L’Italia: Una nazione di deficienti
Ho scritto proprio un paio di giorni fa che non bisogna essere presuntuosi quando si scrive il proprio parere.
Ho scritto proprio un paio di giorni fa che non bisogna essere presuntuosi quando si scrive il proprio parere.
Una malattia ha due fasi. Una iniziale dove i sintomi sono impercettibili al punto che nessuno li identificherebbe come correlati al male, l’altra dove invece i sintomi esplodono, rendendo difficile la vita al paziente.
La notizia è fresca, ma purtroppo non è una grande novità. In una scuola di Roma, le maestre di un ragazzino di sei anni autistico, Luca, scrivono nella loro chat commenti poco simpatici su di lui.
Credo di aver già detto di essere vaccinato contro il virus della nostalgia.
Sono tanti gli studiosi, occidentali e non, che hanno denunciato il vittimismo dei paesi ex colonizzati che attribuiscono la loro arretratezza a qualcosa di esterno: lo schiavismo, il colonialismo, il neoliberismo, così da giustificare sé stessi e non mettersi mai in discussione. Ecco, l’Italia…
Non raramente la cronaca di certi paesi ci racconta di studenti che entrano nelle scuole e sparano all’impazzata uccidendo compagni e professori.
Se hai la somma sventura di finire segregato ad Auschwitz, ti succede di pensare che, al mondo, niente sia altrettanto vero: il lager diventa il tragico specchio dell’unica possibile autenticità.
Ci sono discussioni che si fanno per il piacere di conversare, pourparler come dicono i francesi. E per di più, anche quelle vanno condotte nella maniera giusta.
Cerco sempre di ridurre al minimo ogni articolo sul calcio. In primo luogo perché il nostro non è un giornale sportivo. Siamo nati in piena emergenza covid, siamo in piena guerra.
Nell’autunno 2020, quando scrivevo “La Bibbia Nuda” insieme a Mauro Biglino, l’Italia aveva già alle spalle il lockdown della primavera e stava per sperimentare l’ultimo ritrovato del governo: il coprifuoco.