Bassetti, Crisanti e Pregliasco storpiano Jingle Bells: “Sì sì vax, vacciniamoci”

Io ho visto. Purtroppo io ho visto. Ho visto cose che voi umani. E anche disumani. Ho visto i tre provaccini, CrisantiPregliasco e Bassetti cantare sulle note di Jingle Bells “sì sì sì, sì sì vax, vacciniamoci”.
Una roba talmente da fuori di testa, che uno anche vedendola non ci crede. E più la rivede e meno ci crede. Perché la mente non si rassegna, perché qui siamo a “vedo gli asini che volano nel ciel”.

Il segno della fine, altro che tramonto dell’Occidente di Spengler, qui siamo oltre il declino e anche oltre il vaccino. Con sopra uno straziante effetto nevicata che completa la tristezza veramente sovietica della faccenda. Uno sente “se vuoi andare al bar, felice a festeggiar, le dosi devi far, per fare un buon Natal”, e gli viene voglia d’impestarsi, di mutilarsi, d’ammazzarsi. Altro che Covid. Perché va bene tutto, ma c’è un limite. Anche alla pazzia furiosa, dev’esserci un limite.
Ma, pure tu, caro Mattarella che vuoi venga tolto spazio ai “novax” (viva la democrazia, viva il Presidente “di tutti gli italiani”), possibile che ti vada bene una simile oscenità? Non trovi niente da dire? “Mangia il panettone, fai la vaccinazione”: e questi sarebbero scienziati? Questa la scienza di cui siamo obbligati a fidarci? Ma qui siamo allo Zecchino d’oro in andropausa, agli scherzi del climaterio (o, chissà, della terza dose). Dei tre, il più convinto, manco a dirlo, è Bassetti, uno che ormai gli manca giusto un film porno, poi ha fatto tutto. Crisanti invece è funereo, pare un deportato, comunica una convinzione morente. Quanto a Pregliasco, la sua verve ricorda una guardia di confine bulgara mentre tenta, senza alcun successo, di intonare “con la terza dose tu avrai feste gioiose!”.
Agghiacciante. Il video, appropriatamente girato nell’ambito della trasmissione radio “Un giorno da pecora”, sta facendo il giro degli whatsapp e tutti rispondono, inesorabilmente: no ma non sono loro, dai, è un fake. E invece. Qualcuno tenta l’ultima disperata fuga dalla realtà: avranno voluto scherzare. E invece. Ma che è, un viaggio in acido? Per ottenere cosa? Per convincere chi? I bambini, se li vedono, scappano. I vecchi si segnano. Chi ragiona li manda direttamente a cagare, scusate ma è l’unica cosa che si può dire. Cioè qui son saltati tutti gli schemi, tutte le logiche, ma davvero la terza dose crea certi danni devastanti e, si direbbe, irreversibili? Ma come fanno a non avere un vago sentore dell’abisso? Uno si immagina le telefonate, ciao Pregliasco, son Bassetti, sai che mi è venuto in mente? Ah, ottima idea, chiamiamo pure Crisanti. E via con il Vaccino d’oro, o meglio di latta. Speriamo solo che queste immagini non facciano il giro del mondo, ma c’è poco da illudersi. Foi taliani, sempre canta, chitarra e mandolino!

No, virologo e vaccino. Non bastavano le bischerate negli hub per bambini, quel bordello orrendo, quella festa mesta per convincere i pargoli a bucarsi. Ma dico, vi ricordate quando toccò a noi, decenni fa? Si andava per mano alla mamma, lievemente inquieti, e, se frignavamo, scoccava un’occhiata severa e la frase fatidica: comportati da ometto, non farmi fare brutta figura, per una punturina, che non te ne accorgi neanche. Infatti non ce ne accorgevamo e uscivamo tutti fieri. Adesso fanno il Circo Takimiri per convincerli, ma non è che debbano convincere gli infanti, è che non sono sicuri loro. E, per esorcizzare la paura di aver fatto l’ennesima cazzata, si travestono da clown: il vaccino infantile, inteso come aggettivo. No, non bastava, ci volevano anche i tre terrori che non azzeccano né una previsione né una nota così e, leggendo il gobbo, cantano “per il calo dei contagi dosi anche ai Re Magi”. Con una voce sepolcrale e una faccia cerea che sembrano già con un piede nella fossa.
Un capolavoro del grottesco, da non prendere sottogamba: conferma che il Paese è fottuto, se arriviamo a mandar giù una simile allucinazione vuol dire che siamo arrivati, basta, chiuso, fine. Affoghiamo nel ridicolo (quello loro) del balletto delle dosi, del razzismo vaccinale, del greenpass da tamponare, di conformismo chiusurista, di “sacrifici psichici” teorizzati da qualche ministro cintura nera di cazzate, non bastano le triple dosi, i rosari di tamponi, si torna ai colori, ai lockdown “selettivi”, ma vedrete che poi saranno totali, si pretende di arrestare una circolazione virale con il velo delle mascherine, siamo preda dell’isteria da numeri, sempre sui contagi, mai sui ricoverati o i trapassati… e questi pensano a canterellare “vac-ci-nia-mo-ci”. E magari credono d’aver combinato chissà quale genialata. Capace che Amadeus li chiama a Sanremo. Va bene che ormai si personalizza tutto, che tutto è un reality, che la situazione più è grave e più è ridicola, ma questa davvero ce la dovevano risparmiare. Almeno questa. Almeno a Natale.
Più che un vaccino, una vaccata.
Max Del Papa, 20 dicembre 2021

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