Nessun leader presente alla COP27 toccherà uno dei più grandi produttori di metano: gli allevamenti di carne e latticini
Le emissioni combinate di 15 aziende superano quelle della Russia ed equivalgono a oltre l’80% dell’impronta di metano dell’Unione europea. Molte di queste aziende, insieme, costituiscono il 3,4% delle emissioni globali di questo gas serra. Un argomento all’ordine del giorno alla COP27 in corso in Egitto. Certo, come no
Le cose sono chiare e sotto gli occhi di tutti, le evidenze scientifiche ci sono eccome: se esistono due azioni necessarie per prevenire un catastrofico collasso climatico quelle sono non toccare più i combustibili fossili e frenare gli allevamenti degli animali. Ma, grazie alla potenza delle due industrie, entrambi gli obiettivi sono ufficialmente irraggiungibili.
Possibile? Certo che sì, basti considerare che nessuno dei due è apparso in nessuna delle dichiarazioni dei 26 vertici sul clima conclusi finora a Sharm El-Sheick.
Il bestiame, infatti, è citato solo in tre accordi e l’unica azione proposta da ciascuno di essi è la “gestione”. Da nessuna parte c’è la parola “riduzione”, per dire. Eppure, l’appello a fermare gli allevamenti intensivi dovrebbe andare di pari passi con l’appello a lasciare
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