Vi racconto cosa significa davvero essere genitore di un neonato prematuro, fra paure, attese interminabili e speranze
Li chiamano “piccolo guerrieri” e, in effetti, lo sono davvero. Circondati da fili, tubi e sondini, lottano minuto per minuto, chiusi in un’incubatrice, per restare attaccati alla vita. Tutto questo mentre le loro mamme e papà sperimentano l’angoscia di un’attesa interminabile e sognano di stringerli finalmente a casa e abbracciarli senza paure. Cosa si prova ad essere genitori di un bambino nato pre-termine? In occasione del World Prematurity Day – che si celebra il 17 novembre – lo abbiamo chiesto direttamente a una mamma e a una coppia che hanno voluto condividere con noi la loro esperienza, ricordandoci quanto sia importante essere supportati e non vergognarsi di chiedere aiuto in questa fase così delicata
Hanno piedini e manine minuscole, polmoni delicati, e il peso di un pacco di pasta, ma una tenacia e un attaccamento alla vita disarmanti. Niente abbracci veri e coccole di mamma e papà, niente lunghe poppate al seno, nessun primo bagnetto a casa. Quelle culle che i genitori hanno preparato, accanto al loro lettone, resta vuota a volte per settimane,
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