Dalla democrazia decadente alla democrazia decidente. Ci riuscirà?

La democrazia decidente: non ci tireremo indietro, anche se poi non ci eleggeranno più; governeremo insieme agli alleati per una squadra di governo; aperti alle opposizioni per il presidenzialismo, ma in caso di no ideologici faremo da soli. Questa, in sintesi, la parte più politica del discorso con cui Giorgia Meloni ha chiesto al fiducia […]

La democrazia decidente: non ci tireremo indietro, anche se poi non ci eleggeranno più; governeremo insieme agli alleati per una squadra di governo; aperti alle opposizioni per il presidenzialismo, ma in caso di no ideologici faremo da soli. Questa, in sintesi, la parte più politica del discorso con cui Giorgia Meloni ha chiesto al fiducia alla Camera dei deputati.

Tra i passaggi più ricorrenti quelli che partono dal concetto di responsabilità e hanno un punto di caduta in questo assunto: essere maggioranza parlamentare e compagine di governo per 5 anni, “facendolo al meglio delle nostre possibilità, anteponendo sempre l’interesse dell’Italia a quello di parte e di partito”. Ovvero, la democrazia decidente.

Messaggi in bottiglia

Il primo e forte messaggio è alle opposizioni: certamente il governo sarà pronto ad un confronto con tutte le forze politiche presenti in Parlamento per giungere alla riforma migliore e più condivisa possibile. “Ma sia chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia di fronte ad opposizioni pregiudiziali. In quel caso ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito su questo tema dagli italiani: dare all’Italia un sistema istituzionale nel quale chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per quello che è riuscito a fare”.

A Forza Italia dedica, verosimilmente, il dossier giustizia, con un intervento in favore di tempi brevi, anche per non scoraggiare gli investimenti. Alla Lega lancia il tema, molto caro, dell’autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane “secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale”. Ma anche il tema fiscale, ancora nelle ultime ore cavalcato da Salvini. Quando promette un nuovo patto fiscale, ne indica i tre pilastri: la riduzione della pressione


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