Gli effetti collaterali del Digital services act

L’Europa, in questi anni, si è trovata di fronte a fenomeni distorsivi nell’informazione e nella veicolazione di contenuti e servizi online, così rilevanti da aver comportato effetti in alcuni casi devastanti, non solo sul piano di mercato ma anche in ambito politico e sociale. La disinformazione propiziata da potenze pubbliche e private straniere, che hanno […]

L’Europa, in questi anni, si è trovata di fronte a fenomeni distorsivi nell’informazione e nella veicolazione di contenuti e servizi online, così rilevanti da aver comportato effetti in alcuni casi devastanti, non solo sul piano di mercato ma anche in ambito politico e sociale. La disinformazione propiziata da potenze pubbliche e private straniere, che hanno investito grandi risorse per creare un’opinione distorta e falsata veicolando contenuti non affidabili, ha allarmato e mobilitato la politica europea.

Il 23 aprile 2022, quindi, dopo quasi un anno e mezzo di negoziazione dalla presentazione della proposta nel 2020, in tempi record, il Parlamento e il Consiglio della Ue hanno trovato un accordo per il Digital services sct (Dsa), una nuova legge che si applicherà direttamente in tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea.

Nello specifico il Dsa conterrà: misure per contrastare beni, servizi o contenuti illegali online come, ad esempio, meccanismi per consentire agli utenti di contrassegnare facilmente tali contenuti e alle piattaforme di collaborare con i cosiddetti “segnalatori attendibili” (trusted flagger); obblighi di tracciabilità degli utenti business – ad esempio gli inserzionisti – nuove misure per proteggere gli utenti e la società civile, compresa la possibilità di impugnare le decisioni di moderazione dei contenuti delle piattaforme, tramite soluzioni extragiudiziali o ricorsi giurisdizionali; misure di trasparenza per le piattaforme online sugli algoritmi utilizzati per consigliare contenuti o prodotti agli utenti; obblighi per piattaforme e motori di ricerca molto grandi (con utenti più numerosi del 10% dei 450 milioni di consumatori attivi in Unione europea) di intraprendere azioni risk-based per prevenire l’uso improprio dei loro strumenti, oltre che di sottoporsi ad audit indipendenti dei loro sistemi di gestione del rischio; meccanismi per reagire in modo rapido ed efficiente a crisi di sicurezza


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