Sono trascorsi più di sette secoli dai tempi in cui Giotto reinventò la pittura italiana aprendo la strada alla grande rivoluzione del Rinascimento. Oggi al MART di Rovereto una mostra si prepara a raccontare come, lungi dal restare confinato nel passato, il maestro di Vespignano sia stato fonte di ispirazione per gli artisti per buona parte del XX secolo. Dal prossimo 8 dicembre fino al 19 marzo 2023, oltre 200 opere metteranno in scena un viaggio attraverso la storia dell’arte sulla scia del pittore e architetto toscano. Nata da un’idea del direttore Vittorio Sgarbi e curata da Alessandra Tiddia, Giotto e il Novecento riunirà nelle sale del museo trentino protagonisti della pittura italiana come Carlo Carrà, Giorgio Morandi, Mario Sironi, Gino Severini, Massimo Campigli, Ubaldo Oppi, che nella prima parte del secolo rintracciarono nel collega duecentesco il principale testimone di una tradizione artistica a cui guardare, nonché maestri legati all’ambiente internazionale delle avanguardie come Henri Matisse. Ma non finisce qui. Opere di Lucio Fontana, Yves Klein, Mark Rothko, Josef Albers illustreranno il seguito della storia, mostrando come anche nella seconda parte del secolo l’arte di Giotto sia stata alla base del lavoro di alcuni degli artisti più innovativi nel panorama mondiale. E non mancheranno incursioni nell’arte del presente, con l’americano James Turrell e la britannica Tacita Dean – giusto per citarne un paio - pronti a raccogliere e ad attualizzare ancora una volta l’eredità del maestro medievale.
L’Allegoria della Fertilità di Luca Signorelli ritrova il gruppo marmoreo dei Tre satiri che lottano con un serpente, proveniente dalla raccolta di Lorenzo il Magnifico disperso alla fine del Quattrocento e concesso in prestito da una collezione privata di Chicago. Un disegno di Filippino Lippi ispirato a motivi antichi dialoga con un’urna romana, mentre alcuni pannelli da un forziere nuziale delle Gallerie degli Uffizi, raffiguranti Storie di Ester e Assuero, incontrano un busto di San Giovanni Battista di Benedetto da Rovezzano. Accade al Minneapolis Institute of Art, museo che vanta una delle più importanti raccolte di arte europea oltreoceano, e dove dal 16 ottobre all’8 gennaio la mostra Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, realizzata dalle Gallerie degli Uffizi in collaborazione con il Minneapolis Institute of Art, a cura di Cecilia Frosinini e Rachel McGarry, esplorerà il rapporto tra Botticelli, l’arte del Rinascimento fiorentino e l’antichità classica.Biagio D'Antonio, Giustizia, Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi | Courtesy Gallerie degli Uffizi I prestiti dagli Uffizi che includono lavori di Botticelli e di artisti suoi contemporanei incontreranno dipinti, sculture, stampe e disegni del museo americano. "Dopo gli anni difficili della pandemia, che hanno visto Minneapolis al centro di una rivolta epocale per la giustizia sociale e dopo le sofferenze causate dal Covid - si legge in una nota - la mostra sul Rinascimento che attribuisce a Firenze nel Quattrocento il ruolo di motore per la cultura mondiale, acquista un significato particolarmente profondo, e suona come un augurio di ripresa, tanto più in America e in questa città". Parte dei proventi della mostra sono stati utilizzati per restaurare le opere d’arte e portare avanti nuove ricerche, condotte nel corso di oltre due anni. Questi risultati sono confluiti in un catalogo ricco di contributi dei maggiori studiosi dell’argomento, italiani e stranieri. Grazie al volume è possibile adesso saperne di più sulle botteghe degli artisti, sul ruolo del teatro e delle feste cittadine nell’iconografia dell’Adorazione dei Magi, sui ritratti, mentre è stata proposta una revisione dell’attività di Botticelli basata su fonti e documenti riconsiderati in una nuova luce.Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, Torso romano, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi Ma c’è di più. Un importante e discusso ritratto oggi a Minneapolis è stato definitivamente attribuito a Benedetto Ghirlandaio, come anche il ritratto di religioso su embrice degli Uffizi, attribuito al famoso fratello Domenico. “La mostra - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - non solo è una rivelazione per il pubblico americano, ma si caratterizza anche per l’altissimo livello scientifico. Grazie ai contributi degli archeologi e degli storici dell’arte coinvolti, nonché dell’Opificio delle Pietre Dure, è stato possibile riconsiderare ogni opera e giungere a nuove identificazioni e attribuzioni su dipinti e sculture anche molto celebri. Forse uno degli accostamenti più emozionanti e rivelatori è quello tra l’Allegoria della Fertilità di Luca Signorelli e il gruppo marmoreo con Tre satiri che lottano con un serpente, proveniente dalla collezione di antichità di Lorenzo il Magnifico, dispersa alla fine del Quattrocento. L’opera, che si trovava nell’Ottocento in una collezione austriaca, ricomparsa sul mercato alcuni anni fa, è stata acquistata da un privato di Chicago. Accanto ad essa, il monocromo di Luca Signorelli assume un nuovo significato e spiega in un colpo d’occhio tutto il complesso argomento della relazione tra Rinascimento e Antichità”.Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, Tre Satiri Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi Leggi anche:• 510 anni fa moriva Botticelli, il pittore che amava gli scherzi e le lettere
Raccontare Hershey Felder non è cosa semplice. Pianista, attore, regista e drammaturgo noto per le sue interpretazioni di compositori classici e americani sui palcoscenici musicali d’oltreoceano, è soprattutto un artista - come l’ha definito la rivista American Theater - ‘che appartiene a una categoria tutta sua’. Lo incontriamo a Venezia per la presentazione della sua ultima opera: “Chopin and Liszt in Paris” un film che mette in scena la storia della rivalità e delle relazioni di due dei più grandi compositori per pianoforte mai vissuti in Europa nell’Ottocento. Non è un film nel senso tradizionale del termine e non è un documentario. Quello scritto, diretto e interpretato sul palcoscenico da Hershey Felder è uno spettacolo teatrale e un racconto musicale che mette in scena in musica e in parole la storia di vita dei due protagonisti il tutto filmato nei luoghi di Parigi dove i personaggi hanno vissuto. Al fianco di Felder, che interpreta Franz Liszt, un altro grande virtuoso del pianoforte di fama internazionale, Boris Giltburg che porta sul palcoscenico il genio Frederic Chopin e un cast che vede Debi Mazar nei panni di George Sand, Sally George nel ruolo della principessa Carolyn Wittgenstein e Jonathan Silvestri nella parte di Eugene Delacroix. I suoi show musicali hanno preso questa forma - quello del film da vedere in streaming sulla piattaforma Hershey Felder Presents - durante il periodo più difficile della pandemia, proprio quando Felder si era trasferito a vivere in Italia assieme alla moglie, l’ex primo ministro canadese, Kim Campbell.Hershey nel tuo sito definisci i tuoi spettacoli ‘musical storytelling’. Ci racconti come sei arrivato a questa originale formula di spettacolo ?“E’ la storia dell’incontro di due mie grandi passioni, che ho coltivato sin dall’infanzia: la recitazione e il pianoforte. Due mondi che per molti anni sono stati separati e che, un po’ per fortuna, un po’ per caso si sono infine incontrati quando avevo 27 anni.A quel tempo lavoravo per la Steven Spielberg Shoah Foundation. Parlando francese e yiddish mi trovai a raccogliere le testimonianze orali di alcuni sopravvissuti dell’olocausto. Una storia che mi colpì molto fu quella di Helmuth Spryzcer che da giovanissimo ad Auschwitz veniva costretto ad intrattenere i soldati nazisti fischiettando la melodia di ‘Rhapsody in Blue’ uno dei brani più celebri composti da Gershwin. Ne feci un racconto musicale e riuscii a convincere la famiglia Gershwin, che inizialmente era contraria a questo racconto di vita così oscuro, a lasciarmi portare in scena lo spettacolo dove io avrei recitato, suonato Gershwin e messo in scena l’intera vicenda. Era un piccolo teatro sul Sunset Boulevard a Los Angeles, ma in poco tempo, grazie al passaparola, lo show divenne un grande successo così che una sera a teatro veniva Neil Simon, quella dopo Mel Brooks o Annette Bening con il marito Warren Beatty...e un’infinità di personaggi famosi” Ho visto uno dei tuoi spettacoli, quel “Gershwin Alone” che hai registrato al Teatro Verdi di Firenze nel 2021 …“E’ uno dei miei spettacoli più conosciuti, l’ho portato oltre tremila volte sul palcoscenico in teatri prestigiosi di Broadway, Londra, Los Angeles, Chicago, San Diego, San Francisco, Boston, Philadelphia, Washington. Quello che hai visto è la registrazione del concerto che abbiamo trasmesso in streaming in diretta nel settembre dello scorso anno. E’ un one man show porto sul palcoscenico, suonando, cantando e recitando alcune delle canzoni più famose di Gershiwin da "The Man I Love" e "Someone to Watch Over Me", attraverso i successi di “An American In Paris” e “Porgy and Bess”, fino a una performance completa di Rhapsody In Blue”Tremila rappresentazioni .. sembra un numero enorme..“La mia vita prima della pandemia, per 27 anni, è stata sempre sul palcoscenico. Tutte le sere per 320 spettacoli all’anno. Non solo Gershwin naturalmente. Ho messo in piedi molte produzioni raccontando la musica e la vita di alcuni dei più grandi compositori e musicisti di tutti i tempi. Da Leonard Bernstein a Irvin Berlin, Chopin, Beethoven, Tchaikovsky, Claude Debussy per citarne alcuni. Il primo tentativo di spettacolo in live streaming l’ho fatto nel maggio del 2020 con “Hershey Felder as Irving Berlin”... direttamente da casa mia. L’idea era di aiutare e far squadra con alcuni dei teatri, tra cui il San Diego Repertory Theatre, con cui normalmente collaboro portando i miei spettacoli dato che con la pandemia l’intero settore era fermo in Italia come in America. Fu anche questo subito un successo, abbiamo nella prima stagione abbiamo staccato oltre 80,000 biglietti da 50 dollari per quello spettacolo, raccogliendo 4 milioni di dollari in un'operazione che è andata a supportare teatri e artisti in difficoltà per la pandemia, così come diverse organizzazioni italiane a Firenze e dintorni. Ho così continuato con questi eventi live con “Hershey Felder as Beethoven” per infine passare alla formula del film vero e proprio con “Dante and Beatrice in Florence” uno spettacolo di cui ho scritto sia la sceneggiatura che la colonna sonora, ho co-diretto e dove ho interpretato due ruoli oltre a suonare il piano e cantare. Naturalmente anche Firenze e i suoi luoghi meravigliosi divengono il set dove si svolge il racconto. L’Italia è il palcoscenico ideale, un set naturale, dove raccontare molte storie. Ed è probabilmente l’unico luogo dove avrei potuto creare una compagnia cinematografica di questo tipo. E’ la bellezza dell'Italia che consente di creare i tanti mondi di molti grandi artisti viaggiando in luoghi meravigliosi, in città straordinarie come Firenze o Venezia che ti consentono di ambientare una moltitudine di racconti. Anche qui la formula per raggiungere il pubblico è il video on demand.”Come scegli le storie da raccontare ?“Ogni mio spettacolo, ogni incontro con un artista ha una sua origine. Tutto ha inizio dallo studio dell’artista che voglio raccontare. Una ricerca che partendo dalla musica cerca di ricostruire le storie che hanno condotto l’artista a scrivere i brani che ha composto, in quel particolare momento della sua vita. E non si tratta solo di suonare e interpretare queste musiche, ma di calarmi nella parte del protagonista, con abiti e acconciature adeguate, dando loro corpo e voce …”I tuoi talenti spaziano in molti campi, il pianoforte e la recitazione su tutti … da dove inizi ?“Mi piace citare un aneddoto attribuito al fratello di George Gershwin, Ira .. quando gli domandavano viene prima la musica o i testi ? la sua risposta era che i contratti venivano prima di tutto ! Ho dovuto creare la mia compagnia teatrale molto presto per produrre i miei spettacoli che nessun teatro voleva prendere il rischio di finanziare. Se il business è a posto, se sei in grado di pagare il tuo lavoro e di quelli che collaborano con te, è una buona base di partenza. Invece tanti artisti passano il loro tempo a girare, girare, aggiustare questa pagina e aggiustare quella pagina e aggiustare la pagina successiva e va tutto bene, ma se non c'è fine .. se sei bloccato a riscrivere la tua sceneggiatura è un po' come essere eternamente all'inferno. La verità è che non ho mai voluto che qualcun altro decidesse per me se mi era permesso raccontare una storia o meno. Essere l’imprenditore di me stesso è più rischioso, ma mi offre in cambio molta libertà”—-------I film e gli show di Hershey Felder sono disponibili anche per il pubblico italiano sul suo sito Hershey Felder Presents (https://www.hersheyfelder.net/) . Le formule sono le più varie e comprendono la vendita di abbonamenti stagionali e quello dei singoli titoli on demand. Tra le produzioni più interessanti “Violetta”, basato sulla Traviata di Giuseppe Verdi e “Mozart e Figaro a Vienna”, basato sulle Nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte.
Zerocalcare (Michele Rech), classe 1983, fumettista italiano tra le figure più interessanti, complesse e di denuncia della scena culturale contemporanea - dopo il grande successo riscosso con l’omonima serie Tv - sarà protagonista di una grande mostra personale che si terrà a Milano negli spazi della Fabbrica del Vapore dal 15 dicembre 2022 al 7 aprile 2023.La mostra Zerocalcare. Dopo il botto è ideata da Silvia Barbagallo, prodotta da Minimondi Eventi e Arthemisia, promossa dal Comune di Milano-Cultura negli spazi della Fabbrica del Vapore ed è curata da Giulia Ferracci. La frammentazione di alcune battaglie sociali all'indomani della pandemia; l'accrescimento delle paure all'epoca di una crisi globale e di un conflitto nel cuore dell'Europa; il forzato isolamento e la solitudine che hanno inevitabilmente generato disgregazione e causato la perdita di contatto con la realtà; la politica e le resistenze.Attraverso oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific, questi sono solamente alcuni dei temi al centro di questaimportante esposizione milanese.“Il meteorite non sta cadendo. È caduto. – dichiara Zerocalcare - Il covid ci ha dato la possibilità di ripensare la società, di tiare fuori uno spirito diverso, più attento agli altri e alla collettività ma non è accaduto. La mostra parla di tutto questo”.“Dopo quattro anni, vari nuovi libri, una serie televisiva di successo torna a Milano una nuova grande mostra di Zerocalcare – spiega Silvia Barbagallo - che come sempre ci porta ad alzare lo sguardo e a riconoscere tutta quella rete di rivolta, di speranza che non si spegne e che vale la pena di riconoscere e tenere viva”. Tutti libri di Zerocalcare sono pubblicati in Italia da Bao Publishing.