La cyber security applicata alla telefonia VoIP: rischi e misure per minimizzarli

L’esplosione del sistema Voice over Internet Protocol come modello contemporaneo di telefonia porta con sé un conseguente incremento delle minacce informatiche associate. Ecco perché occorre adottare delle misure che minimizzino i rischi nella comunicazione aziendale e contrastino le principali minacce contro la sua integrità L'articolo La cyber security applicata alla telefonia VoIP: rischi e misure per minimizzarli proviene da Cyber Security 360.

La crescita del mercato del VoIP (Voice over Internet Protocol) appare inarrestabile. Si calcola, infatti, che il suo valore passerà dagli 85,2 miliardi di dollari del 2021 ai 102,5 miliardi entro il 2026. Una crescita che porta con sé l’aumento dei rischi associati che vanno dai classici malware a cui è esposto qualsiasi sistema connesso a Internet al vishing, attacco in cui la combinazione di voice e phishing punta a colpire specifici utenti telefonici tratti in inganno dalla presunta affidabilità di chi richiede dati riservati come ad esempio quelli bancari.

Altri attacchi possono rientrare tra quelli catalogati come DoS (Denial of Service) e causano un sovraccarico con il conseguente abbassamento della qualità delle chiamate o l’interruzione del servizio.

Senza dimenticare la minaccia di intercettazioni, cioè l’eavesdropping, che ricorre se il VoIP è configurato su una rete WiFi non crittografata, o ancora il fastidio dei robocall che, anche se rappresentano apparentemente più un fastidio che un pericolo vero e proprio, comunque possono carpire dei “sì” nel rispondente da utilizzare per la stipula fraudolenta di contratti vocali.

Come è cambiato il VoIP nell’arco di 20 anni

“Quando nel 2004 abbiamo cominciato a proporre il VoIP l’approccio era diverso, perché l’esposizione ai rischi era inferiore” racconta Luca Leone, IT Network & System Administrator di Thux, società italiana che offre consulenza e servizi IT con una competenza di oltre 25 anni nel campo della cyber security e della compliance in materia di sicurezza.

Le cose sono cambiate in seguito alla pandemia, che ha fatto esplodere forme rudimentali di smart working, che sarebbe più corretto definire remote working, rendendo più difficile distinguere gli IP “buoni” da quelli malevoli: “L’utente può servirsi dello smartphone che si collega con il 4G LTE o di una connessione ADSL casalinga, per questo il controllo


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