Da dove nasce il morboso attaccamento della sinistra per le cose inutili

Costanzo Preve, un grandissimo intellettuale marxista morto nel 2013, dunque ben prima che il delirio si impadronisse della sinistra italiana, descrisse con sapientissima perizia la degradazione del PCI, attraverso la metafora del serpentone metamorfico che, dopo il crollo dell’URSS, sarebbe divenuto PD, fondendosi con la sinistra democristiana. La sua tesi, a mio avviso corretta, era che l’interesse della sinistra odierna per le cause più inutili nascesse da una contingenza molto chiara: col crollo dell’URSS, il partito comunista vedendo venir meno il prodotto (il socialismo reale), ne doveva trovare un altro. Lo stesso Preve, ridicolizzando la sinistra, derideva l’antiberlusconismo sottolineando come la deriva onestista derivasse proprio dal venir meno del socialismo reale e dunque dall’esigenza di trovare un nuovo prodotto.
Questo sembra essere un aspetto banale ed è invece fondamentale per spiegare come l’interesse della sinistra per cause completamente inutili, non sia una semplice degenerazione psichiatrica, che, al limite, potrebbe spiegare il fatto che molti elettori ci caschino, ma una necessaria, inevitabile conseguenza del venir meno del prodotto originario della sinistra.

Ma andiamo con ordine. Chiunque chiedesse ad un elettore di sinistra perché vota per un partito di sinistra, non si sentirebbe rispondere “la difesa dei lavoratori”, o “l’emancipazione delle classi sociali deboli”, bensì “la difesa dei gay”, “la difesa dei negri” (negro è il termine corretto e non è dispregiativo, deriva dal latino “nigrum”) e “le quote rosa”. E con la comparsa del covid e della guerra in Ucraina, il nuovo core business della sinistra è l’integralismo vaccinale e russofobico. Perché per il resto, la sinistra e la destra sono praticamente identiche per ciò che concerne la propria visione dei poveri come scansafatiche fannulloni, cosa che ha provocato l’esplosione del primo Movimento 5 Stelle (poi imploso quando si è capito cosa sia davvero il reddito di cittadinanza), fino al paradosso che oggi ad interessarsi dei poveri è rimasta l’estrema destra. Abbiamo così chiaro il punto: i poveri non votano più a sinistra che, invece rimane “appetibile” presso i ricchi. Che invece mostrano una sensibilità quasi maniacale per i diritti sociali delle minoranze. Un tema che tuttavia cattura anche il senso di colpa delle fasce sociali più ricche perché non le costringe a doversi confrontare con quelle che, quarant’anni fa, per la sinistra, sarebbero state le “iniquità del mercato”. E’ esattamente questo – e non le fake news, i novax, i troll di Putin, il complottismo – alla base del successo del rossobrunismo, quel fenomeno per cui oggi da destra vengono le stesse considerazioni in fotocopia dei brigatisti di un tempo: e che si fonda sul fatto che i temi sociali più rilevanti sono stati completamente dimenticati dalla sinistra. E sia chiaro, il punto non è che tra i poveri non vi siano effettivamente alcuni scansafatiche, così come in generale è vero che l’assistenzialismo abbia effettivamente prodotto mostri, e personalmente ho apprezzato alcune liberalizzazioni del PD, trovandole anzi debolucce rispetto a ciò che andava fatto, così come ho applaudito al Jobs Act di Renzi. Il punto è che ad applaudire è un uomo di destra, liberale, liberista, che, in quanto tale, almeno programmaticamente, crede nel mercato, nel privato, nelle assicurazioni, con regole solidissime che impediscano la formazione di cartelli, la finanziarizzazione dell’economia e comunque temperate dall’esigenza di salvaguardare i poveri, che per quasi quindici anni ha votato Forza Italia. Come è possibile che l’unica volta nella mia vita in cui ho votato PD è stato quando ha fatto una cosa di destra che anzi io mi sarei atteso da un Berlusconi?
Qui c’è il centro di tutto. Supponendo che il PD riesca davvero a trasformare il paese in un paradiso multiculturale, LGBT, femminista, ipervaccinato, magari portando all’estremo certe follie che si intravedono in questi giorni, cosa rimane poi? Problemi reali. Rischiosi. Nel senso che rischiano di erodere l’enorme bacino elettorale di marie antoniette del tutto fuori dalla realtà, annoverabili tra gli statali fancazzisti, tra i ricconi divenuti tali non per meriti propri ma per meriti politici. Perché chiunque volesse fondare un partito di sinistra e occuparsi delle migliaia di morti all’anno sul lavoro, del lavoro nero, dei gruppi di potere che impediscono le VERE liberalizzazioni (non quelle delle sciampiste) ma anche di politica estera e dunque spiegare che se in questo paese si perderanno centinaia di migliaia di posti di lavoro è anche perché ci stiamo inimicando la Russia e la Cina, perdendo mercati preziosissimi, tutto questo gli inimicherebbe quelle stesse mafie che, invece, oggi, hanno interesse a che la sinistra non torni a difendere (ammesso che lo abbia mai davvero fatto) i poveri italiani, ma una corrente che cela il furore con cui difende i ricchi, col furore in difesa delle minoranze.
Quando Barbareschi, sbagliando i toni, parla di “mafia gay” – e avendo avuto una moglie di sinistra, un tempo vicina al militantismo gay napoletano e che se ne è allontanata disgustata proprio per la sua natura mafiosa, potrei raccontarne tantissime in merito – dice la sacrosanta verità. Oggi quella “mafia gay” è del tutto funzionale al capitale, perché serve a nascondere l’assoluto nulla che contraddistingue la sinistra di oggi. Anzi probabilmente Barbareschi si è tenuto basso, perché potrebbe parlare di “mafia rosa”, di “mafia immigrazionista” e delle tante mafie che contraddistinguono l’essenza del potere tirannico che ha impoverito il paese.

E tutto questo, sia chiaro, non è una critica che faccio unicamente alla sinistra. Anche la destra oggi non ha più una vera identità. Solo che oggi non è una giornata “di destra”. E’ il Primo Maggio, vivremo l’ennesima giornata del lavoro dove si parlerà di tutto tranne che di temi autenticamente di sinistra. Si parlerà di quanto è cattivo Putin, un uomo che si batte per temi che un tempo in questo paese difendeva la sinistra; di quanto è oscurantista la Russia, che per inciso è molto più liberale di quella sovietica; di quanto i russi perseguitino i gay, quando il PCI cacciò Pasolini proprio per le sue scorribande sessuali; di quanto sia giusto (citando Fabio Fazio) che un insegnante debba avere il diritto di negare la scienza, di quanto siano stupidi i complottisti, quando un tempo era la sinistra ad ammonirci circa i pericoli di appaltare la salute pubblica alle multinazionali del farmaco. Sui palchi sfileranno le consuete star straricche che guardandoci dall’alto in basso ci diranno quanto siamo scemi a non volerci vaccinare, a trovare ridicoli certi vezzi della dittatura liberal. Insomma assisteremo all’ennesima presa in giro di una sinistra troppo codarda per battersi davvero contro chi provoca le ingiustizie, salvo poi stupirsi che ad occuparsene sono “i populisti”. E’ molto più facile obbligare i figli a vaccinarsi, ad avere due cognomi, ad adottare la polizia del linguaggio e del pensiero, bruciando i libri proprio come facevano gli idoli della sinistra di un tempo, da Stalin a Pol Pot. E soprattutto, cantare le laudi a Draghi, il massacratore della Grecia e che ora sta facendo lo stesso in Italia. Con l’applauso della sinistra. Quella stessa sinistra che avrebbe dovuto difenderci dall’arroganza dei mercati, stupendosi che gli elettori di un tempo li abbiano mandati al diavolo.

FRANCO MARINO
Fonte: Il Detonatore.it

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