Ferrero, Nestlé, Pepsi e altre multinazionali alimentari vendono all’89% (o più) cibo malsano, la conferma in un nuovo studio

L’importanza di una sana alimentazione per la salute è ormai innegabile e tanti studi l’hanno confermato nel corso degli anni. Nonostante siano rimasti solo sette anni per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che mirano a porre fine all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme, la situazione alimentare a...

Un nuovo studio condotto sulle vendite di 20 multinazionali del settore alimentare conferma ciò che già sapevamo: un alta percentuale di questi prodotti (l’89%) è non salutare. In alcuni casi, poi si arriva addirittura al 100% di prodotti insalubri

©funlovingvolvo/123rf

L’importanza di una sana alimentazione per la salute è ormai innegabile e tanti studi l’hanno confermato nel corso degli anni. Nonostante siano rimasti solo sette anni per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che mirano a porre fine all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme, la situazione alimentare a livello globale non è certo rosea.

Attualmente, 200 milioni di bambini sotto i cinque anni sono ancora colpiti da arresto della crescita o deperimento, al contrario circa 39 milioni di essi sono in sovrappeso.

Ma che ruolo hanno in questo contesto le grandi multinazionali del settore alimentare? Il panorama globale è dominato da produttori, rivenditori e aziende multinazionali note in tutto il mondo e, anche se molte di queste aziende hanno adottato (almeno in teoria) iniziative socialmente responsabili, come l’impegno a


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