La “sovranità alimentare” e i conti del governo che non tornano

Il nuovo ministro Lollobrigida vuole 'liberare' 1 milione di ettari coltivabili dai vincoli Ue. Ma le richieste di Bruxelles...

I primi tasselli della sovranità alimentare, così come intesa dal nuovo governo italiano guidato da Giorgia Meloni, iniziano a delinearsi. Produrre di più ed eliminare i vincoli ambientali che erano stati concordati a livello europeo. Questi i pilastri fissati dal neo ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il capo del dicastero ha illustrato i punti del suo programma, mettendosi immediatamente di traverso rispetto all’Unione europea e alle esigenze di sostenibilità del settore come delineate a partire dal 2019. Tra le misure spot, Lollobrigida ha citato la messa in produzione di 1 milioni di ettari di terreni coltivabili che, a suo dire, sarebbero bloccati dalle norme Ue. Ma i numeri non tornano: le richieste di Bruxelles sono decisamente inferiori alla stima del ministro. Senza contare una questione di fondo, che divide anche gli stessi agricoltori: a chi gioverebbe davvero la ‘liberazione’ di campi e pascoli dai vincoli ambientali?  

Aumentare la produttività

“Abbiamo 1 milione di ettari coltivabili, non basta quello che ci mette a disposizione l’Europa e quindi è necessaria una riforma della Pac (Politica agricola comune, ndr) che si liberi dall’ideologia intrinseca della (strategia Ue) Farm to Fork”, ha dichiarato il ministro. In sostanza, annuncia la volontà di uno stop alle misure che l’Italia avrebbe dovuto garantire per ottenere il riposo delle colture previsto per recuperare biodiversità, come pure fertilità dei suoli. L’esponente di Fratelli d’Italia sferra così un attacco preciso al Patto europeo per l’ambiente dell’Ue (Green Deal), che si fonda in larga parte su un’agricoltura meno intensiva e più attenta alla


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