Un pessimismo (eccessivo) che non meritiamo. La manovra secondo Polillo

Nei conti appena presentati dal ministro dell’Economia c’è qualcosa che non quadra. Naturalmente siamo noi che possiamo sbagliare. Ma i calcoli effettuati, per fortuna, sembrano escludere questa possibilità. Diciamo per fortuna perché, se fosse così, le cose dovrebbero andare meglio di come sono state prospettate. Il che porta ad un’ulteriore considerazione. In ogni caso la […]

Nei conti appena presentati dal ministro dell’Economia c’è qualcosa che non quadra. Naturalmente siamo noi che possiamo sbagliare. Ma i calcoli effettuati, per fortuna, sembrano escludere questa possibilità. Diciamo per fortuna perché, se fosse così, le cose dovrebbero andare meglio di come sono state prospettate. Il che porta ad un’ulteriore considerazione. In ogni caso la politica, non avrebbe colpa. La disattenzione sarebbe stata tutta tecnica. Cosa che, a volte, può capitare. Precisazione rivolta ad evitare inutili anatemi, come quelli che riempiono le cronache politiche degli ultimi giorni

Fatte tutte queste precisazioni, si può procedere nel merito. Sempre che questa parola non turbi ancora gli spiriti più sensibili. Il dato del contendere è racchiuso in una singola cifra: 3,7 per cento, che altro non è che il tasso di crescita stimato per l’anno in corso. Stima che è migliorata rispetto al lascito del precedente governo, ma non nella giusta misura. Lo scorso settembre, quando fu varata la Nadef, la previsione di crescita del Pil italiano, per l’anno in corso, era più bassa: pari al 3,3 per cento ed una differenza di 0,4 punti in meno.

Sennonché – ecco dove il discorso non torna – le stime Istat per il terzo trimestre indicano una “variazione acquisita”, per l’anno in corso, del 3,9 per cento. Dovrebbe essere questo l’ambito traguardo, anche qualora i risultati del quarto trimestre mostrassero un encefalogramma piatto. Un tasso di crescita pari a zero. Ne deriva pertanto che per avere, a fine anno, un tasso di crescita pari al 3,7, secondo le ultime stime del Tesoro, la caduta dell’ultimo trimestre dell’anno dovrebbe esse pari allo 0,6 per cento. Ovviamente non auspicabile, ma soprattutto scarsamente probabile. Non si dimentichi, come ha ricordato Ignazio Visco, nel suo recente


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