Uno sguardo al 2% dei lavori al Pnrr destinato ai dipendenti comunali: il caso di Viterbo e le possibili minacce

L’amministrazione Frontini sta investendo moltissimo nel Pnrr. In un anno e mezzo hanno indetto quasi tutte le gare di progetto, con un investimento totale di quasi 60 milioni di euro, compresi i 9 milioni per il Giubileo. In somma, tra bonus, Pinqua e Fesr, sono quasi 80 milioni di euro. Una cifra che non si vedeva a Viterbo dai tempi del piano Marshall.

Secondo loro e gli ottimisti, questi contributi cambieranno il volto della città. Ma c’è il rischio che il Comune finisca somigliando sempre più a uno studio privato, in cui l’importanza è concentrata sul procurarsi fondi e non sulla qualità dei progetti.

L’incertezza che circonda la gestione del Pnrr viterbese è rappresentata dal “speciale” articolo 8, comma 5 del d.l. 13/2023 (convertito in legge 41/2023), che disciplina le retribuzioni previste per le funzioni tecniche dei dipendenti comunali, chiamate “incentivi per le funzioni tecniche”. Questi incentivi rappresentano il 2% dell’importo dei lavori, dei servizi e delle forniture posti a base di gara. Per fare un esempio pratico, nella città di Viterbo, su un totale di 80 milioni, l’incentivo per gli impiegati e le impiegate dell’amministrazione comunale ammonta a 160mila euro. In caso di progetti più piccoli, con un milione di euro come importo, l’incentivo è di 20mila euro.

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Cosa succede a questi soldi? Un 2% viene ripartito tra il Rup (Responsabile unico del progetto) e tutti quelli che svolgono le funzioni tecniche, inclusi eventuali collaboratori. Gli importi includono anche gli oneri previdenziali e assistenziali a carico dell’amministrazione comunale. Il dirigente o il responsabile di servizio, in accordo con il Rup, stabilisce a chi saranno corrisposte le somme. Il nuovo codice degli appalti impone un tetto massimo: l’incentivo complessivo annuo non può superare il 100% dell’importo lordo annuo dello stesso dipendente. Per fare un esempio, se un dirigente o un funzionario prendono 20mila o 40mila euro l’anno, non possono percepire più di quella cifra sotto forma di surplus. Il restante 20% può essere utilizzato per l’acquisto di beni, strumenti e servizi o per tirocini formativi.

Ora, torniamo alla nostra realtà, in una città che sta lentamente prendendo confidenza con i cantieri targati Pnrr. Fino ad ora, il sindaco Chiara Frontini e la sua squadra di governo si sono mossi in modo oggettivamente positivo, riuscendo a pubblicare quasi il 100% dei progetti. In effetti, Viterbo è una delle poche città che non restituirà i soldi accordati allo Stato dall’Unione Europea. Ciò è dovuto al fatto che, come ha detto lo stesso sindaco, la messa a terra del programma finanziato con il Pnrr è una priorità assoluta dell’amministrazione. Frontini, da questo punto di vista, è una specialista, essendo esperta di Europrogettazione, ed è l’assessore che ha affidato l’arduo compito di seguire con lei l’iter burocratico di ogni singolo progetto all’architetto Emanuele Aronne. Sembra quindi che ci siano tutti i presupposti affinché le cose procedano senza intoppi, ma c’è qualcosa che potrebbe compromettere questa organizzazione finora quasi impeccabile.

Esiste il rischio che il sistema dei bonus ai funzionari comunali possa portare ad una diminuzione della qualità dei lavori svolti e presentati ai cittadini. Dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono arrivati 80 milioni di euro, 160mila dei quali sono stati destinati ai fondi per i dipendenti che lavorano ai progetti e ai dirigenti. L’amministrazione ha preso il maggior numero di finanziamenti possibili assegnando incentivi. Tuttavia, si potrebbe verificare una mancanza di un’idea di città. Pensiamo, ad esempio, alle piste ciclabili, alla passeggiata ecologica e ai primi cantieri partiti in Piazza del Comune, via Roma e via Matteotti: secondo alcuni esperti di urbanistica e molti osservatori, queste opere presenterebbero delle imperfezioni. La ciclabile, sulla quale l’amministrazione punta molto, ha suscitato qualche perplessità grazie alle sue curve bizzarre. L’allarme è che, anche inconsapevolmente o in buona fede, come in questo caso, possano essere create opere “difettose”.

I servizi pubblici, in realtà, si stanno comportando come quelli privati o professionali. Invece, il municipio dovrebbe avere un ruolo di controllo. Prima del Pnrr, i progetti seguivano una strada più complessa, dove il Comune stabiliva uno schema di massima e poi assegnava lavori esterni. Attualmente, tutto viene realizzato internamente con l’ufficio speciale, istituito nel 2021 dal sindaco Giovanni Arena. È quest’ufficio che si occupa dei compiti assegnati dal ministero o, attraverso di esso, dall’Unione Europea, progettando e gestendo i vari progetti. Esattamente come fanno gli specialisti del campo dell’architettura e dell’urbanistica.

Vista con una prospettiva pessimistica, c’è il rischio che il Comune sia attratto da una corsa sfrenata ai fondi, dove dovrebbe invece prestare la massima attenzione alla rendicontazione e mettere in primo piano la sua vera funzione: rendere la città partecipe del cambiamento. A prescindere dal fatto che ci sia o meno una mutazione. Anche le procedure del Pnrr tendono a svantaggiare progetti di qualità, poiché vengono richieste più che altro un’idea, una visione. Coinvolgendo maggiormente gli ordini professionali e le commissioni comunali, come quella urbanistica, nonché tutti gli altri portatori d’interesse locali, questa tendenza potrebbe essere evitata del tutto. Ovviamente, sia Frontini che Aronne sanno bene cosa stanno facendo. Ciò che molti cittadini ed esperti chiedono è di essere coinvolti.

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