Il riscatto non si paga. Lezione australiana sul ransomware

Cedere sul riscatto rischia di “incoraggiare i criminali a estorcere direttamente i nostri clienti, e c’è una forte possibilità che pagare metta in pericolo altre persone rendendo l’Australia un bersaglio più grande”. A parlare così all’Australian Financial Review è David Koczkar, che dopo molte critiche ha ammesso le difficoltà di Medibank, la società di cui […]

Cedere sul riscatto rischia di “incoraggiare i criminali a estorcere direttamente i nostri clienti, e c’è una forte possibilità che pagare metta in pericolo altre persone rendendo l’Australia un bersaglio più grande”. A parlare così all’Australian Financial Review è David Koczkar, che dopo molte critiche ha ammesso le difficoltà di Medibank, la società di cui è amministratore delegato, uno dei maggiori fornitori di assicurazioni sanitarie private d’Australia, recentemente vittima di un pesante attacco hacker che ha colpito i dati di 9,7 milioni di clienti.

Dopo quasi quattro settimane, la società ha ammesso il furto dei dati precedentemente escluso. “Stiamo operando sulla base del fatto che, poiché non ci si può fidare dei criminali, tutti i dati sono stati rubati e questo ci aiuterà a fornire la migliore protezione ai nostri clienti e a contattarli in base alle loro circostanze individuali”, ha dichiarato Koczkar spiegando che il problema è stato un furto di password rubata e non l’inadeguatezza dei sistemi.

L’Australia è uno dei Paesi che la scorsa settimana hanno partecipato al secondo vertice internazionale della Counter Ransomware Initiative ospitato alla


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