestrale per millenni, la conservazione delle loro pratiche culturali, la loro autonomia e il loro autogoverno , dove i valori ancestrali del territorio corrispondono a spazi sacri e lignaggi di autorità ancestrali chiave per la protezione degli ecosistemi e delle opere tradizionali necessarie per mantenerne la vitalità». Il direttore di Parques Nacionales Naturales de Colombia, Luisz Olmedo Martínez Zamora, ha detto che «Con il processo annunciato dalla comunità Arhuaca di Umuruwun, con l'espansione del Parque Nacional Natural Sierra Nevada de Santa Marta, si consolida un processo di conservazione della natura a livello regionale per garantire la sostenibilità a medio e lungo termine». Per questo il governo colombiano e la ministra dell'ambiente Susana Muhammad hanno appoggiato 'impegno a «Tutelare l'ambiente per garantire la vita e la sua diversità, salvaguardare i bacini idrografici per garantire la regolazione idrica, atmosferica e climatica a beneficio del patrimonio ancestrale culturale, della regione e del Paese. Padu Franco, direttore del Programma WCS Andes, Amazonia, Orinoquia, ha commentato: «Per WCS è un onore aver fatto parte dell'” dall’Alianza para la Conservación de la Biodiversidad, el Territorio y la Cultura, che tra il 2016 e il 2019 hanno promosso questo importante sforzo di espansione. L'espansione del Parque Nacional Natural Sierra Nevada è un atto di enorme importanza che, da un lato, contribuisce a salvaguardare tutta una serie di valori culturali legati alle popolazioni indigene. In questo senso è da segnalare, ad esempio, lo sfruttamento e l'uso sostenibile che queste comunità hanno fatto, per millenni, delle risorse naturali. Il tutto sotto la guida di governi autonomi in cui le decisioni hanno come principio gli spazi sacri e i lignaggi delle autorità ancestrali, aspetti fondamentali per la tutela del patrimonio ambientale. D'altra parte, questa espansione contribuisce anche ad aumentare nel Sistema Nacional de Áreas Protegidas (SINAP), la rappresentatività di ecosistemi come la foresta umida subandina e alto andina e la foresta secca tropicale. Con questo si avranno anche maggiori possibilità di sussistenza per diversi habitat che oggi sono rifugio di innumerevoli specie, molte delle quali endemiche, migratorie e, in alcuni casi, con un certo grado di minaccia». L'articolo La Colombia salva il cuore del mondo (VIDEO) sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

5 cose da sapere sulla conferenza dell’acqua 2023 delle Nazioni Unite

5 cose da sapere sulla conferenza dellacqua 1
L’United Nations 2023 Water Conference che si tiene dal 22 al 24 marzo nella sede dell’Onu a New York è stata presentata come un'opportunità irripetibile per accelerare i progressi verso l'accesso universale all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari entro il 2030. L’Onu ricorda che «L'acqua è al centro dello sviluppo sostenibile. Supporta tutti gli aspetti della vita sulla Terra e l'accesso all'acqua sicura e pulita è un diritto umano fondamentale. Tuttavia, decenni di cattiva gestione e uso improprio hanno intensificato lo stress idrico, minacciando i molti aspetti della vita che dipendono da questa risorsa cruciale». Presentando la conferenza, il segretario generale dell’Onu,António Guterres ha detto che «L’UN 2023 Water Conferencea di marzo deve sfociare in un'audace agenda d'azione per l'acqua che dia alla linfa vitale del nostro mondo l'impegno che merita». E per spiegare meglio quale tipo di impegno ci si aspetti, l’Onu ha pubblicato una guida in 5 punti: 1 Stiamo affrontando una crisi idrica globale. L'acqua è essenziale per il benessere umano, la produzione energetica e alimentare, la salute degli ecosistemi, l'uguaglianza di genere, la riduzione della povertà e altro ancora. Ma attualmente stiamo affrontando una crisi idrica globale. Miliardi di persone in tutto il mondo non hanno ancora accesso all'acqua. Si stima che più di 800.000 persone muoiano ogni anno per malattie direttamente attribuite ad acqua non potabile, servizi igienici inadeguati e cattive pratiche igieniche. Le richieste di questa preziosa risorsa continuano ad aumentare: circa 4 miliardi di persone sperimentano una grave scarsità d'acqua per almeno un mese all'anno. Poiché l'acqua è così cruciale per molti aspetti della vita, è importante garantirne la protezione e una corretta gestione per garantire che tutti abbiano un accesso equo a questa risorsa essenziale entro il 2023. 2 L'acqua e il clima sono indissolubilmente legati. Dalle inondazioni in aumento alle precipitazioni imprevedibili e siccità, gli impatti dei cambiamenti climatici sull'acqua possono essere visti e avvertiti a un ritmo sempre più rapido. Questi impatti minacciano lo sviluppo sostenibile, la biodiversità e l'accesso delle persone all'acqua e ai servizi igienico-sanitari. Secondo l'ultimo rapporto sullo stato dei servizi climatici sull'acqua della World meteorological organization (WMO), i rischi legati all'acqua sono aumentati a un ritmo allarmante. Dal 2000, le inondazioni sono aumentate del 134% mentre la durata della siccità è aumentata del 29%. Ma l'acqua può anche essere una soluzione chiave al cambiamento climatico. Lo stoccaggio del carbonio può essere migliorato proteggendo ambienti come le torbiere e le zone umide, l'adozione di pratiche agricole sostenibili può aiutare a ridurre lo stress sulle forniture di acqua dolce e il miglioramento dell'approvvigionamento idrico e delle infrastrutture igienico-sanitarie può garantire che in futuro tutti abbiano accesso a risorse vitali. L'acqua deve essere al centro delle politiche e delle azioni per il clima. La gestione sostenibile dell'acqua può aiutare a costruire la resilienza, mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici e proteggere le società e gli ecosistemi. Le soluzioni idriche sostenibili, convenienti e scalabili devono diventare una priorità. 3 Quattro decenni dopo, sono sul tavolo nuovi e audaci impegni. Secondo le parole di Li Junhua, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli Economic and Social Affairs (DESA) e segretario generale della manifestazione «L’United Nations 2023 Water Conference sarà un momento cruciale per decidere un'azione concertata per agire e affrontare le grandi sfide che riguardano l'acqua». La conferenza riunirà i capi di Stato e di governo, i ministri e le parti interessate di tutti i diversi settori per raggiungere obiettivi concordati a livello internazionale, tra cui l'Obiettivo di sviluppo sostenibile 6 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per un futuro più equo; garantire l'accesso all'acqua potabile, ai servizi igienici e all'igiene per tutti. Uno dei principali risultati della conferenza sarà la Water Action Agenda che raccoglierà tutti gli impegni volontari relativi all'acqua e ne seguirà i progressi. L'agenda mira a incoraggiare gli Stati membri, gli stakeholders e il settore privato a impegnarsi in azioni urgenti per affrontare le odierne sfide idriche. 4 Focus su cinque aree chiave. La conferenza sarà caratterizzata da 5 "dialoghi interattivi" per rafforzare e accelerare l'azione per le principali aree idriche. I dialoghi interattivi supportano anche i 5 principi dell'SDG 6 Global Acceleration Framework, un'iniziativa per fornire risultati rapidi per garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030. I cinque dialoghi interattivi sono: 1. Acqua per la salute: accesso ad acqua potabile sicura, igiene e servizi igienico-sanitari. 2. Acqua per lo sviluppo sostenibile: valorizzare l'acqua, il nesso acqua-energia-cibo e lo sviluppo economico e urbano sostenibile. 3. Acqua per il clima, la resilienza e l'ambiente: dalla fonte al mare, alla biodiversità, al clima, alla resilienza e alla riduzione del rischio di catastrofi. 4. Acqua per la cooperazione: cooperazione idrica transfrontaliera e internazionale, cooperazione intersettoriale e acqua nell'Agenda 2030. 5. Water Action Decade: accelerare l'attuazione degli obiettivi del Decennio, anche attraverso il piano d'azione del Segretario generale delle Nazioni Unite. Dai un'occhiata più da vicino a ciascuno dei dialoghi interattivi qui . 5 Come puoi essere coinvolto? L'acqua è un problema critico che riguarda tutti. Mentre gli Stati membri delle Nazioni Unite, i governi e gli stakeholders si preparano ad assumere i loro impegni in materia di acqua, le Nazioni Unite invitano tutti a intraprendere le proprie azioni. Qualsiasi azione, piccola o grande che sia, può aiutare ad accelerare il cambiamento e l'azione verso il raggiungimento degli obiettivi e dei target dell'SDG 6.  Ecco alcune semplici azioni che possono essere inserite nella routine quotidiana: Fai docce più brevi e riduci lo spreco di acqua in casa. Con il 44% delle acque reflue domestiche che non vengono trattate in modo sicuro, fare docce più brevi è un modo fantastico per salvare questa preziosa risorsa. Guida per persone pigre per risparmiare acqua. Partecipa localmente alla pulizia di fiumi, laghi o zone umide. Pianta un albero o crea il tuo giardino acquatico. Queste azioni possono aiutare a proteggere gli ecosistemi acquatici dall'inquinamento e ridurre il rischio di inondazioni e immagazzinare l'acqua in modo efficiente. Aumentare la consapevolezza sulla connessione critica tra servizi igienici, servizi igienico-sanitari e mestruazioni. Rompi i tabù avviando conversazioni nella tua comunità locale, a scuola o sul posto di lavoro. Scopri di più sugli obiettivi e i target dell'SDG 6 e continua a sostenere soluzioni a livello locale e nazionale. Sostieni le campagne relative all'acqua e scopri altri modi in cui puoi inserire semplici azioni che possono aiutare a proteggere le risorse idriche. L'articolo 5 cose da sapere sulla conferenza dell’acqua 2023 delle Nazioni Unite sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Regione e Comune: sì al Palio della Costa Etrusca sulla spiaggia di Marina di Bibbona

Palio della Costa Etrusca
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco di Bibbona Massimo Fedeli hanno presentato il programma del XIV Palio della Costa Etrusca, l’unica corsa a pelo in Italia che si corre in riva al mare, che si terrà il  23 aprile a Marina di Bibbona. Una scelta contestata dalle associazioni ambientaliste  ma Giani ha detto che è «Un evento a cui tengo  moltissimo, un evento della tradizione, giunto alla quattordicesima edizione ma che quest’anno si corre a Bibbona con un lavoro egregio fatto dall’amministrazione comunale, organizzatori d’eccezione che con il Palio della Costa Etrusca portano a confrontarsi nella Toscana dei palii, i migliori fantini e i migliori cavalli. Sappiamo quanto la Toscana abbia una serie di manifestazioni che creano un popolo dei palii, da Fucecchio, a Castel del Piano, da Bientina a Buti ma potrei citare molti altri di esempi. Una sorta di circuito che si viene a creare con tipologie diverse ma che celebra la storia la cultura, il territorio. Sono convinto che questa manifestazione a Bibbona avrà un grande successo e sarà un una festa non solo per Bibbona ma per tutta la Toscana». Il sindaco Fedeli ha ricordato che «Abbiamo aderito subito e affrontiamo con entusiasmo la sfida di organizzare una manifestazione di rilevanza nazionale nel nostro comune. Il Palio, siamo convinti, rappresenta un viatico per Bibbona ma anche per tutta la Costa degli Etruschi. E credo sia importante, dopo tre anni di stop, ridare vita ad una manifestazione che era ben consolidata nel nostro territorio e che aprirà nel modo migliore la nostra stagione turistica». Argomentazioni che non convincono per niente Legambiente Costa Etrusca, O.A. Wwf Livorno, Lipu Livorno e Comitato Rifiuti Zero di Cecina e Movimento Ambientalista Cecinese che in una nota congiunta sottolineano che «Apprendere dagli organi di stampa e dai canali social la conferma del Sindaco di Bibbona e del Presidente della Regione della loro ferma convinzione di organizzare il Palio della Costa Etrusca sulla spiaggia di Marina di Bibbona ritenendolo un evento di particolare valore ci dispiace veramente: ciò vuol dire che non hanno fatto uno sforzo per capire che noi " ambientalisti" non siamo contrari per principio alla corsa in sé, tant'è vero che avevamo più volte suggerito altre soluzioni. Noi "ambientalisti" siamo fortemente contrari nel considerare una spiaggia ancora naturale, seppur antropizzata (che nel caso specifico vuol dire frequentata da molti esseri umani che vanno a sdraiarsi al sole) venga sconvolta dalle ruspe per spianarla e modellarla come una pista ..... per qualche ora di cosiddetto sport». Le associazioni fanno anche notare come «Questa iniziativa si ponga in maniera decisamente opposta rispetto ad altri eventi improntati alla tutela della spiaggia, del Fratino (un limocolo gravemente minacciato che frequenta e nidifica lungo le spiagge di questo tratto litoraneo) e dell’intero ecosistema annesso, che abbiamo avuto il piacere di condividere e per i quali Vi ringraziamo nuovamente. Forse il Sindaco Fedeli non immagina che diversificare ed ampliare la stagione turistica non significa fare arrivare migliaia di persone per due tre giorni....a Marina di Bibbona ma dare una continuità di servizi, improntati anche alla valorizzazione e fruizione veramente sostenibile del patrimonio naturalistico, facendo crescere la capacità di accoglienza dei vari operatori». Le associazioni concludono: «Noi non sappiamo come reagirà la spiaggia "ricondizionata" alle mareggiate che seguiranno o quali possano essere gli effettivi danni arrecati all’ecosistema ma ci amareggia fortemente che gli Amministratori, a Partire dalla Regione, non abbiano completamente maturato o assimilato l’importanza di tutelare ambienti così delicati e rari anche alla luce del "Cambiamento Climatico" che ormai è una realtà indiscutibile; continueremo a spiegarlo». L'articolo Regione e Comune: sì al Palio della Costa Etrusca sulla spiaggia di Marina di Bibbona sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.