PNRR, il rischio dei cantieri al collo
Prosegue lo stress del PNRR italiano, alle prese con forti aumenti dei costi che hanno indotto Giorgia Meloni, già in campagna elettorale, a ipotizzare di chiedere alla Commissione Ue una rimodulazione del piano, senza mai realmente esplicitare i termini della richiesta.
Nel frattempo, da Bruxelles sono arrivati altri 21 miliardi, di cui 10 di sovvenzioni e 11 di prestiti, quale riconoscimento del raggiungimento delle tappe dello stato di avanzamento dei lavori, anche se non ancora di quelli sul terreno. Ma c’è un problema che pende sull’intero cantiere del PNRR in tutta Europa: gli extracosti da inflazione che gravano sugli appalti e che preoccupano amministratori locali e imprese assegnatarie dei lavori.
Il fondo per gli extracosti
Il governo Draghi, col decreto Aiuti, aveva stanziato un apposito fondo per gli extracosti, operante per lavorazioni eseguite nell’anno 2022 e solo per appalti il cui termine di presentazione delle offerte è scaduto il 31 dicembre 2021. Le aziende hanno lamentato la lentezza delle assegnazioni dei fondi, chiedendo maggiori automatismi.
Il problema è che per il 2023 al momento non esiste nulla del genere
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