I due vice e le nuove regole del premier (anche per le riforme)

Antonio Tajani e Matteo Salvini due vice diversi: non più come Luigi Di Maio e Salvini stesso con Giuseppe Conte. Ovvero non controllori notarili di un premier terzo, ma collaboratori di un premier che decide. Se la squadra di governo è attesa del duro mestiere di governare, di contro dovrà dimostrare di saperlo fare con […]

Antonio Tajani e Matteo Salvini due vice diversi: non più come Luigi Di Maio e Salvini stesso con Giuseppe Conte. Ovvero non controllori notarili di un premier terzo, ma collaboratori di un premier che decide. Se la squadra di governo è attesa del duro mestiere di governare, di contro dovrà dimostrare di saperlo fare con le opposizioni sulle riforme principali perché le regole del gioco vanno cambiate tutti assieme.

La sfida sarà non cedere alla tentazione di fare da sola (così come fatto con la squadra dei ministri dopo le intemperanze di Berlusconi) e maturare davvero. E l’assenza di un certo trumpismo lessicale ieri da un discorso molto repubblicano, fa ben sperare.

I vice

L’ex presidente del Parlamento europeo, già accreditato tra gli Stati membri, non dovrà marcare Chigi anche perché non ne ha interesse, ma proseguire nel solco italo-atlantico dei capitoli maggiormente significativi, che nel frattempo sono aumentati di densità politica. Non solo guerra e crisi energetica, ma cyber-sicurezza, Mediterraneo (ovvero relazioni con chi ci fornisce il gas come l’Algeria e chi prova a farsi nuovo hub come Grecia e Turchia), dossier Africa e ovviamente Cina.

Proprio sul continente africano oggi ha detto che “non possiamo non avere un’azione forte da parte dell’Italia, da parte dell’Europa”, a testimoniare la delicatezza del settore. Mentre sulla Cina il lavoro da fare non sarà leggero, dopo gli intrecci sull’asse Amburgo-Trieste-Pechino.

Le altre urne

L’attuale ministro delle Infrastrutture, invece, ha un’altra direttrice di marcia: deve provare a recuperare i consensi andati smarriti nelle recenti urne, sia in ottica regionali che in ottica europee, per non prestare il fianco a chi pensa già da tempo a un nuovo segretario. Il fronte del nord ha dato dei segnali: una serie


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