“Gestione illegale e danni alla vita”, la Corte d’Assise di Taranto spiega la sentenza Ilva che ha portato a condanne fino a 22 anni
Sono state rese note le motivazioni della sentenza del processo Ambiente Svenduto: “gestione illegale e danni alla vita”, così in più di 3700 pagine la Corte d’Assise di Taranto spiega la sentenza che ha portato a 26 condanne per 270 anni di carcere
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“Procrastinavano con la costante e ingiustificata prevalenza delle ragioni della produzione”, per questo, secondo i giudici, i componenti della famiglia proprietaria dello stabilimento di Taranto conoscevano già ogni singola illegalità nella gestione, ma mai hanno fatto qualcosa per ambiente e sicurezza.
La famiglia Riva e i loro sodali hanno gestito l’ex Ilva di Taranto dal 1995 al 2012 in maniera “disastrosa” – dice la Corte d’Assise – e “hanno posto in essere modalità gestionali illegali, anche omettendo di adeguare lo stabilimento siderurgico ai sistemi minimi di ambientalizzazione e sicurezza per ovviare alle problematiche di cui avevano piena consapevolezza sin dal 1995”.
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È questo quanto si legge nel quasi 4mila pagine che compongono la motivazione della sentenza con
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