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La Russia ha dichiarato il Wwf agente straniero

Wwf Russia 1
Il ministero della giustizia della Federazione Russa ha aggiornato la sua lista nera e ha dichiarato anche il Wwf-Russi “agente straniero”. Il registro degli “agenti stranieri” si è arricchito anche dei nomi dell’economista Sergei Guriev, del politico Gennady Gudkov, dell’ex capo di Yandex.News e creatore dell’aggregatore True Story Lev Gershenzon, della blogger Nika Vodwood, del giornalista Daniil Gubarev della Free Buryatia Foundation e anche del World Wildlife Fund (Wwf). Il ministero della giustizia russo accusa: «Con la scusa di proteggere la natura e l'ambiente, la diversità biologica delle specie, i rappresentanti del Fund hanno cercato di influenzare le decisioni dell'esecutivo e autorità legislative della Federazione Russa, hanno ostacolato la realizzazione di progetti industriali e infrastrutturali». Ora, con un comunicato che ha per titolo “Questo materiale è prodotto e distribuito dal World Wildlife Fund, incluso nel registro degli agenti esteri, o relativo alle attività del World Wildlife Fund  for Nature, incluso nel registro degli agenti esteri”, gli ambientalisti russi cercano di difendersi ricordando che «Il Wwf-Russia è un'organizzazione ambientale apolitica nazionale russa con oltre 1.500.000 sostenitori in tutto il Paese. Riteniamo ingiustificata la decisione di inserire il Fund nell'elenco organizzazioni-agenti stranieri e ne chiederemo il controllo giurisdizionale. Il Wwf-Russia continuerà a proteggere le specie animali rare e a preservare la natura della Russia, adempiendo ai propri obblighi. La missione della Fondazione è preservare la diversità biologica in armonia tra uomo e natura. Il Fund lavora a beneficio della natura russa dal 1994. L'organo di governo supremo del nostro Fund, il Consiglio, è composto da cittadini della Federazione Russa. Anche tutti i dipendenti della Fondazione sono cittadini della Russia. Oggi, il team dell'organizzazione impiega più di 130 specialisti dedicati alla causa della protezione della natura: 16 scienziati; 14 lavoratori onorari della protezione della natura; 6 ecologisti onorati della Federazione Russa; 2 titolari dell'Ordine d'Onore della Federazione Russa; 1 Premio Nobel per la Pace nel 2007 come parte di un gruppo internazionale di scienziati del clima. 46 dipendenti hanno ricevuto riconoscimenti dipartimentali dal Ministero delle risorse naturali e dell'ecologia della Federazione Russa e dall'Agenzia forestale federale». Il Wwf-Russia ricorda che «In 28 anni, il Fund ha realizzato più di 1.500 progetti sul campo. Con il sostegno del World Wide Fund for Nature, sono stati creati e ampliati oltre 145 territori naturali federali e regionali appositamente protetti con una superficie totale di 72 milioni di ettari. I bisonti sono stati restituiti alla natura: oggi più di 1800 animali di razza pura pascolano liberamente nelle foreste della parte europea della Russia. I primi leopardi sono stati rilasciati in libertà nel Caucaso russo: insieme ai partner è in corso di attuazione un programma per ripristinare la popolazione del leopardo del asiatico. È stata creata una rete di "pattuglie degli orsi" per preservare gli orsi polari e prevenire conflitti tra gli esseri umani e un raro predatore». Esprimendo solidarietà al Wwf, Greenpeace Russia fa notare che così la decisione del ministero punta a impedire le attività ambientaliste: «La Fondazione, come centinaia di altre organizzazioni ambientaliste russe, è costretta ad entrare in un "dialogo" con le autorità per preservare la biodiversità, segnalare le loro decisioni sbagliate e metterle in guardia contro la realizzazione di progetti che potrebbero essere dannosi per l'ecologia del nostro Paese , anche se venivano definiti “industriali” e “infrastrutturali”. Il wwf Russia conclude: «Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza il supporto fornito dai nostri sostenitori. Oggi ce ne sono più di 1.500.000 in tutta la Russia. Siamo profondamente grati a queste persone. Per noi è molto prezioso che rimangano con noi nei momenti più difficili. Ci sono nuovi traguardi davanti, per i quali lavoriamo ogni giorno. Dopotutto, i progetti ambientali non possono essere messi in pausa, poiché ciò potrebbe annullare i successi dei decenni precedenti». Greenpeace Russia sa di poter essere la prossima e uno dei suoi leader Mikhail Kreindlin ha detto: «L'inclusione del World Wide Fund for Nature nell'elenco degli agenti stranieri non solo è irragionevole, ma, a mio avviso, è in conflitto con la legislazione, secondo la quale le attività nel campo della protezione della flora e della fauna, le attività di volontariato non appartengono all'attività politica. Questo è esattamente ciò che fa il Fund, questa è la sua missione principale. E la  affronta con successo da quasi 30 anni, come dimostrano i risultati del lavoro del Fund» Il Wwf e Greenpeace Russia hanno spesso unito le forze e lavorato insieme a progetti di conservazione e a campagne contro i combustibili fossili e i grandi progetti infrastrutturali.  Greenpeace fa un paio di esempi: «Nel 2004-2006, Transneft, con il sostegno del governo russo, aveva pianificato di costruire l'oleodotto Siberia orientale-Oceano Pacifico a 800 metri dal lago Baikal in un'area estremamente pericolosa dal punto di vista sismico. I lobbisti hanno cercato di sostenere che questa era l'unica possibile per la pipeline. Tuttavia, scienziati dell'Accademia delle scienze russa e organizzazioni pubbliche, tra cui il World Wildlife Fund e Greenpeace,  cittadini russi, da Vladivostok a Mosca, si sono opposti insieme a questo progetto, un progetto estremamente pericoloso per il lago Baikal. Di conseguenza, l'oleodotto non è stato spostato di 40 chilometri, come richiesto dagli attivisti, ma di 400. A proposito, ora gli esperti affermano che questa opzione si è rivelata economicamente più redditizia di quella originale. Il secondo esempio è la costruzione di diverse strutture olimpiche sulla Grushevoy Ridge, vicino ai confini della Riserva del Caucaso. I lobbisti affermarono che questo era l'unico posto in Russia dove si poteva costruire una pista olimpica per slittino e bob (come si scoprì in seguito, c'erano anche hotel termali e campi da golf). Per raggiungere questo obiettivo, hanno persino minacciato di cambiare la Costituzione. Ma la posizione ragionata del Wwf, Greenpeace, altre ONG e cittadini russi ha portato al fatto che il capo del governo, dopo aver ascoltato il rapporto del direttore, e ora il presidente del Wwf Russia Igor Chestin, ha deciso di spostare le sedi olimpiche . Sulla base della posizione del ministero della giustizia, anche coloro che poi si sono accordati con il Wwf e Greenpeace e hanno preso queste decisioni assolutamente corrette erano "sotto l'influenza straniera" e dovrebbero essere inclusi tra gli agenti stranieri. Ma questo è assurdo. Ciò significa che l'inserimento del Wwf nell'elenco degli “agenti stranieri” è altrettanto assurdo. E questa decisione deve essere revocata il prima possibile». L'articolo La Russia ha dichiarato il Wwf agente straniero sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Cos’è e come funziona: il 17 marzo a Mola si parla di Parco nazionale Arcipelago toscano

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Dopo il buon successo della prima iniziativa sul ciclo dei rifiuti, proseguono gli appuntamenti con  il ciclo di incontri tematici “Com’è – Come funziona” organizzati da Legambiente Arcipelago Toscano all’Aula Verde Blu “Giovanna Neri” della Zona Umida di Mola (lato Capoliveri). Venerdì 17 marzo, dalle ore 17,00 alle 19,00, il tema sarà il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e i suoi compiti e competenze, l’organizzazione dell’Ente Parco – politica e amministrativa - e i Piani sulla base dei quali opera. A illustrare cosa sia davvero e come funziona un Parco Nazionale e a rispondere alle domande di chi vorrà partecipare sarà il Direttore del PNAT Maurizio  Burlando che spiega: « Gli Enti Parco sono enti speciali: speciali per finalità, speciali per gli ambienti in cui operano, speciali per l’insieme articolato di soggetti, pubblici e privati, con i quali devono interagire. A questa specialità si aggiunge, inoltre, il fatto oggettivo di essere amministrazioni relativamente recenti. Un insieme di condizioni che ha reso complicato il percorso dei Parchi in Italia, fortemente impegnati nel condurre la propria missione di tutela delle risorse naturali, compatibilmente con l’attenzione a favorire attività funzionali allo sviluppo sostenibile dei territori di competenza. In questo contesto opera il Parco Nazionale Arcipelago Toscano,  area protetta terrestre con estensione anche a mare istituita nel 1996. Un territorio straordinario per biodiversità e geodiversità, per il paesaggio e per l’affascinante storia e cultura che caratterizza le sette isole che lo rappresentano. L’incontro è l’occasione per raccontare il ruolo e le funzioni di un Ente Parco, ma anche e soprattutto per illustrare le azioni, i progetti e le sfide che attendono il Parco Nazionale riguardo al difficile compito di conservare le peculiarità dell’inestimabile patrimonio naturale presente nell’Arcipelago Toscano e contestualmente di promuovere politiche innovative e consapevoli a favore dello sviluppo locale». Attività valida per i PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento Tutti sono invitati a partecipare Info: legambientearcipelago@gmail.com - 3398801478 L'articolo Cos’è e come funziona: il 17 marzo a Mola si parla di Parco nazionale Arcipelago toscano sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

La provincia di Trento vuole abbattere l’orso MJ5. Legambiente e Wwf: decisione illegittima

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L’esame del DNA realizzato dalla Fondazione Edmund Mach ha accertato che l’orso autore dell’aggressione avvenuta il 5 marzo in Val di Rabbi, in Trentino,  contro Alessandro Cicolini  - accompagnato dal suo cane – che ha riportato ferite abbastanza lievi, è stato identificato come MJ5 e la stessa Provincia di Trento ammette in una nota che  «Si tratta di un maschio di 18 anni che in passato non si era mai reso protagonista di altri episodi simili, né aveva manifestato comportamenti a rischio, l’orso che domenica 5 marzo ha aggredito un uomo in Val di Rabbi. L’orso è figlio di Maya e Joze, due esemplari introdotti dalla Slovenia con i quali è partito il progetto Life Ursus in Trentino. Secondo i dati in possesso del Servizio Fauna della Provincia, «MJ5 dal 2005 al 2022 ha frequentato buona parte del Trentino occidentale, spingendosi occasionalmente sul territorio della provincia di Bolzano, stanziando soprattutto nell’ambito del Brenta meridionale». Il Wwf sottolinea che «Questo esemplare non siera mai reso protagonista prima di episodi di interazione con persone, e dunque sia necessaria massima attenzione nella gestione di questo caso del quale ancora non si conoscono molti dettagli, come ad esempio il ruolo del cane (slegato o al guinzaglio?) nella dinamica dell’aggressione. Come ribadito nel documento di Ispra del 2021 sulla gestione degli orsi problematici, i casi di orsi che causano ferimento di persone per la prima volta, senza aver manifestato comportamenti simili in precedenza, vanno valutati attentamente caso per caso. Prima di considerare l’ipotesi di abbattimento o rimozione vanno analizzate con cautela le dinamiche che hanno portato all’attacco, compreso il comportamento della persona coinvolta». Eppure, non appena accertata l’identità dell’orso,  il presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghistaMaurizio Fugatti, ha subito annunciato che «Ho già avuto un’interlocuzione con il ministro all’Ambiente, Pichetto Fratin per informarlo dell’esito delle analisi genetiche e delle decisioni della Provincia. In parallelo invieremo nelle prossime ore ad Ispra la richiesta di abbattimento, così come prevede la norma»- Una decisione che vede nettamente contrario Antonio Nicoletti responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente: «Ancora una volta la provincia autonoma di Trento prende una decisione autonoma e illegittima che non li compete. Non spetta, infatti, alla provincia decidere che tipo di intervento mettere in campo tanto meno quello di condannare a morte un orso, come sta accadendo per l’esemplare MJ5 che ha aggredito nei giorni scorsi un uomo in Val di Rabbi. L’errore che commette il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti è quello di interpretare in maniera estensiva la possibilità prevista dal PACOBACE, il Piano d’azione interregionale per la tutela dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali, di intervenire con azioni di controllo volte a risolvere i problemi e/o limitare i rischi connessi alla presenza di un orso problematico. Ma tale decisione non spetta alla Provincia autonoma di Trento, bensì all’Ispra che deve esprimere un parere nel merito, poi la decisione finale la prenderà il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questo Fugatti lo sa bene, eppure ancora una volta prende decisioni che non li competono ribadendo che intende comunque procedere all’abbattimento dell’esemplare. Pertanto,  ben venga il monito arrivato ieri dallo stesso Dicastero dell’Ambiente che ha ricordato il ruolo dell’Ispra, alla quale chiediamo di esprimersi al più presto. Siamo convinti che la condanna a morte di un orso rappresenta sempre una sconfitta sia per l’uomo sia per il lavoro di gestione e di tutela che viene messo in campo anche attraverso i progetti Life. Le problematiche di gestione di specie emblematiche, come il lupo o l’orso, ci dimostrano che per difendere la biodiversità quello che serve è il supporto della scienza e una grande capacità nella gestione della complessità territoriale e istituzionale, ma anche un nuovo patto di collaborazione tra parchi e comunità locali, da cui è indispensabile ripartire con obiettivi chiari e condivisi». Per Legambiente. «La convivenza tra l’uomo e i grandi predatori, come l’orso e il lupo, è una delle grandi sfide da affrontare seriamente a partire dalle aree più problematiche». Come sottolineato nel suo ultimo report “Natura Selvatica a rischio in Italia”, l’associazione ambientalista ricorda che «Oggi, ad esempio, sono diversi gli strumenti suggeriti e adottati per il contenimento del conflitto tra attività di allevamento e grandi predatori. Ad esempio, in Appennino tra gli strumenti suggeriti e adottati rivolti agli allevatori ci sono: i cani da guardia, le recinzioni fisse ed elettrificate, la presenza continua del pastore, i dissuasori acustici e ottici, i procedimenti per i risarcimenti economici gestiti online o esperimenti come il gregge del parco che permette di avere subito disponibile la pecora predata riducendo le perdite aziendali». Andrea Pugliese, presidente di Legambiente Trento, ricorda che «Il progetto LifeUrsus con la reintroduzione dell'orso bruno nelle aree del Brenta, dove era in via di estinzione,   è stata un'iniziativa importante dal punto di vista ecologico, riportando una specie iconica sulle Alpi Centrali, e ha avuto anche importanti ricadute sull'immagine del territorio. Purtroppo negli ultimi anni la politica locale ha preferito enfatizzare i pericoli provocati dagli orsi, anziché aiutare a costruire la convivenza dell'uomo con i grandi carnivori, sulla base di protocolli scientifici. L'attacco diretto a un uomo (a cui vanno certamente i nostri auguri), avvenuto nei giorni scorsi a Rabbi, è un episodio previsto dal Pacobace, dopo il quale gli esperti dell'Ispra potranno prevedere azioni diverse, fra le quali l'abbattimento è solo un caso estremo. Pensiamo che sia opportuno avere prima di tutto un parere tecnico e solo a valle valutare l'intervento più adeguato». Il Wwf evidenzia che «La Provincia autonoma di Trento continua invece a considerare l’orso come una specie “naturalmente pericolosa”, pretendendo una gestione completamente autonoma e non ritenendo il parere di Ispra vincolante in alcun modo. Questo approccio non è sostenibile né scientificamente condivisibile. l ricorso agli abbattimenti dovrebbe essere sempre l’ultima soluzione, quando la pericolosità dell’animale è conclamata e non esistono altre soluzioni valide. A sostegno di questo, nel 2022 anche il Consiglio di Stato ha bocciato le linee guida provinciali che prevedevano una gestione territoriale di orsi e lupi e l’automatismo tra i danni causati o l’aggressione compiuta da un orso e l’abbattimento dell’animale, in palese contrasto con i principi di proporzionalità e di precauzione». Per questo, il Wwf auspica che «La Provincia Autonoma di Trento riprenda un percorso fondato sulla promozione della convivenza, partendo dalla conoscenza e non dai pregiudizi. L’espansione della popolazione di orso in Trentino e sull’arco alpino necessita di essere ulteriormente consolidata, ma questo processo è possibile solo lavorando nella direzione di una gestione equilibrata, senza il ricorso ad abbattimenti “facili”. Comunicazione e sensibilizzazione sui corretti comportamenti da adottare in montagna e la liberalizzazione dello spray al peperoncino anti-orso, considerato ancora illegale in Italia, e che invece ha dimostrato la sua efficacia in Nord America, sono tutte opzioni incruente e auspicabili, che possono aiutare a costruire una coesistenza reale e ad evitare episodi simili in prospettiva futura». L'articolo La provincia di Trento vuole abbattere l’orso MJ5. Legambiente e Wwf: decisione illegittima sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Fotovoltaico, ok della Conferenza paesaggistica alla variante urbanistica di Vicchio

Fotovoltaico Vicchio
Il Comune di Vicchio (FI) ha annunciato che la Conferenza paesaggistica, composta da Regione e Soprintendenza, ha dato parere positivo alla variante urbanistica adottata dal Comune di Vicchio che estende la possibilità d’installazione di impianti fotovoltaici e solari nel centro storico. Il Comune spiega che «La variante al POC (Piano Operativo Comunale) punta ad ampliare la possibilità di installazione di impianti fotovoltaici e solari nelle aree urbanizzate, compreso il centro storico, con determinate caratteristiche e non visibili da spazi aperti (come piazze e viabilità pubbliche). In pratica, le modifiche consentiranno nuove installazioni - purché di adeguate tipologie, scelte cromatiche e di materiali, e previo parere dell’ufficio - garantendo la tutela paesaggistica». Il sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa, ha commentato: «Sono molto soddisfatto. Adesso torniamo in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva e poi questa possibilità diventerà concreta. Abbiamo dato a Vicchio una direzione green. Incentiviamo il ricorso alle energie rinnovabili, anche nel centro storico, nel rispetto comunque della tutela del paesaggio e delle caratteristiche storico-architettoniche. E con ciò agevoliamo i cittadini, anche chi è interessato a far parte della Comunità Energetica. Partendo da questa nostra esperienza che può fare da apripista, mi metto e ci mettiamo a disposizione per portare un contributo sia nell’ambito di Anci Toscana sia in collaborazione con la Regione». Il coordinatore della commissione Energia e Ambiente dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, Stefano Corsi, e quello della commissione area Mugello Valdisieve, Marco Moricci. Sottolineano: «Bene la variante urbanistica di Vicchio, ma adesso sulla localizzazione degli impianti fotovoltaici servono regole chiare per tutta la provincia. Il perfezionamento della variante urbanistica per impianti fotovoltaici nel centro storico della cittadina del Mugello è una notizia positiva sia per i suoi effetti diretti, visto che amplia le possibilità di installazione di impianti a fonti rinnovabili, sia perché manda un segnale di apertura e incentivo alla loro realizzazione. Inoltre, il fatto che la realizzazione all’interno del centro storico sia stata possibile grazie ad un confronto con Soprintendenza e Regione rappresenta un esempio di come gli enti locali possano procedere per superare certi vincoli anche in zone delicate». Corsi e Moricci ricordano che «Rimane ancora - il vincolo dell’integrazione architettonica e del colore rosso dei pannelli, oltre ad altre limitazioni già presenti per le aree esterne ai centri storici. Determinate limitazioni sono molto penalizzanti per l’installazione di nuovi impianti e se il vincolo sul colore si traduce in un incremento di costo e riduzione della produzione di energia, quello dell’integrazione è ancora più critico perché rischia di rendere impossibile l’intervento per complicazioni burocratiche, strutturali, funzionali, economiche. Sarebbe opportuno valutare dove i vincoli sono veramente necessari in particolare quello di integrazione architettonica. Si dovrebbero individuare zone in cui limitare al massimo i vincoli realizzativi e altre, di maggior tutela, dove non consentire proprio la realizzazione, piuttosto che una situazione di compromesso. Sarebbe auspicabile monitorare l’efficacia della misura, verificando, in un arco temporale di 6-12 mesi, quanti impianti vengono realizzati in zone dove prima non erano consentiti». L'articolo Fotovoltaico, ok della Conferenza paesaggistica alla variante urbanistica di Vicchio sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Federcanapa, in Senato un disegno di legge «aberrante» sulla “cannabis light”

canapa cannabis
Il ministro Lollobrigida ha dichiarato il suo appoggio a un disegno di legge presentato in Senato il 22 dicembre scorso da un gruppo di senatori di Fratelli d’Italia per mettere al bando la cannabis light a uso ricreativo. I proponenti sostengono una tesi paradossale: la ‘canapa leggera’, come la chiamano italianamente i relatori, “non ha effetti psicotropi”, “ma fumata, avvertono gli esperti, è comunque dannosa per la salute” (bella scoperta: qualsiasi sostanza inalata, a parte l’aria, è dannosa. Che dire allora del tabacco?). Ma più che i rischi per la salute, di cui neppure i proponenti sembrano molto convinti, il punto che interessa ai proponenti è un altro. La cannabis light va criminalizzata perché potrebbe essere la porta di ingresso alla liberalizzazione della cannabis in Italia. E chiedono in concreto che l’importazione e la commercializzazione della canapa leggera, siano equiparati al reato penale di produzione, traffico e detenzione di droga. Per quanto grottesco, il disegno di legge merita qualche seria risposta, dato che è sostenuto da esponenti della principale forza di governo. I proponenti partono da un’osservazione incontestabile: c’è un vuoto normativo nella legge sulla canapa industriale, poiché nulla dice sull’uso delle infiorescenze, che ha dato vita alla vendita in tutta Italia di fiori di cannabis light proposti come ‘prodotti da collezione’ o ‘deodoranti’, dato che non si può dichiararli ‘prodotti da fumo’. Da anni Federcanapa chiede di porre fine a questo mercato grigio e poco trasparente, riconoscendo la canapa tra i succedanei del tabacco, come in Belgio e in Lussemburgo, e imponendo accise e regole chiare al suo uso come prodotto da inalazione. Una mole crescente di studi ha confermato le numerose proprietà terapeutiche, analgesiche e antibatteriche del Cbd e degli altri principi attivi non psicotropi contenuti nel fiore della canapa industriale. E l’inalazione, per quanto dannosa (ma in questo caso molto meno dannosa dell’inspirazione della nicotina), resta il metodo più semplice e immediato di assimilazione di determinate sostanze. Non a caso anche per gli usi terapeutici della cannabis si ricorre all’inalazione. La legalizzazione della ‘canapa leggera’ sarebbe un volano di occupazione agricola e industriale, un’alternativa alla crisi del tabacco, garantendo regole chiare sui prodotti in commercio ed entrate per lo Stato. La proposta dei senatori di FdI va invece in senso opposto, col rischio di privare gli italiani della possibilità di usufruire legalmente delle straordinarie proprietà del Cbd e di tagliare le ali alla rinascita della canapa agricola e industriale in Italia. Per gli agricoltori, infatti, eliminare le infiorescenze dall’uso della canapa industriale significa buttare via un terzo dell’intera pianta, il terzo in cui si concentra il massimo valore aggiunto della coltivazione. di Federcanapa - Federazione italiana canapa    L'articolo Federcanapa, in Senato un disegno di legge «aberrante» sulla “cannabis light” sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Avifauna migratoria: i cacciatori all’assalto dei calendari venatori

avifauna migratoria caccia
Federcaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Associazione Nazionale Libera Caccia, Italcaccia e il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) riunite nella Cabina di regia unitaria del mondo venatorio, hanno scritto al ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin e a quello dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida  per fornire loro quello che definiscono «Un esperto contributo atto a porre fine a errori, incongruenze ed ai dannosi effetti che una mancanza di corretta analisi e di concertato esame stanno producendo ed ancor più possono produrre senza interventi autorevoli, tempestivi e adeguatamente motivati, per i quali si conferma ancora una volta la nostra piena disponibilità collaborativa». Si tratta in realtà dei calendari venatori sulle specie migratorie che ogni anno le Regioni Italiane tentano di modificare e che ogni anno vengono sonoramente bocciati non solo dall’Unione europea ma anche da TAR e da altre istanze e dagli stessi governi fin qui succedutisi Prima di tutto, le associazioni venatorie ritengono che «Sia urgentissima una presa di posizione del Governo italiano, in particolare dei Ministeri dell’Ambiente e Agricoltura congiunti, affinché giunga comunicazione alle Regioni Italiane per legittimare le date di apertura e chiusura della stagione venatoria previste dalla Legge Nazionale. Parimenti ravvisiamo l’impellenza di una azione tempestiva nei confronti della Commissione Europea al fine di modificare le date di inizio migrazione stabilite nel nuovo documento Key Concepts, oltre ad un intervento per l’approvazione corretta dei Piani di gestione delle specie moriglione e pavoncella». La Cabina di regia unitaria del mondo venatorio accusa: «Il processo di modifica del documento Key concepts, svoltosi dal 2018 al 2021, non ha seguito in Italia le procedure di condivisione con i portatori d’interesse, come raccomandato invece dalla Commissione Europea, né la scala di priorità nei riferimenti scientifici, sempre indicata dalla Commissione. Le proposte di modifica sono state inviate dal Ministero dell’Ambiente senza la concertazione chiesta dalle Regioni, dal Ministero delle Politiche Agricole e dalle Associazioni Venatorie, e i riferimenti utilizzati sono stati rapporti interni dell’ISPRA mai pubblicati, e in alcuni casi addirittura gli stessi dati utilizzati nel 2001, per identificare una decade diversa. Il risultato ottenuto è stato di fatto quello di avere decadi d’inizio migrazione di molte specie anticipate da venti a cinquanta giorni rispetto a quelle dei paesi vicini o di latitudine simile. La conseguenza è che, proprio a causa delle posizioni italiane, per le specie oggetto delle modifiche, non si è raggiunto il risultato di dati omogenei per areali trans-nazionali, auspicato dalla Commissione, che ha dovuto spiegare le discrepanze con la possibilità di avere confuso, da parte delle Autorità italiane, i movimenti invernali non migratori con l’inizio della vera e propria migrazione. Un altro risultato negativo è che oggi i KC italiani e i pareri ISPRA sono incoerenti con le date dell’articolo 18 della legge 157/92, che non è stata modificato su questi punti. Come noto, tale situazione causa da 12 anni continui contenziosi con la Giustizia Amministrativa fra Regioni e associazioni animal-ambientaliste, e riteniamo che sia compito della politica far terminare questo dispendio di tempo e denaro su un tema facilmente risolvibile». I cacciatori fanno presente che il  problema è stato già segnalato alla Commissione europea dal precedente Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani Nella lettera – che sembra più una road-map per la deregulation venatoria applicata ai migratori – i cacciatori dicono ai due ministri che lo Stato italiano «Dovrebbe agire urgentemente secondo queste proposte: Inviare una circolare, o ancora meglio un decreto ministeriale congiunto, a tutte le Regioni Italiane, in cui si fa presente di avere preso atto dell’inaffidabilità dei Key Concepts italiani 2021, a seguito delle valutazioni tecnico-scientifiche e procedurali sopra esposte. Per questo motivo, in vista della redazione dei Calendari Venatori 2023-24, i Ministeri giudicano corretto l’operato delle Regioni Italiane che utilizzino dati scientifici regionali o nazionali per stabilire le stagioni di caccia e la decade di sovrapposizione, in armonia con i paragrafi 2.7.2, 2.7.3, 2.7.9 e 2.7.10 della Guida alla Disciplina della Caccia. Modificare i dati KC italiani, preferibilmente da parte dei due suddetti Ministeri congiuntamente, oppure con un Tavolo tecnico nazionale, che sposti nel mese di febbraio le decadi d’inizio migrazione secondo quanto sotto specificato: Tordo bottaccio: FEB1; Tordo sassello: FEB1, Cesena: FEB1, Alzavola: FEB1, Beccaccia: FEB3, Gallinella d’acqua: MAR1. Scrivere alla Commissione Europea una lettera per verificare una concordanza sui key concepts». Insomma, il compito assegnato a Pichetto Fratin e Lollobrigida è quello di rivedere il calendario venatorio secondo le indicazioni dei cacciatori. Vedremo se i due ministri accetteranno di farlo come hanno già fatto per altre istanze venatorie che hanno sollevato subito la perplessità dell’Unione europea. L'articolo Avifauna migratoria: i cacciatori all’assalto dei calendari venatori sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Fermare la strage subito! A Cutro sabato 11 marzo manifestazione nazionale

Fermare la strage subito
«La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare. Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti. Se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario non avrebbero rischiato la vita. Se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano, quel terribile naufragio si sarebbe potuto evitare. Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura. Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 71 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare». Si apre così l’appello sottoscritto dal Tavolo Asilo e Immigrazione, dalle rete 26 Febbraio, dalle Ong impegnate in operazioni di ricerca e soccorso, dalle reti locali della Calabria, dall’AOI, dalle tante organizzazioni locali e nazionali che hanno deciso di promuovere una manifestazione sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo, per esprimere indignazione per quanto accaduto e solidarietà con le famiglie delle vittime. Alla manifestazione ha annunciato  la sua partecipazione anche Legambiente che sabato tornerà a ribadire la sua «Indignazione per l’ennesima strage di migranti che si è consumata sulle coste italiane e ad esprimere la sua vicinanza alle famiglie delle vittime, perché quanto accaduto è qualcosa di vergognoso. Ogni Paese industrializzato è responsabile di queste migrazioni causate sempre più da tensioni e conflitti per l’accaparramento di materie prime o risorse energetiche dalla crisi climatica che rende invivibili le terre di queste persone». Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta, sottolineano che «Non si può rimanere indifferenti di fronte a quanto sta accadendo sulle coste italiane, né continuare a perpetuare politiche disumane che alimentano tragedie che non vorremmo vedere più nel mar Mediterraneo, come nel resto del mondo. Occorre fermare questa emorragia di umanità e dare l’esempio affinché tragedie simili non accadano più. Per questo insieme alle tante associazioni e ai rappresentati della società civile che sabato manifesteranno a Cutro, chiediamo in particolare un’indagine seria per fare chiarezza su quanto è accaduto garantendo verità e giustizia». Per le associazioni organizzatrici della manifestazione «E’ arrivato il momento di dire basta e di fermare le stragi. Chiediamo un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo. Chiediamo di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera. Chiediamo di realizzare immediatamente un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, e sollecitiamo il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma. Chiediamo di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità. Chiediamo di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non Ue. Chiediamo di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori. E’ il momento di dire basta ad ogni forma di strumentalizzazione politica e di fermare le stragi. Lo faremo andando sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo alle 14.30 per esprimere la nostra indignazione e la solidarietà con le vittime e le loro famiglie con una marcia silenziosa. La manifestazione di Cutro è il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti che la promuovono intendono organizzare affinché queste politiche “invertano rotta”. A chi non potrà essere a Steccato di Cutro chiediamo di mobilitarsi online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarla sui social con l’hashtag #fermarelastrage». L'articolo Fermare la strage subito! A Cutro sabato 11 marzo manifestazione nazionale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Il Congresso Usa boccia il ritiro delle truppe dalla Siria. Respinta la richiesta del repubblicano Matt Gaetz

Il Congresso Usa boccia il ritiro delle truppe dalla Siria
La Camera dei rappresentanti statunitense ha bocciato un disegno di legge presentato dal repubblicano Matt Gaetz che chiedeva di ritirare tutte le truppe americane dalla Siria, optando per continuare un intervento militare  che dura da anni contro il governo di Damasco, che ha sempre respinto la presenza armata Usa sul suo territorio come illegale. Una spedizione che si è progressivamente trasformata da coalizione anti siriana-russa in anti Stato Islamico/Daesh (ISIS) con l’alleanza con le milizie kurde che poi non sono però state difese quando la Turchia ha invaso vaste aree dell Siria settentrionale sotto controllo kurdo. Anche se 56 democratici si sono uniti a 47 repubblicani per sostenere il disegno di legge di Gaetz ufficialmente sostenuto dal partito Repubblicano, la risoluzione sui poteri di guerra in Siria e è stata bocciata da un altro fronte bipartisan ed è finita con 321 no e soli 103 sì. Il disegno di legge presentato da Gaetz a gennaio avrebbe ordinato al presidente Joe Biden di ritirare entro 6 mesi i 900 soldati statunitensi ancora ufficialmente schierati in Siria, sostenendo che il Congresso non ha mai autorizzato qell’azione militare. Gaetz non ha preso bene il risultato del voto e ha criticato sia i repubblicani che i democratici  e ha dipinto un quadro della sir tuazione siriano con argomentazioni  per le quali – e per molto meno . in Italia si potrebbe essere tacciati di propaganda comunista, ma Gaetz è un iperconservatore anticomunista della Florida. Nel suo intervento al Congresso, il parlamengtare repubblicano haz ricordato che «Gran parte della discussione odierna ruota intorno al fatto che il ritiro dalla Siria possa o meno innescare un nuovo califfato dell'ISIS. Abbiamo sottolineato più e più volte i rapporti dell'Inspector General che affermano che ciò è improbabile, ma non sono del tutto sicuro che avere truppe in Siria scoraggi l'ISIS più di quanto non sia in realtà uno strumento di reclutamento per l'ISIS. Inoltre, il presidente Trump ha affermato che se la Russia volesse uccidere l'ISIS, dovremmo permetterglielo, e penso che ci sia saggezza in questo. Sia Assad che la Turchia sono oggi in posizioni più forti per esercitare una pressione sull'ISIS, e forse se non ci fossero date armi alle persone che sparano ad Assad, Assad avrebbe tutti gli incentivi per essere in grado di coinvolgere l'ISIS in modo da garantire che non torni». Insomma, Gaetz Propone di fatto un tacito accordo tra regime siriano, Russia e Turchia per far fuori quel che resta dello Stato Islamico Daesh, liberando gli Usa da questa incombenza.  Ma non basta, il deputato del GOP ha girato il coltello nella piaga delle disavventure diplomatiche e militari statunitensi in Medio Oriente: «Dobbiamo anche riconoscere che la Siria e l'Iraq sono i due Paesi del pianeta Terra in cui abbiamo fatto di più per finanziare l'ISIS. Diamo armi a questi cosiddetti ribelli moderati, che in realtà pensavo fosse un ossimoro, e si scopre che non sono così moderati. A volte i ribelli che finanziamo per andare a combattere Assad si rivoltano e alzano la bandiera dell'ISIS. E quindi è abbastanza sciocco dire che dobbiamo ritirarci per fermare l'ISIS quando è la nostra stessa presenza in Siria in alcuni casi che è stata il miglior regalo per l'ISIS. Ci sono gruppi come Al-Nusra e entità associate che sono come i nostri fans quando sono in Siria, e poi attraversano il confine con l'Iraq e diventano jihadisti a tutti gli effetti che si presentano come una cosiddetta minaccia per la patria. Ci sono 1.500 gruppi diversi in Siria. Quindi l'amico di oggi è l'ISIS di domani. Non c'è una vera definizione chiara di cosa significhi la "sconfitta duratura dell'ISIS". Ad esempio, dobbiamo tenere 900 americani in Siria fino a quando batterà il cuore dell'ultima persona che nutre simpatia per l'ISIS? Sicuramente spero di no. Significherebbe che dovremmo essere lì per sempre». Poi, un po’ semplificando alla maniera di Trump, Gaetz ha fatto un quadro della situazione attuale: «Israele ha stretto un accordo con la Russia per essere protetto. I kurdi hanno fatto pace con Assad per essere protetti. Quello che vediamo in questo pantano è che in realtà in Siria non c'è un ruolo per gli Stati Uniti d'America. Non siamo una potenza mediorientale. Abbiamo cercato più e più volte di costruire una democrazia con la sabbia, il sangue e le milizie arabe, e più e più volte il lavoro che svolgiamo non riduce il caos. Spesso provoca il caos, lo stesso caos che successivamente porta al terrorismo. I miei colleghi, i componenti del mio staff che hanno prestato servizio in Siria, i miei elettori mi dicono che spesso questi raid anti-ISIS sono solo raid di teppisti locali e spacciatori di droga che hanno qualche cugino che è nell'ISIS, e non è giusto mettere a rischio gli americani. Spesso i nostri americani sorvegliano quei giacimenti petroliferi, dove gli iraniani inviano droni kamikaze. E sono scioccato dal fatto che non abbiamo avuto un'escalation di incidenti o anche più vittime tra i nostri militari statunitensi. E quindi se questo è tutto un grande esame di saggio della Georgetown School of Foreign Service sulla grande competizione per il potere in Siria, andate a dirlo ai genitori degli americani che stanotte devono dormire in Siria, che devono proteggere i giacimenti petroliferi con i droni iraniani in arrivo su di loro, che tutto questo è necessario  per preservare l'equilibrio del potere. Questo non è vero. I kurdi hanno l'opportunità di spianare la strada. Pavimentiamogliela». Il riferimento al furto di petrolio fa riecheggiare nell’aula del Congeresso Usa addirittura l’accusa di banditismo fatta Il 18 gennaio, durante una conferenza stampa, dal portavoce del ministero degli esteri di Pechino Wang Wenbin: «Siamo colpiti dalla sfacciataggine e dall'enormità del saccheggio della Siria da parte degli Stati Uniti... Tale banditismo sta aggravando la crisi energetica e il disastro umanitario in Siria». Poi, citando le statistiche del governo siriano di Bashir al-Assad, ha sottolineato che «Nella prima metà del 2022, oltre l'80% della produzione giornaliera di petrolio della Siria è stata contrabbandata fuori dal Paese dalle truppe di occupazione statunitensi. Sia che gli Stati Uniti diano o tolgano, fanno precipitare altri paesi nel tumulto e nel disastro, e gli Stati Uniti possono raccogliere i frutti della loro egemonia e di altri loro interessi. Questo è il risultato del cosiddetto “ordine basato sulle regole” degli Stati Uniti. Il diritto alla vita del popolo siriano viene spietatamente calpestato dagli Stati Uniti. Con poco petrolio e cibo a disposizione, il popolo siriano sta lottando ancora più duramente per superare il rigido inverno. Gli Stati Uniti devono rispondere del furto di petrolio». Va anche detto che i cinesi non si sono mostrati così attenti e scandalizzati quando il petrolio siriano se lo fregavano i turchi in combutta con lo Stato Islamico/Daesh. Il problema per Goetz è che  nel 2019 era stato proprio il suo idolo Donald Trump ad annunciat re che alcuni soldati statunitensi sarebbero rimasti in Siria «Per il petrolio» e per salvaguardare le risorse energetiche. Nel 2020 alcuni rapporti  hanno rivelato che l'amministrazione Trump aveva approvato un accordo tra una società energetica statunitense e le autorità kurde che controllano la Siria nord-orientale per «Sviluppare ed esportare il greggio della regione», un contratto immediatamente condannato come illegale da Damasco. Tuttavia, mentre quell’accordo è stato annullato dopo l'insediamento del presidente Joe Biden, le autorità siriane hanno continuato ad accusare Washington di saccheggio delle sue risorse sotto il controllo dei soldati statunitensi. La consonanza con quanto detto da Goetz con le accuse di cinesi e siriani al tempo di Trump avrebbe portato ad accusare di tradimento della patria un qualsiasi attivista pacifista che avesse denunciato le stesse cose. Ma Goetz si è subito fatto perdonare dai repubblicani  con il cavallo di battaglia trumpiano che piace  (piaceva?) tanto anche alla destra italiana: i migranti-terroristi.  «E se siamo così preoccupati per le minacce alla patria, che ne dite di concentrarci sul nostro vero punto di vulnerabilità, che non è l'emergere di qualche califfato, è il fatto che i terroristi attraversano il nostro confine meridionale su base giornaliera, settimanale, base mensile. Sembriamo molto meno preoccupati di questo, e innegabilmente dovremmo esserlo». Il non certo accomodante j’accuse di Goetz si è concluso con un appello a repubblicani e democratici  a «Sostenere questa risoluzione per riaffermare il potere del Congresso di parlare su queste questioni di guerra e pace. Così spesso, veniamo in aula e discutiamo di frivolezze. Questa è una delle cose più importanti di cui possiamo parlare: come usiamo la credibilità dei nostri camerati americani, come spendiamo il tesoro dell'America, come versiamo il sangue dei nostri più coraggiosi patrioti. Abbiamo macchiato i deserti del Medio Oriente con abbastanza sangue americano. È tempo di riportare a casa i membri che sono al nostro servizio». Ma la proposta, che varcava un po’ troppi non detto e linee rosse invisibili, è stata bocciata sia dai “moderati” repubblicani che da quelli democratici. L'articolo Il Congresso Usa boccia il ritiro delle truppe dalla Siria. Respinta la richiesta del repubblicano Matt Gaetz sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Gli ambientalisti siciliani: l’osservatorio astronomico sulla Mufara, nelle Madonie, è irrealizzabile

osservatorio astronomico sulla Mufara
Di fronte a notizie stampa che definiscono «Parziali e fuorvianti»,  Cai, GRE, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Rangers e Wwf, che il 23 aprile 2022 organizzarono nel Parco Regionale delle Madonie una manifestazione per la tutela della Mufara, ribadiscono che «Il progetto dell’osservatorio astronomico sulla Mufara è irrealizzabile per violazioni di vincoli di legge inderogabil»i. Le associazioni ambientaliste spiegano che «Il progetto proposto si estenderebbe su una superficie di 800 metri quadri, di cui 360 per un piazzale, con 3.540 metri cubi di volume edilizio e un’altezza di oltre 13 metri fuori terra, con annessa una pista carrozzabile per l’accesso alla sommità della Mufara. Tutto questo non solo in piena zona A di tutela integrale del Parco delle Madonie, ma addirittura in area boscata e nelle fasce di tutela esterna a inedificabilità assoluta come recentemente ribadito dalla Corte Costituzionale che con la sentenza n. 135 del 26 aprile 2022 ha dichiarato illegittime le norme regionali con cui si volevano cancellare i vincoli di tutela sulle aree boscate». E gli ambientalisti sottolineano che «Tutto questo non viene raccontato così come non si dice che a seguito della citata sentenza della Corte Costituzionale 135/2022, la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, con provvedimento prot. 0015350 del 9 agosto 2022 (reso noto a ottobre del 2022) ha rilasciato, correttamente e inevitabilmente, parere negativo sulla realizzabilità dell’opera nel sito prescelto sulla Mufara. Tra l’altro l’opera sul piano giuridico è tutt’altro che strategica tanto che il progetto è stato presentato non secondo le procedure delle opere pubbliche dichiarate di interesse nazionale, ma allo Sportello Unico Attività Produttive dei comuni delle Madonie, gestito da un’altra società privata la Sosvima, come un qualunque piccolo esercizio commerciale». Il comunicato congiunto delle associazioni smentisce anche che l’Ente Parco abbia autorizzato l’opera: «Ha solo rilasciato un parere preliminare per gli aspetti connessi alla valutazione di incidenza, mentre non ha rilasciato il nulla osta definitivo alla realizzazione dell’opera, preliminare al permesso di costruire di competenza esclusiva del Comune di Petralia Sottana. E non comprendiamo come il nulla osta e il permesso di costruire possano essere rilasciati ai sensi delle norme vigenti in un’area dichiarata a inedificabilità assoluta per legge e sentenza della Corte Costituzionale». Però Cai, GRE, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Rangers e Wwf fanno notare che «E’ singolare poi che l’Ente Parco non abbia ritenuto di dovere controdedurre alle osservazioni di merito presentate dalle Associazioni ambientaliste nel giugno 2022, adducendo interpretazioni procedurali». La nota ambientalista evidenzia che «Tanto è irrealizzabile il progetto di cui si discute, che per cercare di aggirare i vincoli di legge gravanti sulla sommità della Mufara, invece di cercare soluzioni alternative sul piano progettuale, nella recente legge regionale di stabilità n. 2 del 22 febbraio 2023 è stato inserito l’articolo 38, inattuabile e non pertinente, perché fa riferimento a deroghe allo statuto del parco, che riguarda l’organizzazione degli uffici, gli organi e relative attribuzioni, e non la disciplina ambientale, ed è comunque in violazione della giurisprudenza costituzionale. Disconoscendo incredibilmente un’altra sentenza della Corte Costituzionale, la n. 172 del 5 giugno 2018, che ha dichiarato incostituzionale il tentativo proprio per la Sicilia di derogare con legge regionale ai vincoli e di fatto sottrarre dalla tutela paesaggistica le opere dichiarate di interesse pubblico dalla Giunta Regionale. Con questo modo di procedere si alimenta solo il contenzioso e non la ricerca di soluzioni alternative e ragionevoli». Le Associazioni Ambientaliste concludono ribadendo di «Non essere contrarie alla previsione di un osservatorio astronomico sulle Madonie né tanto meno alle attività di ricerca scientifica, ma vanno rispettate le leggi di tutela ambientale e paesaggistica e la Mufara va preservata da simili opere (strade, piazzali, volumi edilizi) che la distruggerebbero irrimediabilmente. Non ci sono alternative: o si cambia sito rispetto alla Mufara ubicando l’osservatorio in aree non vincolate a inedificabilità assoluta e lontano dai boschi o il progetto deve essere totalmente rivisto, eliminando dalla sommità della Mufara volumi edilizi e opere che nulla hanno a che vedere con la struttura del telescopio e salvaguardando l’integrità delle aree boscate». L'articolo Gli ambientalisti siciliani: l’osservatorio astronomico sulla Mufara, nelle Madonie, è irrealizzabile sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

In Europa un bambino su quattro a rischio povertà ed esclusione sociale

In Europa un bambino su quattro a rischio poverta ed esclusione sociale
«Nonostante l’Europa sia una delle regioni più ricche del mondo, il numero di bambine, bambini e famiglie che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale è in allarmante aumento, a causa del costo della vita, della crisi climatica e delle conseguenze della pandemia Covid-19. Aumenti che portano il 2021 ad avere oltre 19,6 milioni di bambine e bambini a rischio di povertà, ovvero 1 bambino su 4». A dirlo è il nuovo rapporto europeo “Garantire il Futuro dei Bambini”, di Save the Children, che prende in considerazione le diverse dimensioni della povertà infantile in 14 paesi dell’Ue - , compresa l’Italia  - per fare il punto sull’attuazione del programma UE Garanzia Infanzia (Child Guarantee) lanciato nel 2021 per assicurare l’accesso delle bambine e dei bambini a rischio a servizi educativi per la prima infanzia, assistenza sanitaria, alloggio adeguato e alimentazione sana. Il programma prevede anche misure specifiche per i gruppi più vulnerabili come i bambini con disabilità, quelli di origine straniera e rifugiati, quelli fuori dalla famiglia di origine o quelli appartenenti alle minoranze. Secondo il rapporto, «In un solo anno oltre 200.000 bambini in più sono stati spinti sull'orlo della povertà. In questo contesto, l’Italia è tra i paesi europei con la percentuale più alta di minori a rischio povertà ed esclusione sociale, cresciuta dal 27,1% del 2019 al 29,7% del 2021, collocandosi al quinto posto per gravità. Ci posizioniamo subito dopo Romania (41,5%), Spagna (33,4%), Bulgaria (33%) e Grecia (32%), e ben al di sopra della media UE-27 (24,4%), e con oltre 16 punti percentuali in più di Islanda (13,1%) e Finlandia (13,2%) che registrano invece le percentuali più contenute». Se è la Romania è il paese che desta le maggiori preoccupazioni per il futuro dei bambini, visto che nel 2022 il 40% delle famiglie ha subito una diminuzione del loro o reddito mentre le spese sono praticamente raddoppiate, già nel 2021 l’Italia si segnalava per il triste record raggiunto di quasi 1 milione e 400mila bambini colpiti dalla povertà assoluta. Per Save the Children, «I dati di questo rapporto sono la fotografia di un’emergenza che cresce a vista d’occhio ed è necessario un impegno concreto per abbattere il rischio di povertà ed esclusione sociale minorile in Italia. Una sfida che si gioca su più fronti, a partire da quello dell’istruzione». Ecco i punti di maggiore interesse sulla situazione in Italia emersi dal rapporto europeo: Già nella prima infanzia solo il 13,7% dei bambini accede agli asili nido pubblici e convenzionati. Il tempo pieno è garantito solo all’38,1% degli studenti della scuola primaria e la dispersione scolastica inghiotte più di 1 adolescente su 7 (12,7%), una percentuale seconda in Europa, anche in questo caso, solo a quella di Romania e Spagna,. Mentre il numero dei NEET, ovvero 15-29enni fuori da lavoro, istruzione o formazione, raggiunge il 23,1% ed è il più elevato tra i paesi Ue (media 13,1%), segnando quasi 10 punti in più rispetto a Spagna e Polonia, e più del doppio se si considerano Germania e Francia. In Italia, la povertà alimentare colpisce 1 bambino su 20. L’accesso alla mensa scolastica, che per alcuni sarebbe l’unica chance quotidiana di un pasto equilibrato e proteico, si limita a poco più di un 1 bambino su 2 nella scuola primaria, Un bambino o ragazzo su 4 non pratica mai sport (3-17 anni), e, con la pandemia, i bambini tra i 3 e 10 anni in sovrappeso o obesi sono passati dal 32,6% (biennio 2018-19) al 34,5% (2020-21) Anche la deprivazione abitativa condiziona benessere e salute di più della metà dei minori in povertà relativa nel nostro paese, costretti a vivere in case sovraffollate, e l’incidenza della povertà energetica ha raggiunto nel 2021 il 9,3% tra le famiglie con minori. L’Italia è anche in evidenza per il maggiore impatto della povertà sui bambini con background migratorio, i rifugiati, i richiedenti asilo, i bambini senza documenti e quelli non accompagnati, un divario presente in molti paesi europei, ma che in Italia ha spinto fino al 32,4% dei migranti a vivere in condizioni di povertà. La Child Guarantee prevede che ogni Paese Ue si doti di un Piano nazionale per la sua attuazione, con obiettivi specifici e un adeguato finanziamento che può beneficiare anche di una quota parte dell’FSE+ (il Fondo Sociale Europeo). I Paesi che hanno finora definito il loro Piano sono 19 (8 mancano ancora all’appello), tra cui l’Italia, che è stata tra i primi ad attivarsi elaborando il Piano di Azione Nazionale della Garanzia Infanzia (PANGI) in seno al Gruppo di lavoro "Politiche e interventi sociali in favore dei minorenni in attuazione della Child Guarantee”.  Il PANGI definisce un’ampia griglia di obiettivi, a partire dal raggiungimento di una copertura del 50% sui servizi educativi per la prima infanzia e del 95% per la scuola dell’infanzia, aumentare l’offerta del tempo pieno nella scuola primaria, attuare misure preventive per il contrasto della dispersione scolastica e la riduzione dei NEET, sul piano della salute nei primi 1000 giorni, potenziamento dell’edilizia sociale per le famiglie con figli. Save the Children ricorda che «L’Italia è tra i Paesi che nel periodo 2017-2019 registravano un livello di povertà minorile al di sopra della media europea e, in base ai meccanismi stabiliti dalla Garanzia, il nostro paese è vincolato a destinare al PANGI almeno il 5% dei fondi FSE+ disponibili nel periodo 2021-2027, avendo anche la possibilità di utilizzare parte dei fondi del PNRR e di altri fondi europei». Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save the Children, conclude: «La “Garanzia Infanzia” non può risolversi in un’occasione sprecata e per questo motivo facciamo appello al nuovo governo affinché riattivi - senza ulteriori rinvii - il processo di attuazione del Piano Nazionale. Le ambizioni del Piano per l’attuazione della Garanzia Infanzia in Italia sono ampie e in grado di fare la differenza per il futuro dei bambini più a rischio, ma gli obiettivi concreti e misurabili non sono ancora stati definiti con chiarezza, anche per l’assenza di una base dati più puntuale sulle carenze che colpiscono la popolazione dei minori nel nostro Paese. Bisogna puntare su alcune priorità di intervento mettendo a sistema le risorse disponibili del PNRR e di almeno il 10% del Fondo Sociale Europeo Plus, per un intervento mirato nei territori più svantaggiati per abbattere le disuguaglianze educative e assicurare ai bambini e alle bambine che vivono in povertà la possibilità di fruire gratuitamente dei servizi per la prima infanzia, così come delle mense scolastiche, dei libri di testo e dello sport. Il tema della povertà minorile – che in Italia è una vera emergenza – va messo anche al centro della riforma del Reddito di Cittadinanza per assicurare a tutte le famiglie con minori, senza distinzioni, la possibilità di disporre del necessario per farli crescere, garantendo loro anche l’accesso ai servizi educativi e sociosanitari essenziali per lo sviluppo». L'articolo In Europa un bambino su quattro a rischio povertà ed esclusione sociale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.