“Mi scusi, c’è Angela?”, la frase in codice con cui le donne vittime di violenza possono chiedere aiuto nei locali pubblici
Mentre il Veneto piange un’altra vittima di femminicidio, nasce in Toscana una nuova iniziativa a sostegno delle donne per permettere loro di chiedere in qualche modo aiuto
La giornata di oggi si apre con l’ennesima notizia di una donna uccisa. No, non ce l’avremmo fatta a chiudere l’anno col bilancio già agghiacciante di vittime di femminicidio dopo la morte di Giulia Cecchettin: in Italia dal primo gennaio fino a oggi sono state uccise 111 donne (ben 8 dopo l’addio a Giulia).
In queste ore è toccato a Vanessa Ballan, incinta e madre di un bambino di quattro anni, che aveva denunciato il suo assassino per stalking. Ma nulla da fare: sebbene la nuova legge 168 in vigore dal 9 dicembre introduca misure più severe e indennizzi statali per combattere gli abusi, lo stesso stalking, le molestie e ogni tipo di violenza sulle donne, è ovvio che ciò non basta.
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Non solo la legge, ma anche un’educazione affettiva e al rispetto.
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