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Stitichezza nei cani: sintomi e cure

Stitichezza nei cani: sintomi e cure

Quando si tratta della salute dei nostri cari amici a quattro zampe, la stitichezza è un problema che non dobbiamo ignorare. Come gli esseri umani, anche i cani possono avere difficoltà a evacuare regolarmente, il che può causare disagio e…

Scoperta l’acqua più antica al mondo in Canada: ha 1,2 miliardi di anni

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Secondo gli esperti potrebbe ospitare forme di vita. Nel 2016, nel profondo di una miniera canadese, i ricercatori hanno fatto una scoperta incredibile: la pozza d’acqua più antica del mondo. A una profondità di circa 3 chilometri l’acqua risale a ben 1,2 miliardi di anni. La scoperta ha spostato la data dell’acqua più antica conosciuta […] L'articolo Scoperta l’acqua più antica al mondo in Canada: ha 1,2 miliardi di anni sembra essere il primo su Scienze Notizie.

Il James Webb Space Telescope scopre vapore acqueo intorno ad un pianeta extrasolare

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Se confermata, la presenza di un’atmosfera rappresenterebbe una svolta per la ricerca sugli esopianeti. Un nuovo passo in avanti per la ricerca di vita extraterrestre è stato realizzato grazie al James Webb Space Telescope (JWST) che ha osservato, per la prima volta, il vapore acqueo nell’atmosfera di un lontano pianeta roccioso. La sostanza potrebbe indicare […] L'articolo Il James Webb Space Telescope scopre vapore acqueo intorno ad un pianeta extrasolare sembra essere il primo su Scienze Notizie.

Il rover cinese Cina trova, per la prima volta, prove di acqua liquida nelle pianure meridionali di Marte

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Il rover Zhurong ha individuato una serie di strisce che rivelano la presenza di acqua nelle dune delle pianure meridionali del pianeta. Il veicolo robotico Zhurong, parte della missione cinese Tianwen-1 su Marte, ha appena trovato prove di acqua liquida nelle dune meridionali del pianeta rosso. E lo ha fatto in un luogo ma raggiunto […] L'articolo Il rover cinese Cina trova, per la prima volta, prove di acqua liquida nelle pianure meridionali di Marte sembra essere il primo su Scienze Notizie.

Rischio imminente di una crisi idrica globale

Rischio imminente di una crisi idrica globale
Secondo il “The United Nations World Water Development Report 2023: partnerships and cooperation for water”, realizzato dal World Water Assessment Programme dell'UNESCO per conto di UN Water in occasione del  World Water Day, «A livello globale, 2 miliardi di persone (il 26% della popolazione) non hanno acqua potabile sicura e 3,6 miliardi (il 46%) non hanno accesso a servizi igienici gestiti in modo sicuro». Il rapporto diffuso oggi alla Unitad Nations 2023 Water Conference in corso a New York, evidenzia che «Tra i due e i tre miliardi di persone soffrono di scarsità d'acqua per almeno un mese all'anno, con gravi rischi per i mezzi di sussistenza, in particolare a causa della sicurezza alimentare e dell'accesso all'elettricità. Si prevede che la popolazione urbana globale che affronta la scarsità d'acqua raddoppierà, passando da 930 milioni nel 2016 a 1,7-2,4 miliardi di persone nel 2050. Anche la crescente incidenza di siccità estreme e prolungate sta mettendo a dura prova gli ecosistemi, con conseguenze disastrose sia per le specie vegetali che per quelle animali». Presentando il rapporto, che fornisce informazioni sui principali trend riguardanti lo stato, l'uso e la gestione dell'acqua dolce e dei servizi igienico-sanitari, la direttrice generale dell'UNESCO, Audrey Azoulay, ha detto che «C'è un urgente bisogno di istituire forti meccanismi internazionali per evitare che la crisi globale dell'acqua vada fuori controllo. L'acqua è il nostro futuro comune ed è essenziale agire insieme per condividerla equamente e gestirla in modo sostenibile». Per Gilbert F. Houngbo, presidente di UN-Water e direttore generale dell'International Labour Organization (ILO), «C'è molto da fare e il tempo non è dalla nostra parte. Questo rapporto ostra la nostra ambizione e ora dobbiamo unirci e accelerare l'azione. Questo è il nostro momento per fare la differenza». Quasi tutti gli interventi relativi all'acqua implicano un qualche tipo di cooperazione. La crescita dei raccolti richiede sistemi di irrigazione condivisi tra gli agricoltori. Fornire acqua sicura ed economica alle città e alle aree rurali è possibile solo attraverso una gestione comune dei sistemi di approvvigionamento idrico e fognario. E la cooperazione tra queste comunità urbane e rurali è essenziale per mantenere la sicurezza alimentare e sostenere i redditi degli agricoltori. La gestione dei fiumi e delle falde acquifere che attraversano i confini internazionali rende le cose ancora più complesse. Ma il rapporto ricorda che «Mentre è stato dimostrato che la cooperazione per i bacini e le falde acquifere transfrontaliere offre molti vantaggi oltre alla sicurezza idrica, inclusa l'apertura di ulteriori canali diplomatici, solo 6 delle 468 falde acquifere condivise a livello internazionale sono soggette a un accordo formale di cooperazione». In questo World Water Day, le Nazioni Unite chiedono di «Rafforzare la cooperazione internazionale su come l'acqua viene utilizzata e gestita. Questo è l'unico modo per prevenire una crisi idrica globale nei prossimi decenni». In una conferenza stampa tenutasi all’Onu a New York, il redattore capo del rapporto Richard Connor, ha detto ai giornalisti che «Le incertezze stanno aumentando. Se non lo affrontiamo, ci sarà sicuramente una crisi globale» doviuta alla «Crescente scarsità che riflette la ridotta disponibilità e l'aumento della domanda, dalla crescita urbana e industriale all'agricoltura, che da sola consuma il 70% della produzione mondiale della fornitura d’acqua. Inoltre, promuove la responsabilità e la trasparenza, costruire partenariati e  cooperazione sono cose fondamentali per realizzare i diritti umani sull'acqua e superare le sfide esistenti. La scarsità economica idrica è un grosso problema, dove i governi non riescono a fornire un accesso sicuro, come nel cuoredell'Africa, dove l'acqua scorre. Nel frattempo, la scarsità fisica è peggiore nelle aree desertiche, compresa l'India settentrionale e in tutto il Medio Oriente». Rispondendo alle domande dei giornalisti sulle possibili “guerre per l'acqua” di fronte a una crisi globale, Connor ha sottolineato che «Questa risorsa naturale essenziale tende a portare alla pace e alla cooperazione piuttosto che al conflitto. Rafforzare la cooperazione transfrontaliera è lo strumento principale per evitare conflitti e tensioni crescenti. 153 paesi condividono quasi 900 fiumi, laghi e sistemi acquiferi e più della metà hanno firmato accordi». Il rapporto, che fornisce ai decisori le conoscenze e gli strumenti per formulare e attuare politiche idriche sostenibili offre inoltre esempi di buone pratiche e analisi approfondite per stimolare idee e azioni per una migliore gestione nel settore idrico e oltre. I servizi ambientali, come il controllo dell'inquinamento e la biodiversità, sono tra i benefici condivisi che il rapporto evidenzia più spesso insieme alla condivisione di dati/informazioni e alle opportunità di cofinanziamento. Ad esempio, «I " water funds" sono schemi di finanziamento che riuniscono utenti a valle, come città, imprese e servizi pubblici, per investire collettivamente nella protezione dell'habitat a monte e nella gestione dei terreni agricoli per migliorare la qualità e/o la quantità complessiva dell'acqua». Attraverso il cofinanziamento, il Monterrey Water Fund del Messico, istituito nel 2013, ha mantenuto la qualità dell'acqua, ridotto le inondazioni, migliorato l'infiltrazione idrica e riabilitato gli habitat naturali. Approcci simili hanno avuto successo anche nell'Africa subsahariana, compreso lo spartiacque del fiume Tana-Nairobi, che fornisce il 95% dell'acqua dolce di Nairobi e il 50% dell'elettricità del Kenya. Nei campi profughi nella regione di Gedo in Somalia, i residenti eleggono comitati per l'acqua che gestiscono e mantengono i punti d'acqua che riforniscono decine di migliaia di persone. I membri del comitato collaborano con le autorità idriche locali delle comunità ospitanti per condividere e gestire le risorse idriche.  Iniziative che  dimostrando il potenziale globale di queste partnership anche nei Paesi in via di sviluppo e in quelli meno sviluppati. Connor  ha ricordato che «Le innovazioni durante l'inizio della pandemia di Covd-19 hanno visto la formazione di partenariati tra le autorità sanitarie e delle acque reflue, che insieme sono state in grado di tracciare la malattia e fornire dati essenziali in tempo reale. Dagli abitanti delle città ai piccoli agricoltori, i partenariati hanno prodotto risultati reciprocamente vantaggiosi. Investendo nelle comunità agricole a monte, gli agricoltori possono trarre vantaggio in modi che aiutano le città a valle che alimentano. Gli Stati e gli stakeholders possono cooperare in settori quali il controllo delle inondazioni e dell'inquinamento, la condivisione dei dati e il cofinanziamento. Dai sistemi di trattamento delle acque reflue alla protezione delle zone umide, gli sforzi che contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra dovrebbero aprire la porta a un'ulteriore collaborazione e aumentare l'accesso ai fondi idrici. Tuttavia, la comunità dell'acqua non sta attingendo a queste risorse. Spero che  il rapporto e la conferenza possano innescare discussioni produttive e risultati sul territorio». Per Johannes Cullmann, consulente scientifico speciale del presidente della World meteorological organization (WMO), «E’ una questione di investimenti oculati. Sebbene le risorse idriche e il modo in cui vengono gestite abbiano un impatto su quasi tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile, compresi i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG, gli investimenti attuali devono essere quadruplicati per soddisfare la stima annuale da 600 miliardi a 1 trilione di dollari necessaria per realizzare l'SDG 6, in materia di acqua e servizi igienico-sanitari. La cooperazione è il cuore dello sviluppo sostenibile e l'acqua è un connettore immensamente potente. Non dovremmo negoziare l'acqua; dovremmo deliberare su di essa». L'acqua, dopo tutto, è un diritto umano». E, in una dichiarazione congiunta, 18 esperti indipendenti delle Nazioni Unite e relatori speciali  hanno ribadito che «L’acqua dovrebbe essere gestita come un bene comune, non come una merce. Considerare l'acqua come una merce o un'opportunità commerciale lascerà indietro coloro che non possono accedervi o permettersi i prezzi di mercato. I progressi sull'SDG 6 possono avvenire in modo efficace solo se le comunità e i loro diritti umani sono al centro delle discussioni. E’ tempo di fermare un approccio tecnocratico all'acqua e, per garantire la sostenibilità dell'agenda dell'acqua, prendere in considerazione le idee, le conoscenze e le soluzioni delle popolazioni indigene e delle comunità locali che comprendono gli ecosistemi acquatici locali. La mercificazione dell'acqua fa deragliare il raggiungimento degli SDG e ostacolerà gli sforzi per risolvere la crisi idrica globale». Il rapporto UNESCO UN Water conclude: «La partecipazione inclusiva degli stakeholder  promuove anche l'adesione e la titolarità. Coinvolgere gli utenti finali nella pianificazione e nell'implementazione dei sistemi idrici crea servizi che corrispondono meglio ai bisogni e alle risorse delle comunità povere e aumenta l'accettazione e la titolarità da parte dell’opinione  pubblica». L'articolo Rischio imminente di una crisi idrica globale sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

L’acqua in Italia al tempo del cambiamento climatico: gli investimenti salgono a 56 euro annui per abitante

Lacqua in Italia al tempo del cambiamento climatico
Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua, Utilitalia ha anticipato i dati del suo Blue Book 2023  – la monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato –  realizzato dalla Fondazione Utilitatis con la partnership di The European House – Ambrosetti e in collaborazione con Istat, Ispra, Cassa Depositi e Prestiti, il Dipartimento della Protezione Civile e le Autorità di Bacino, Ne emerge che «Gli investimenti realizzati in Italia nel settore idrico raggiungono i 56 euro annui per abitante, in crescita del 17% dal 2019 e del 70% dal 2012, un trend che si riflette sul miglioramento della qualità del servizio seppur con marcate differenze tra Nord e Sud. Tra queste, permane un profondo divario in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali “in economia”, diffuse soprattutto al Meridione. Un gap che va necessariamente colmato anche alla luce delle recenti fasi siccitose, fenomeno che potrebbe essere più frequente in un futuro dominato dagli effetti climatici del riscaldamento globale». Uitilitalia evidenzia che «Con l’avvio della regolazione ARERA nel 2012, dopo anni di instabilità gli investimenti realizzati hanno registrato un incremento costante: per il 2021 si stima un valore pro capite di 56 euro, un dato in aumento del 17% rispetto al 2019 (49 euro per abitante) e di circa il 70% rispetto al 2012 (33 euro per abitante)». Numeri in crescita ma ancora lontani dalla media europea relativa ai dati degli ultimi cinque anni disponibili, che è pari a 82 euro per abitante. Dall’analisi della destinazione degli investimenti realizzati dai gestori viene fuori come obiettivo prioritario il contenimento dei livelli di perdite idriche (22%); seguonoil miglioramento della qualità dell’acqua depurata (18% del totale) e gli investimenti nelle condotte fognarie (14%). Il rapporto sottolinea che «Restano comunque ancora grandi differenze tra le diverse aree del Paese. La stima degli investimenti realizzati dai gestori industriali nel 2021 per il Centro Italia è pari a 75 euro l’anno per abitante, seguito dal Nord-Est (56 euro) e dal Nord-Ovest (53 euro). Decisamente più bassa la stima per il Sud, pari a 32 euro l’anno per abitante. Ancora bassissimi i dati relativi alle gestioni “in economia”, dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti medi annui si attestano a 8 euro. Dei 1.519 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è “in economia”, il 79% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,7 milioni di persone». Secondo il Blue Book 2023, «L’efficacia del generale incremento degli investimenti osservato negli ultimi anni sembra essere confermata dagli indicatori della qualità del servizio idrico, come dimostrano i dati sulle perdite di rete (da circa il 44% del 2016 al 41% del 2021) o sulla frequenza degli sversamenti/allagamenti in fognatura (dai 12 eventi l’anno ogni 100 km di rete del 2016 ai 5 del 2021). Tuttavia, si osservano differenti performance tra Nord e Sud, a riprova del divario territoriale: un esempio è il numero di interruzioni del servizio, che nel Meridione è di due ordini di grandezza superiore rispetto al Settentrione, o le perdite di rete, che nelle regioni del Sud si attestano a circa 47% contro il 31% del Nord-Ovest». Per  Stefano Pareglio, presidente della Fondazione Utilitatis, «Risolvere le problematiche che affliggono il servizio idrico in diverse aree del Sud è una questione non più procrastinabile. Bisogna lavorare per elevare il livello degli investimenti e per ridurre il gap infrastrutturale, agendo rapidamente sulla governance favorendo la partecipazione di operatori industriali. Come dimostrano le positive esperienze del Centro-Nord, e in alcuni casi anche del Meridione, solo in questo modo è possibile ottenere un incremento degli investimenti e della qualità dei servizi offerti ai cittadini. Laddove la gestione è ancora affidata direttamente ai comuni, si registra infatti un livello di investimenti talmente basso da non consentire programmi di sviluppo delle reti, né un’adeguata manutenzione». Con gli impatti dei cambiamenti climatici, per superare il gap territoriale e migliorare il grado di resilienza delle infrastrutture sono necessari ulteriori investimenti. Il rapporto ricorda che «Il 2022 è stato l’anno più caldo e meno piovoso della storia italiana, con temperature che hanno raggiunto i +2,7° C rispetto alla media 1981-2010 e anomalie pluviometriche significative soprattutto nelle regioni centro-settentrionali. Queste variazioni si inseriscono nel contesto degli effetti dei cambiamenti climatici in corso: negli ultimi 70 anni, in Italia, si è osservato un aumento statisticamente significativo delle zone colpite da siccità estrema e, negli ultimi 9 anni, la temperatura nelle principali città italiane è aumentata di 1,3° C. Variazioni meteo-climatiche che hanno un’influenza significativa sul ciclo idrologico: la stima di disponibilità idrica media per l’ultimo trentennio mostra una riduzione del 20% rispetto al periodo 1921-1950». Ma Utilitalia fa presente che le cause delle crisi idriche non sono legate esclusivamente al clima che cambia: «Sono da addurre anche a fattori di vulnerabilità che connotano il settore idrico italiano. Durante la crisi 2022-2023, le azioni messe in campo dalla Protezione Civile, dalle Autorità di Bacino, dai loro Osservatori, dai gestori del servizio e dagli altri attori interessati hanno permesso di limitare i disagi per la popolazione. Per il futuro, al fine di fronteggiare al meglio eventi simili, occorre adottare una strategia operativa che combini misure di breve termine (es. utilizzo autobotti, serbatoi e nuove fonti di approvvigionamento) orientate prevalentemente alla minimizzazione degli impatti, con interventi di medio-lungo termine (es. interventi infrastrutturali), finalizzati a migliorare la resilienza dei sistemi di approvvigionamento idrico». E Utilitalia ha stimato che «Per fronteggiare gli effetti della crisi climatica, i gestori nei prossimi anni investiranno almeno 10 miliardi di euro aggiuntivi rispetto agli interventi finanziati dal PNRR - la metà dei quali entro il 2024 - per un volume complessivo di acqua recuperata stimato in circa 620 milioni di metri cubi». Il Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l'Italia”, contenuto in parte nel Blue Book 2023,  sottolinea che «Per mitigare i problemi di sicurezza dell’approvvigionamento, l’esperienza della crisi idrica ha ribadito la necessità di adottare un approccio preventivo nella gestione dell’acqua, dove le cosiddette “5 R” - Raccolta, Ripristino, Riuso, Recupero e Riduzione - costituiscono le azioni necessarie per garantire la circolarità della risorsa e la sicurezza dell’approvvigionamento. Inoltre le azioni da mettere in campo per fronteggiare questi episodi devono prevedere necessariamente una combinazione di fattori che riguardano non solo un utilizzo efficiente, ma anche la realizzazione di infrastrutture moderne che consentano la diversificazione della strategia di approvvigionamento e, non ultimo, il superamento delle criticità gestionali e di governance che oggi frenano lo sviluppo del settore e riducono la qualità del servizio in alcune zone del Paese. Da questo punto di vista è importante promuovere interventi in innovazione e digitalizzazione anche facendo ricorso a strumenti di veloce sviluppo come il venture capital». Utilitalia ha presentato  8 proposte per favorire l’adattamento infrastrutturale delle reti idriche al cambiamento climatico: «Tra quelle di breve periodo (entro 3 mesi) figurano: favorire il riuso efficiente, contrastare il cuneo salino, diversificare la strategia di approvvigionamento e sostenere la presenza di gestioni industriali; tra quelle di medio periodo (entro 6 mesi) il rafforzamento della governance dei distretti idrografici e la semplificazione per la realizzazione degli investimenti, mentre tra quelle di lungo periodo (oltre 6 mesi) la promozione dell’uso efficiente dell’acqua e la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche. Il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, conclude: «Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità della risorsa idrica sono sempre più evidenti e danno luogo ad eventi che non si possono più considerare eccezionali. Bisogna affrontarli con interventi che favoriscano la resilienza delle reti e dei sistemi acquedottistici all’interno di un approccio globale che consideri tutti i diversi utilizzi dell’acqua nel nostro Paese, garantendo la priorità all’uso civile. Al contempo, dai dati del Blue Book emerge chiaramente la necessità di interventi urgenti sul fronte della governance, in mancanza dei quali sarà impossibile portare il livello degli investimenti vicino alla media europea e colmare il water service divide tra le diverse aree italiane».   L'articolo L’acqua in Italia al tempo del cambiamento climatico: gli investimenti salgono a 56 euro annui per abitante sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Liberiamo l’Arno dalle plastiche

Liberiamo lArno dalle plastiche
Liberiamo l’Arno dalle plastiche. L’appello arriva alla vigilia della giornata mondiale dell’acqua dal Contratto di Fiume Casentino H2O che ha promosso  una eco-giornata di pulizia del fiume. L’iniziativa nasce sotto l’egida di Puliamo il Mondo, la manifestazione nazionale voluta da Legambiente per sensibilizzare i cittadini contro l’abbandono dei rifiuti. In Casentino, è fissato il primo appuntamento toscano del 2023 e ha per protagonista il tratto dell’Arno su cui, di recente, è stato sottoscritto Casentino H2O, il primo contratto di fiume, nato all’interno del Patto per l’Arno,   summa dei percorsi partecipativi che si svilupperanno lungo l’intera asta fluviale. Quasi quattro i chilometri da passare al setaccio e, armati di sacchetti e guanti,   da ripulire dalle plastiche trascinate, disperse e depositate lungo gli argini e sulla vegetazione circostante dalle recenti piene del fiume. Sono stati proprio i Pescatori Casentinesi, associati a Fipsas Arezzo, i primi a dare l’allarme, insieme agli amministratori locali, preoccupati per le conseguenze della sgradevole  e massiccia presenza di brandelli di materiale, pericoloso per gli animali e l’ambiente. Immediata la mobilitazione per recuperare i rifiuti e ripristinare l’immagine, l’ecologia, la funzionalità dell’Arno. E’ nata così, all’interno del Contratto di Fiume Casentino H2O, voluto e coordinato dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, l’idea di un’edizione speciale di Puliamo il Mondo, per una straordinaria operazione di pulizia e di educazione, a cui hanno aderito con convinzione, oltre ai comuni di Pratovecchio Stia, Poppi e Castel San Niccolò, l’Unione dei Comuni Montani del Casentino, Sei Toscana e alcune associazioni impegnate sul fronte della difesa dell’ambiente: da Legambiente ai Pescatori Casentinesi, da Casentino 2030 a Fipsas, da Pratoveteri a Civitas. Tutti insieme per una giornata di “pulizie ambientali” necessarie per mantenere vivo, efficiente e pulito il grande fiume. L’appuntamento è fissato per sabato mattina alle ore 09.30 al parcheggio del River Piper a Castel San Niccolò, dove saranno distribuiti gli attrezzi necessari ai volontari, che sono invitati a presentarsi con abbigliamento comodo, muniti possibilmente di guanti da lavoro e   stivali di gomma. Di qui, con il sistema di carpooling si raggiungerà il punto di partenza dell’iniziativa, in località San Paolo. Sei Toscana in collaborazione con i comuni provvederà alla raccolta, alla differenziazione e allo smaltimento. Serena Stefani, presidente Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, sottolinea che «Il Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, come ente promotore del Contratto di Fiume Casentino H2O, partecipa con convinzione a questa iniziativa di pulizia ambientale. Pur non essendo la mission del nostro ente recuperare e smaltire i rifiuti rinvenuti  nei corsi d’acqua, ci mettiamo a disposizione, con tanti altri partner, per affrontare insieme una problematica ambientale seria. Contiamo che operazioni di questo tipo possano servire a sensibilizzare i cittadini e a promuovere comportamenti più corretti e rispettosi del fiume e dell’ambiente». Ilaria Violin, vice presidente Legambiente Arezzo, ricorda che «L'acqua è una risorsa indispensabile per la vita  e abbiamo il compito di proteggerla. Lo sversamento delle plastiche in Arno mette in pericolo un tratto importante di un corso d'acqua già provato dai cambiamenti climatici. Il contratto di Fiume ci è servito per accelerare i tempi e a  reagire in modo tempestivo». Alessandro Fabbrini, presidente di Sei Toscana, evidenzia che «Oltre a svolgere quotidianamente al meglio i nostri servizi, credo sia importante parlare e mettere in pratica la sostenibilità ambientale anche grazie a iniziative come questa. Ringrazio tutti gli Enti e le Associazioni che hanno aderito, come noi, al Contratto di Fiume Casentino H2O promosso dal Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, permettendoci di mettere al centro della nostra attività quei valori della sostenibilità, del rispetto e dell’attenzione verso l’ambiente che sono propri di Sei Toscana». Nicola Venturini, vice presidente Pescatori Casentinesi, associati a Fipsas Arezzo, conclude: «Sono stati proprio i pescatori che frequentano il fiume a segnalare la presenza di materiale plastico disperso dentro e lungo il fiume.  Un problema immediatamente segnalato a Polizia provinciale e Forestale. Ringraziamo il Consorzio, i Comuni e tutte le associazioni ambientaliste del Contratto di Fiume Casentino H2O per l’immediato sostegno: con questa giornata, uniremo tutte le forze,  per rimuovere i rifiuti presenti in Arno. Un fiume a noi caro, che, ogni giorno, ci impegniamo a migliorare, a valorizzare e a promuovere anche attraverso la gestione di aree di pesca, capaci di richiamare migliaia di presenze ogni anno». L'articolo Liberiamo l’Arno dalle plastiche sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.

Giornata mondiale dell’acqua, Greenpeace: In Italia il 38% di risaie e coltivazioni irrigue a rischio siccità

Giornata mondiale dellacqua Greenpeace
Sulla base del dati anticipati dall’Osservatorio Siccità del CNR-IBE, Greenpeace Italia evidenzia che «Il 38% delle risaie e delle colture irrigue italiane è affetto da siccità severo estrema, ovvero soffre per un deficit di pioggia che dura da ben due anni. Tutto il distretto del Po, dove si trova buona parte della superficie irrigata italiana, è inoltre già in stato di severità idrica media da diversi mesi, mettendo a rischio  riso, mais e altre colture». Greenpeace sottolinea che «La situazione già a marzo appare drammatica: anche le acque superficiali, risorsa fondamentale per l'irrigazione, sono infatti in estrema sofferenza. Tutti i grandi laghi del Bacino del Po sono vicini ai minimi storici registrati negli ultimi ottant’anni e i principali invasi artificiali del bacino Padano mostrano un volume di riempimento pari a un quinto della capienza. Oltre alle scarse piogge, soprattutto al Nord, hanno contribuito a questa situazione il caldo, con temperature sopra la media 9 mesi su 12 nel 2022, e la scarsità di neve in montagna, dove si registra un deficit nevoso del 63% rispetto alla media degli ultimi dieci anni. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, rivolgendosi al al governo Meloni, che oggi riunisce la  cabina di regia sulla siccità a Palazzo Chigi, l’organizzazione ambientalista presenta 8 proposte per contrastare la siccità: 1. Velocizzare il processo di decarbonizzazione dell’Italia, riducendo e poi azzerando le emissioni climalteranti, attraverso un aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) con obiettivi in linea con l’Accordo di Parigi sul clima e la posizione dell’Unione Europea. 2. Smettere di investire sulle fonti fossili e le relative infrastrutture, abbandonando al più presto lo sfruttamento di petrolio, gas e carbone e puntando su energia rinnovabile ed efficienza energetica. 3. Ridurre a monte i consumi idrici in agricoltura, rendendo prioritario  l’uso di terreni e acqua per la produzione di alimenti destinati al consumo umano diretto anziché alla filiera mangimistica o alla produzione di biocarburanti. 4. Ridurre a monte la domanda mangimistica, riducendo gradualmente il numero degli animali allevati e adottando misure per incoraggiare l’adozione di diete a base principalmente vegetale. 5. Adottare misure per incoraggiare l'utilizzo di tecniche agroecologiche che migliorino la salute dei suoli, inclusa la capacità di trattenere l’umidità. 6. Ridurre drasticamente il consumo di suolo e la cementificazione, incrementando le superfici di boschi e aree naturali. 7. Pianificare l’eventuale costruzione di nuovi invasi e laghetti in base ai dati di riempimento storici degli invasi esistenti e agli scenari meteo-climatici futuri, evitando opere dannose oltre che inefficaci. 8. Adottare un grande piano di ristrutturazione della rete idrica e di messa in sicurezza idrogeologica, aumentando le risorse dedicate nel PNRR, anche con il contributo degli enti gestori del servizio idrico integrato. Ramona Magno, coordinatrice scientifica dell'Osservatorio Siccità del CNR-IBE, sottolinea che «Se non vi sarà un’inversione di tendenza saranno fortemente colpite anche tutte le coltivazioni orticole estive, come insalata o pomodori. Probabilmente si dovranno ripensare alcune tipologie di colture o usarne varietà che siano più resistenti a periodi di siccità. Turnazioni irrigue molto più rigorose potrebbero diventare la norma. Si potrebbe arrivare anche a razionamenti di acqua per uso idropotabile in diversi comuni». Un quadro ch è già realtà, visto che in Piemonte questo inverno alcuni comuni sono stati riforniti di acqua tramite autobotti. Greenpeace spiega che «Quel che sta cambiando è la frequenza e l'intensità di questi fenomeni estremi, un trend ascendente la cui velocità è inasprita e legata a doppio filo con i cambiamenti climatici. Per fronteggiare la siccità è dunque necessario adottare da subito politiche ambiziose per liberarci dalla dipendenza da petrolio, gas e carbone e ridurre le emissioni dei gas serra. Ma allo stesso modo è necessario modificare profondamente il nostro sistema agricolo - che assorbe circa il 50% dell’acqua dolce utilizzata in Italia ogni anno - modificando anche la superficie dedicata alle colture che richiedono più acqua. Il mais, ad esempio, seconda coltivazione italiana per volumi di acqua utilizzati, è quasi interamente assorbito dalla filiera mangimistica, e più del 45% dell’impronta idrica dei prodotti agricoli è imputabile a carne, latte e derivati». Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia, conclude: «Per ridurre i consumi idrici in agricoltura non bastano le soluzioni tecnologiche, ma è necessario agire in un’ottica di maggiore “efficienza alimentare”, anche attraverso la riduzione di produzioni e relativi consumi che comportano un maggior utilizzo di acqua, come quelle zootecniche e la relativa filiera mangimistica. Le dichiarazioni, istituzionali e non, sul tema della siccità, ruotano invece quasi tutte intorno alla stessa ipotetica soluzione: costruire nuovi invasi e bacini artificiali, nonostante le possibili minori precipitazioni future e l’aumento dell’evapotraspirazione a causa del riscaldamento globale, cosa che dovrebbe spingere alla cautela su questo tipo di infrastrutture, anche rispetto ai loro impatti ambientali. Canalizzazioni forzate e cementificazione hanno infatti ridotto le aree naturali in grado di "assorbire" l’acqua in eccesso durante gli eventi climatici estremi, impoverendo i corsi d’acqua e le falde, che rimangono sempre gli “invasi” migliori per immagazzinare le risorse idriche, più efficienti di qualsiasi infrastruttura». L'articolo Giornata mondiale dell’acqua, Greenpeace: In Italia il 38% di risaie e coltivazioni irrigue a rischio siccità sembra essere il primo su Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile.