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Le opere di Boccioni da vedere in Italia

133631 Umberto Boccioni Rissa in galleria Pinacoteca di Brera

“La lezione di Boccioni è stata alla base della progettazione dei miei avveniristici edifici come il Guggenheim di Bilbao. Le linee rette delle mie costruzioni, nella tensione a fendere l’aria, si sono deformate, diventando arco, parabola, appunto traiettoria”. Parola di Frank Gehry. Anche se, l’archistar statunitense non è il primo dei moderni a essere stregato dall’arte del visionario Boccioni. Da anni, grazie all’impiego di digital animation e stampa in 3D, Matt Smith e Anders Rädén lavorano al progetto di ricostruire i gessi perduti del maestro, Forme uniche di continuità nello spazio, studiando da vicino le fotografie dell’epoca per entrare nella mente creativa dell’artista. Dopo la sua morte, a soli 34 anni, le sculture di Boccioni vengono distrutte, fatte a pezzi da un anonimo artista ‘passatista’. Quelle che ammiriamo nei più importanti musei del mondo sono riproduzioni in bronzo. Ma perché la scultura di Boccioni affascina ancora oggi così tanto il pubblico? Visionario, geniale, l'artista nato a Reggio Calabria non ha un luogo di origine, nessuna città gli appartiene. E lo stesso vale per i suoi capolavori immortali che oggi è possibile ammirare tra sale del Metropolitan Museum of Modern Art di New York, e in quelle dell’Estorick Collection di Londra, e, in Italia, al Museo del Novecento di Milano che vanta la più grande collezione pubblica del pittore.FORMIDABILE BOCCIONI, Docufilm 54', 2022 | Courtesy of ARTE.it Originals / .ITsArt / Rai CulturaSeguendo idealmente le opere, in ordine di apparizione all’interno del documentario inedito FORMIDABILE BOCCIONI, disponibile in esclusiva su ItsART a partire dal 19 ottobre, data di nascita dell’artista, rintraccamo l’impronta dell’autorevole esponente del Futurismo nei musei italiani. Scritto da Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, il documentario, una produzione ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura, snocciola le opere del primo attore del Futurismo, che dedicò l’intera esistenza a inventare un nuovo linguaggio contemporaneo capace di esprimere la modernità in pittura e in scultura. “Il Museo del Novecento di Milano - dichiara nel docufilm il direttore del Museo del Novecento, Gianfranco Maraniello - ha una collezione unica al mondo di opere d’arte futuriste dove il ruolo di Boccioni è portante. Il nuovo allestimento, arricchito dai capolavori della collezione Mattioli, tra cui alcune delle opere più significative dell’artista, rende ancora più completa e preziosa la Galleria dedicata al Futurismo”. Se lo Studio per la Risata del 1911 è patrimonio della Galleria Nazionale di Cosenza, e il bozzetto di La città sale del 1910 si trova alla Pinacoteca Brera, ecco dove ammirare da vicino la pittura di colui che sfidò secoli di immobilità, liberando una volta per tutte quest’arte dalle forme chiuse, e dalla bellezza classica. Rissa in Galleria (1910), Pinacoteca di Brera, Milano Dopo un periodo trascorso a Roma, deluso dal clima artistico della capitale dove i fermenti e le novità che si agitavano in Europa non trovavano alcuna risonanza, Boccioni nel 1906 decise di trasferirsi a Parigi. Inizia così un periodo di spostamenti, da un soggiorno in Russia al trasferimento a Milano, dove si stabilisce attratto dal nuovo spirito tecnologico che anima la città e dove stringe amicizia con i fondatori del movimento futurista, firmatari del primo Manifesto già nel 1909. In Rissa in galleria, dipinto nei mesi immediatamente successivi alla firma del Manifesto Tecnico della Pittura Futurista (1910), Boccioni esaspera la tecnica divisionista per studiare i movimenti della folla e dare vita a inediti effetti di luce e di dinamismo, accentuati dall’uso di vivacissimi colori complementari. Protagonista del quadro è una folla di persone che si accalca di fronte alla buvette di Gaspare Campari (divenuta in seguito "Gran Bar Zucca" nella Galleria Vittorio Emanuele II di Milano), per prendere parte a una zuffa tra due donne. Autoritratto, 1908, Pinacoteca di Brera, Milano In questa tela Boccioni si ritrae sul balcone di quella che nel 1908 era la sua abitazione di Via Castel Morrone, angolo via Goldoni. Il balcone domina il paesaggio della periferia milanese, Lo sfondo è caratterizzato da case in costruzione mentre si vede un treno percorrere il cavalcavia Acquabella, oggi demolito, anticipazione delle tematiche futuriste degli anni successivi. “Dal primo del mese mi trovo in casa di mamma, lontano da quell’antipaticissima padrona e mi trovo abbastanza bene. In quella casa ho finito l’autoritratto che mi lascia completamente indifferente”. Così scriveva il pittore il 13 maggio 1908 a proposito della sua opera. Meriggio. Officine di Porta romana, 1909-10, Galleria d’Italia, Milano Quando, nel 1907, Boccioni arriva a Milano porta avanti lo sviluppo del suo linguaggio espressivo. Con la crescita commerciale e industriale, con il suo evolversi in una metropoli moderna, la città è la cornice perfetta per accogliere la poetica futurista. In Officine a Porta Romana un’inedita inquadratura, dilatata in orizzontale, domina la scena nella quale sono evidenti le diagonali che conferiscono solidità alla struttura compositiva. L'esasperazione delle linee di fuga, nonché l'utilizzo della tecnica divisionista portata all'eccesso, rendono l'immagine fortemente dinamica.Lo spettatore è investito da questa esplosione di contrasti cromatici, nuclei di colore raggrumati pieni di energia e ai quali si sovrappongono fasci di luce discendente, bilanciati dai vapori opachi delle ciminiere che sbucano in lontananza. Questa spasmodica intensificazione cromatica caratterizza l’estrema fase divisionista di Boccioni e precede la prime scomposizioni della forma. Umberto Boccioni, Meriggio. Officine a Porta Romana, 1910, Olio su tela, 145 x 75 cm, Collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d'Italia - Piazza Scala, MilanoForme Uniche della continuità dello spazio, 1913, Museo del Novecento, Milano Emblema del dinamismo impresso dalla nuova cultura futurista, quest’opera, gioiello del Museo del Novecento, è diventata un’icona universale, riprodotta in milioni di esemplari sulle monete da 20 centesimi di euro. L’opera, il cui originale è in gesso, è simbolo della produzione scultorea futurista dell’artista, finalizzata a riprodurre la velocità e la forza del dinamismo nell'arte. La copia in bronzo è stata prodotta solo dopo la scomparsa di Boccioni per volere di Filippo Tommaso Marinetti. L’idea non è semplicemente quella di rappresentare un uomo che cammina, ma di rendere una forma unica in un movimento che è quello della materia nella continuità spazio-temporale. Frame da Formidabile Boccioni | © ARTE.itTre donne, 1909-10, Gallerie d’Italia, Milano In questa tela, che segna l’esordio di Boccioni sulla scena milanese, l’artista ricorre alle figure della madre Cecilia, della sorella Amelia e della modella Ines per rappresentare le tre età della donna, trasformando, attraverso la luce, le tre figure statiche in un vortice dinamico che genera tra le donne legami affettivi. Seduta in posizione rilassata, il volto rigato dal tempo, il morbido chignon d’argento, la madre dell’artista, Cecilia Forlanini, sbuca da un triangolo immaginario, con sottili linee colorate che delineano il lungo e ampio vestito dove dominano le tinte verdi. Anche Amelia è sorridente. I raggi del sole si insinuano tra i capelli, il libro stretto alla mano sinistra, tra il bianco, il verde, l’azzurro, il blu e il rosa dell’abito, tratteggiati con pennellate decise e linee verticali. Un’espressione malinconica avvolge invece Ines, l’amata musa di Boccioni, dalla quale si allargano linee bianche che enfatizzano la fusione dei due corpi. Umberto Boccioni, Tre donne, 1809-1810, Olio su tela, Milano, Gallerie d'Italia - Piazza Scala, Collezione Intesa san PaoloStati d’animo (prima serie), 1911, Museo del Novecento, Milano Il Museo del Novecento conserva la prima versione del ciclo Stati d’animo, realizzato nel 1911. La seconda versione si trova oggi al MoMA. Il titolo Stati d’animo racchiude tre dipinti con i quali Boccioni ha voluto rappresentare i sentimenti delle persone che partono e che restano in una stazione ferroviaria. Addii è la tela che ritrae la confusione, nel momento in cui la gente si saluta abbracciandosi sui binari accanto alla locomotiva. Le linee sono circolari, i colori vivi. Il secondo dipinto è dedicato a Quelli che partono, i volti tagliati dalla velocità del movimento, con i toni del blu e dell’azzurro a trasmettere il senso di malinconia tipica di ogni partenza. Quelli che restano, soggetto del terzo dipinto, è un trionfo di linee verticali, a indicare le persone che rimangono sul binario, mentre il colore verde esprime lo stato d’animo dell’abbandono.Umberto Boccioni, Stati d'animo - Quelli che vanno, 1911, Olio su tela,  95.5 x 71cm | Courtesy of Museo del Novecento, Milano Materia, 1912 Museo del Novecento, MilanoMateria fa parte della collezione Gianni Mattioli, perla del percorso espositivo del Museo del Novecento. La tela raffigura, a figura intera, la madre dell'artista, seduta nella sua casa frontalmente, mentre dà le spalle a un balcone che domina il paesaggio urbano retrostante. Questa scelta contribuisce a fondere in un'unica “visione simultanea” la percezione ottica di due soggetti distinti, il paesaggio metropolitano e la madre dell'artista. Le mani della donna, incrociate e giganti, caratterizzano il fuoco del ritratto. Lo scenario urbano si integra perfettamente con la figura femminile. Un flusso di energia, creata dai colori, si diffonde in ogni direzione. L’opera vuole rappresentare il moto assoluto, la forza del moto insita nell’oggetto nella sua struttura organica, elementi che poi saranno trasferiti da Boccioni nella scultura per dare vita a un insieme polimaterico che contenga la sintesi tra la figura e il suo ambiente. Dinamismo di un cavallo in corsa + case, 1915, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia All’indomani della pubblicazione del suo Manifesto Tecnico della Scultura Futurista, l’11 aprile 1912, Umberto Boccioni si volse alla scultura. In piena linea con i presupposti estetici del documento che prevedevano, in una sola opera, l’impiego dil'artista associa legno, cartone e metallo parzialmente dipinti in un uso futurista dei piani, influenzato dal Cubismo di Pablo Picasso e Georges Braque. Boccioni ricorre all’immagine del cavallo per dimostrare come la qualità della percezione visiva generi l’illusione di una fusione di forme. Umberto Boccioni, Dinamismo di un cavallo in corsa + case, 1915, Guazzo, olio, legno, cartone, rame e ferro dipinto, 115 x 112.9 cm, Venezia, Collezione Peggy Guggenheim | Courtesy Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York)Elasticità, 1912 Museo del Novecento, Milano Considerata una delle opere più significative di Boccioni, Elasticità rappresenta il moto relativo dell’oggetto in un ambiente fluido. Nell’opera è possibile cogliere tutti gli elementi figurativi tipici della pittura futurista: il moto del cavallo in primo piano e i rimandi al progresso con lo scorcio sulle fabbriche in lontananza. Umberto Boccioni, Elasticità, 1912, Olio su tela, 100 × 100 cm | Courtesy of Museo del Novecento, MilanoSviluppo di una bottiglia nello spazio, 1913, Museo del Novecento, Milano Nell’opera è presente una bottiglia poggiata su un piatto. Le due figure formano una natura morta con la quale l'artista restituisce il gioco dinamico che sta alla base dei suoi lavori attraverso una visione vorticosa dei due elementi, dando movimento al tutto. Oltre all'esemplare fuso nel 1935 dal gesso originale e oggi esposto a Milano, ne esistono altri quattro, fusi in diversi momenti. Ritratto antigrazioso, 1912, Galleria nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma Conosciuto anche come La madre, il busto di Antigrazioso è uno dei pochi esempi superstiti delle sculture futuriste eseguite da Boccioni nel 1912 e 1913 ed esposti alla Galerie 23 di Parigi nel 1913. Questa scultura in gesso patinato, conservata alla Galleria nazionale d'Arte Moderna di Roma, rappresenta la scomposizione futurista del volto della madre di Boccioni, ripreso nel dipinto Materia. Dell'opera il Metropolitan Museum di New York conserva una fusione in bronzo del 1950-1951. Boccioni porta a termine la sua sperimentazione attraverso la quale aveva liberato la scultura dalle forme chiuse e dalla bellezza classica. Ritratto del maestro Busoni, 1916, Galleria nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma L'amicizia tra Boccioni e il compositore e pianista Ferruccio Busoni risale al 1912, quando Busoni acquista La città che sale in occasione della mostra futurista presso la Galleria Sackville di Londra. A lui è dedicato il ritratto oggi conservato presso la Galleria nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. La pennellata strutturata e la gamma cromatica impostata sui toni del verde e del blu racchiudono tutta la riflessione sul linguaggio pittorico di Cèzanne che Boccioni andava approfondendo nel periodo che precede di poco la sua prematura scomparsa. Una ricerca che segue gli studi sullo spazio già intrapresi durante la fase futurista. Umberto Boccioni, Ritratto del Maestro Busoni, 1916, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e ContemporaneaCarica di lancieri, 1915, Museo del Novecento, Milano Come al centro di una fotografia, un serrato gruppo di lancieri procede in avanti per caricare il nemico, inarrestabile. Le linee oblique orientate nello stesso senso, al centro, si contrappongono alle linee curve di destra, mentre a sinistra e in basso prevalgono campiture circolari. A dominare la scena, al centro dell’immagine, è un gruppo ordinato di soldati che procede a cavallo verso sinistra con le lance abbassate. In basso, i soldati nemici sono addossati al bordo del dipinto, mentre sullo sfondo si intravedono stralci di carta stampata. Carica di lancieri rappresenta l’interpretazione di un’azione bellica della Prima Guerra Mondiale da parte di Umberto Boccioni e fa parte di una serie di opere che i futuristi dedicarono alla celebrazione della guerra. Donna al caffè – compenetrazione di luci e di piani, 1912-14, Museo del Novecento, Milano Anch’essa custodita al museo del Novecento di Milano, la tela mostra una donna seduta in un caffè, di fronte a un piatto con un cucchiaino, un bicchiere, delle zollette di zucchero. Leggi anche:• FORMIDABILE BOCCIONI. Il genio futurista in un docufilm

Da Giotto a Boccioni, la settimana in tv

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Il 19 ottobre del 1882 nasceva a Reggio Calabria Umberto Boccioni. A distanza di 140 anni, anche il piccolo schermo rende omaggio al primo attore del Futurismo, genio inquieto che dedicò la sua vita a inventare un nuovo linguaggio contemporaneo per esprimere la modernità in pittura e in scultura. In esclusiva sulla piattaforma ITsART il documentario FORMIDABILE BOCCIONI di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà, con la regia di Franco Rado, una produzione ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura, segue la vita e le opere dell’artista attraverso interviste esclusive a esperti, direttori di musei, collezionisti. Un salto di sei secoli accompagna il pubblico di Sky Arte tra le grandiose intuizioni di Giotto, mentre Arte tv svela la vita di Oskar Kokoschka, l’artista antifascista che amava la pace. Questo e molto altro nella settimana in tv, dal 17 al 23 ottobre. Da I Grandi maestri, Giotto | Courtesy Sky ArteLa vita di Giotto sbarca su Sky Arte La settimana dell’arte su Sky si apre all’insegna del contemporaneo. Il terzo episodio della serie Inspired, dal titolo Georgia O'keeffe, Nuovo Messico, in programma lunedì 16 ottobre alle 21.15 segue la pioniera del linguaggio astratto, l’esponente di riferimento del Novecento americano conosciuta per le sue rappresentazioni floreali. L’episodio esplora il legame tra Georgia O'keeffe e le suggestioni del New Mexico. A seguire, Kusama - Infinity ripercorre la storia di un’altra pioniera con la parrucca rossa e la passione per i pois, che, da un piccolo e reazionario paese del Giappone, sbarca a New York sfidando il sessismo. Dopo il successo della prima edizione, a partire dal 20 ottobre, ogni giovedì sul piccolo schermo tornano i Grandi Maestri, la serie di Sky Arte dedicata alla vita e alla pittura di celebri artisti raccontati attraverso i loro capolavori. La nuova stagione darà ancora più spazio alle singole opere che saranno raccontate attraverso riprese immersive e il commento dei maggiori studiosi e storici dell'arte italiana. Un fotogramma da Kusama – Infinity, 2018, Russia, Documentario, 1h 20m, Regia di Heather LenzGiovedì 20 ottobre alle 21.15, il primo a trasportare lo spettatore a tu per tu con la sua tavolozza, in quel mondo di colori e forme che hanno scritto la storia dell’arte italiana, sarà Giotto. Gli storici dell’arte Gaia Ravalli e Andrea De Marchi ripercorreranno le sue grandiose intuizioni, come l’introduzione della prospettiva tra i contemporanei, accanto alle opere senza tempo, passando in rassegna i capolavori nella Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, nella Cappella degli Scrovegni a Padova e nella Cappella Bardi della Basilica di Santa Croce di Firenze. Sempre giovedì 20 il docufilm Van Gogh – I girasoli ci porta in viaggio tra Amsterdam, Tokyo, Londra, Monaco e Philadelphia per indagare i misteri che si celano dietro i fiori più iconici della storia dell’arte. Il docufilm concede per la prima volta agli spettatori la possibilità di scrutare, fianco a fianco, e tutte insieme sulla pellicola, in altissima definizione, le cinque versioni ancora di proprietà pubblica dei girasoli in vaso, oggi custodite a Monaco, Amsterdam, Tokyo, Londra, Philadelphia. Che cosa lega questi fiori, la luce del Sud della Francia, Arles, la Casa Gialla? Lo scopriremo attraverso un viaggio cinematografico realizzato a stretto contatto con il Van Gogh Museum di Amsterdam per conoscere l’uomo Van Gogh, prendendo come spunto la mostra tenutasi al museo di Amsterdam nel 2019. Su Arte tv la storia di Oskar Kokoschka, l’artista antifascista che amava la pace Nato nel 1886, Oskar Kokoschka, pupillo di Gustav Klimt, irrompe sulla scena a 22 anni grazie a una grande mostra dedicata al giubileo dell'imperatore Francesco Giuseppe. L'enfant terrible della Secessione viennese genera scalpore scandagliando le passioni di una società in decomposizione. Pennello alla mano, fin dal 1923, Kokoschka viaggia per l'Europa. Considerato dai nazisti un "artista degenerato", nel 1938 fugge in esilio a Londra con la moglie Olda per poi stabilirsi in Svizzera. Il documentario Oskar Kokoschka: ritratti della storia europea ripercorre un secolo di memorie del pittore austriaco, intellettuale antifascista, impegnato per la pace, dal suo debutto nell'alveo della Secessione viennese all’incontro con Konrad Adenauer. Vincent van Gogh, Girasoli, 1888, Olio su tela, 73 x 92.1 cm, Londra, The National Gallery | Courtesy The National GallerySu Rai 5 viaggio tra i segreti del mondo sotterraneo Su Rai 5 avventura fa rima con Art Rider. L’archeologo Andrea Angelucci conduce il pubblico alla scoperta dell'Oriente tra le strade d'Italia, scovando tracce di influenze millenarie, tra icone greche e mosaici bizantini. Nelle puntate di questa settimana scopriremo il Monte Amiata e le opere del Parco di Bomarzo, voleremo in Sardegna, da Monte D'Accoddi a Sant'Antioco, e poi da Ascoli Piceno ad Ancona, da Ardea a Gaeta. Mercoledì, per la serie Under Italy, con l’archeologo Darius Arya si parte alla scoperta dei sotterranei partenopei, dai cunicoli di Napoli Sotteranea al teatro romano di Neapolis, dalla Galleria Borbonica con le sue infinite ramificazioni agli Ipogei Greci funerari e al Cimitero delle Fontanelle. Giovedì 20 Darius Arya cercherà invece di "scavare" nei misteri di Torino, dai locali sotterranei della Mole Antonelliana agli Infernotti del Palazzo Saluzzo di Paesana, mentre venerdì 21 protagonista di questo affascinante viaggio nel ventre delle città sarà Bergamo con i suoi sotterranei, dalla Cannoniera di Porta San Giacomo alla Cisterna di Piazza Mercato delle Scarpe.Frame da Formidabile Boccioni | © ARTE.it Umberto Boccioni si racconta su ITsART A partire dal 19 ottobre Umberto Boccioni si racconta sulla piattaforma ItsART. Lo scrittore, il giornalista, l’illustratore figlio del suo tempo, in un’Italia scossa dalla Rivoluzione industriale e dalle grandi scoperte scientifiche, destinata a diventare epicentro della Grande Guerra, è il protagonista del documentario inedito dal titolo FORMIDABILE BOCCIONI, scritto da Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, prodotto da ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura. Attraverso il racconto dei direttori dei maggiori musei che custodiscono i capolavori di Boccioni, di collezionisti ed esperti, come gli storici dell’arte Ester Coen e Niccolò D’Agati, lo storico Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale degli Italiani, il biografo Gino Agnese e la scrittrice Marella Caracciolo Chia, autrice del libro Una parentesi luminosa incentrato sulla storia d’amore tra Umberto Boccioni e la principessa Vittoria Colonna, l’artista rivive in un avvincente viaggio corredato da documenti, filmati e materiali d’epoca originali.

Cent’anni di fotografia nei capolavori della Collezione Bachelot

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Un secolo di storia dell’immagine va in scena a Villa Medici nelle fotografie della Collezione Bachelot: da Brassai a Sabine Weiss, da Diane Arbus a Mitch Epstein, 150 scatti esplorano lo sguardo sull’umanità di circa 50 grandi maestri. A confronto due grandi tradizioni, la scuola umanista francese (Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Willy Ronis) e la fotografia di strada americana, con autori come Dave Heath, Helen Levitt, Vivian Maier, Robert Frank, Joel Meyerovitz. Il percorso immaginato da Florence e Damien Bachelot con il curatore Sam Stourdzé è di ampio respiro: la dimensione corale del reportage e quella intima del ritratto si incrociano di continuo, spaziando dai grandi eventi della storia al racconto intimo. Al cuore del progetto, l’indagine su come il corpo e il ritratto definiscano lo spazio, in una fotografia dove la figura umana funge sempre da unità di misura."Collection", allestimento a Villa Medici: Diane Arbus, Joel Meyerowitz, Bruce Davidson, Susan Meiselas, Judith Joy © Daniele Molajoli Rimandi e corrispondenze disegnano una trama di legami e influenze tra gli artisti in mostra, in un panorama di notevole varietà: accanto agli autori già citati, troviamo pionieri del modernismo come Paul Strand, grandi reporter come Dorothea Lange o Josef Koudelka, protagonisti della fotografia contemporanea come Luc Delhaye, Mohamed Bourouissa, Véronique Ellena, Laura Henno (al centro di un focus speciale nella cisterna di Villa Medici), e non mancano nemmeno scatti made in Italy, con Luigi Ghirri e Mario Giacomelli. Tra i fiori all’occhiello dell’allestimento, una serie di circa 40 stampe d’epoca di Saul Leiter, testimonianza della rivoluzione del colore.Sabine Weiss, Paris, Enfants, 1955. Collection Bachelot © Sabine Weiss Collection – questo il titolo della mostra visitabile fino al 15 gennaio – è un racconto da leggere su più piani: dal punto di vista dei singoli artisti, o nella prospettiva storica riflessa nello sguardo del curatore che, come un sismografo, registra i momenti salienti di un secolo denso di eventi. O ancora, attraverso gli occhi di una coppia di collezionisti che in vent’anni ha dato vita a una delle più importanti raccolte private di fotografia in Francia. Per loro la collezione è prima di tutto un racconto personale, dove la dimensione privata si intreccia alla continua ricerca di pezzi eccezionali per qualità e storia e all’impegno nel sostenere la fotografia nella sua materialità e unicità, specie attraverso i giovani artisti."Collection", allestimento a Villa Medici: Luc Delahaye, Saul Leiter © Daniele Molajoli

“Formidabile Boccioni”, il genio futurista in un docufilm

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Il 19 ottobre 1882 nasceva in Italia Umberto Boccioni, anima del Futurismo, artista geniale, uomo dalle molte inquietudini e dalla vita avventurosa. Dopo di lui, l’arte italiana ed europea non sarebbe stata più la stessa: innamorato della modernità, Boccioni dedicò ogni energia all’invenzione di un linguaggio nuovo e rivoluzionario, capace di esprimere lo spirito del suo tempo. A 140 anni esatti dalla nascita dell’artista, un documentario inedito invita a riscoprirlo sullo schermo. Prodotto da ARTE.it Originals in collaborazione con ITsArt e Rai Cultura, scritto da Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, FORMIDABILE BOCCIONI sarà disponibile in esclusiva sulla piattaforma ITsART a partire dal 19 ottobre 2022.Ca' Pesaro Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Venezia, Frame da "Formidabile Boccioni" | © ARTE.itAd accompagnare gli spettatori in un viaggio denso di sorprese saranno interviste ai massimi esperti del Futurismo, a collezionisti e direttori dei musei che custodiscono i capolavori di Boccioni, da James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, a Karole P.B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, e a Danka Giacon, curatrice del Novecento di Milano, con la partecipazione degli storici dell’arte Ester Coen e Niccolò d’Agati, dello storico Giordano Bruno Guerri, del biografo Gino Agnese e della scrittrice Marella Caracciolo Chia. Testimoni d’eccezione come Romana Severini, figlia del pittore Gino Severini, e Floriane D’Auberville, pronipote del famoso gallerista francese Joss Barnheim-Jeune, animeranno la narrazione con la freschezza di chi ha conosciuto da vicino fatti e protagonisti di un’avventura indimenticabile.Frame da "Formidabile Boccioni" | © ARTE.itCome in ogni trama ben tessuta, innumerevoli fili si intrecciano nel racconto della vita e della ricerca artistica di Boccioni, mentre sullo sfondo prendono vita l’Italia sull’orlo della Grande Guerra e l’Europa delle avanguardie. Tra filmati vintage, documenti d’epoca e le immagini di celebri capolavori, seguiremo Boccioni nel suo sodalizio con il futurista Marinetti o nelle polemiche con Picasso e i cubisti, in preda alla febbre della creazione o ai capricci di un umore ballerino, mentre dà scandalo con i suoi quadri o si atteggia a tombeur de femmes. Fino a quando, per una curiosa ironia della sorte, un cavallo spaventato da un treno in corsa metterà fine alla vita dell’artista e al suo focoso elogio della modernità. Tra le tante storie narrate in FORMIDABILE BOCCIONI ce n’è una ancora aperta. Quella dell’attrazione del grande futurista per la scultura, in cui, secondo molti, avrebbe dato il meglio di sé. Sfidando secoli di immobilità, Boccioni si propose di liberare una volta per tutte quest’arte dalle forme chiuse, dalla bellezza classica. Il suo grande capolavoro, Forme uniche della continuità nello spazio, è divenuto un’icona universale, riprodotta in milioni di esemplari sulle monete da 20 centesimi di euro. Dopo la morte di Boccioni, tuttavia, le sue sculture furono distrutte, fatte a pezzi da un anonimo artista “passatista”, mentre nei più importanti musei del mondo restano solo delle riproduzioni. Come è potuto accadere? E soprattutto, perché?Umberto Boccioni, "Forme uniche della continuità nello spazio", Frame da "Formidabile Boccioni" | © ARTE.it