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UFO esce dal vulcano Popocatépetl in Messico

UFO Popocatepetl

Un oggetto volante non identificato di forma cilindrica è stato registrato in un video che ha ripreso il famoso vulcano Popocatépetl in Messico. Popocatépetl rappresenta un vulcano attivo di tipo stratovulcanico localizzato nel Messico centrale, precisamente a circa 70 km a sud-est della città di Città del Messico. Questa montagna costituisce la seconda vetta più […]
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La “porta”su Marte: ecco come si è formata

marte fiore minerale

No, questa NON rappresenta una porta per i marziani. Anche se la fotografia del rover Curiosity della NASA, scattata il 7 maggio tramite la sua fotocamera Mast (“Mastcam” in breve), sembrava mostrare una “porta aliena”, gli esperti sono abbastanza sicuri che si tratti solo di una caratteristica naturale del paesaggio marziano. La porta su Marte […]
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La provincia di Trento vuole abbattere l’orso MJ5. Legambiente e Wwf: decisione illegittima

orso MJ5

L’esame del DNA realizzato dalla Fondazione Edmund Mach ha accertato che l’orso autore dell’aggressione avvenuta il 5 marzo in Val di Rabbi, in Trentino,  contro Alessandro Cicolini  - accompagnato dal suo cane – che ha riportato ferite abbastanza lievi, è stato identificato come MJ5 e la stessa Provincia di Trento ammette in una nota che  «Si tratta di un maschio di 18 anni che in passato non si era mai reso protagonista di altri episodi simili, né aveva manifestato comportamenti a rischio, l’orso che domenica 5 marzo ha aggredito un uomo in Val di Rabbi. L’orso è figlio di Maya e Joze, due esemplari introdotti dalla Slovenia con i quali è partito il progetto Life Ursus in Trentino. Secondo i dati in possesso del Servizio Fauna della Provincia, «MJ5 dal 2005 al 2022 ha frequentato buona parte del Trentino occidentale, spingendosi occasionalmente sul territorio della provincia di Bolzano, stanziando soprattutto nell’ambito del Brenta meridionale».
Il Wwf sottolinea che «Questo esemplare non siera mai reso protagonista prima di episodi di interazione con persone, e dunque sia necessaria massima attenzione nella gestione di questo caso del quale ancora non si conoscono molti dettagli, come ad esempio il ruolo del cane (slegato o al guinzaglio?) nella dinamica dell’aggressione. Come ribadito nel documento di Ispra del 2021 sulla gestione degli orsi problematici, i casi di orsi che causano ferimento di persone per la prima volta, senza aver manifestato comportamenti simili in precedenza, vanno valutati attentamente caso per caso. Prima di considerare l’ipotesi di abbattimento o rimozione vanno analizzate con cautela le dinamiche che hanno portato all’attacco, compreso il comportamento della persona coinvolta».
Eppure, non appena accertata l’identità dell’orso,  il presidente della Provincia autonoma di Trento, il leghistaMaurizio Fugatti, ha subito annunciato che «Ho già avuto un’interlocuzione con il ministro all’Ambiente, Pichetto Fratin per informarlo dell’esito delle analisi genetiche e delle decisioni della Provincia. In parallelo invieremo nelle prossime ore ad Ispra la richiesta di abbattimento, così come prevede la norma»-
Una decisione che vede nettamente contrario Antonio Nicoletti responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente: «Ancora una volta la provincia autonoma di Trento prende una decisione autonoma e illegittima che non li compete. Non spetta, infatti, alla provincia decidere che tipo di intervento mettere in campo tanto meno quello di condannare a morte un orso, come sta accadendo per l’esemplare MJ5 che ha aggredito nei giorni scorsi un uomo in Val di Rabbi. L’errore che commette il presidente della provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti è quello di interpretare in maniera estensiva la possibilità prevista dal PACOBACE, il Piano d’azione interregionale per la tutela dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali, di intervenire con azioni di controllo volte a risolvere i problemi e/o limitare i rischi connessi alla presenza di un orso problematico. Ma tale decisione non spetta alla Provincia autonoma di Trento, bensì all’Ispra che deve esprimere un parere nel merito, poi la decisione finale la prenderà il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questo Fugatti lo sa bene, eppure ancora una volta prende decisioni che non li competono ribadendo che intende comunque procedere all’abbattimento dell’esemplare. Pertanto,  ben venga il monito arrivato ieri dallo stesso Dicastero dell’Ambiente che ha ricordato il ruolo dell’Ispra, alla quale chiediamo di esprimersi al più presto. Siamo convinti che la condanna a morte di un orso rappresenta sempre una sconfitta sia per l’uomo sia per il lavoro di gestione e di tutela che viene messo in campo anche attraverso i progetti Life. Le problematiche di gestione di specie emblematiche, come il lupo o l’orso, ci dimostrano che per difendere la biodiversità quello che serve è il supporto della scienza e una grande capacità nella gestione della complessità territoriale e istituzionale, ma anche un nuovo patto di collaborazione tra parchi e comunità locali, da cui è indispensabile ripartire con obiettivi chiari e condivisi».
Per Legambiente. «La convivenza tra l’uomo e i grandi predatori, come l’orso e il lupo, è una delle grandi sfide da affrontare seriamente a partire dalle aree più problematiche». Come sottolineato nel suo ultimo report “Natura Selvatica a rischio in Italia”, l’associazione ambientalista ricorda che «Oggi, ad esempio, sono diversi gli strumenti suggeriti e adottati per il contenimento del conflitto tra attività di allevamento e grandi predatori. Ad esempio, in Appennino tra gli strumenti suggeriti e adottati rivolti agli allevatori ci sono: i cani da guardia, le recinzioni fisse ed elettrificate, la presenza continua del pastore, i dissuasori acustici e ottici, i procedimenti per i risarcimenti economici gestiti online o esperimenti come il gregge del parco che permette di avere subito disponibile la pecora predata riducendo le perdite aziendali».
Andrea Pugliese, presidente di Legambiente Trento, ricorda che «Il progetto LifeUrsus con la reintroduzione dell'orso bruno nelle aree del Brenta, dove era in via di estinzione,   è stata un'iniziativa importante dal punto di vista ecologico, riportando una specie iconica sulle Alpi Centrali, e ha avuto anche importanti ricadute sull'immagine del territorio. Purtroppo negli ultimi anni la politica locale ha preferito enfatizzare i pericoli provocati dagli orsi, anziché aiutare a costruire la convivenza dell'uomo con i grandi carnivori, sulla base di protocolli scientifici. L'attacco diretto a un uomo (a cui vanno certamente i nostri auguri), avvenuto nei giorni scorsi a Rabbi, è un episodio previsto dal Pacobace, dopo il quale gli esperti dell'Ispra potranno prevedere azioni diverse, fra le quali l'abbattimento è solo un caso estremo. Pensiamo che sia opportuno avere prima di tutto un parere tecnico e solo a valle valutare l'intervento più adeguato».
Il Wwf evidenzia che «La Provincia autonoma di Trento continua invece a considerare l’orso come una specie “naturalmente pericolosa”, pretendendo una gestione completamente autonoma e non ritenendo il parere di Ispra vincolante in alcun modo. Questo approccio non è sostenibile né scientificamente condivisibile. l ricorso agli abbattimenti dovrebbe essere sempre l’ultima soluzione, quando la pericolosità dell’animale è conclamata e non esistono altre soluzioni valide. A sostegno di questo, nel 2022 anche il Consiglio di Stato ha bocciato le linee guida provinciali che prevedevano una gestione territoriale di orsi e lupi e l’automatismo tra i danni causati o l’aggressione compiuta da un orso e l’abbattimento dell’animale, in palese contrasto con i principi di proporzionalità e di precauzione».
Per questo, il Wwf auspica che «La Provincia Autonoma di Trento riprenda un percorso fondato sulla promozione della convivenza, partendo dalla conoscenza e non dai pregiudizi. L’espansione della popolazione di orso in Trentino e sull’arco alpino necessita di essere ulteriormente consolidata, ma questo processo è possibile solo lavorando nella direzione di una gestione equilibrata, senza il ricorso ad abbattimenti “facili”. Comunicazione e sensibilizzazione sui corretti comportamenti da adottare in montagna e la liberalizzazione dello spray al peperoncino anti-orso, considerato ancora illegale in Italia, e che invece ha dimostrato la sua efficacia in Nord America, sono tutte opzioni incruente e auspicabili, che possono aiutare a costruire una coesistenza reale e ad evitare episodi simili in prospettiva futura».
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Paradosso di Fermi: spiegazione

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Il Paradosso di Fermi è un concetto che riguarda il dilemma tra la probabilità dell’esistenza di forme di vita extraterrestri e la mancanza di prove concrete della loro esistenza. L’autore britannico di fantascienza, Sir Arthur C. Clarke, ha descritto questo paradosso in questi termini: “Esistono solo due possibilità: o siamo soli nell’universo o non lo […]
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La Scala di Penrose

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Se sei appassionato di illusioni ottiche, è probabile che tu abbia sentito parlare della Scala di Penrose. Questa famosa illusione ottica è stata creata da Lionel e Roger Penrose nel 1958 ed è diventata un’icona della psicologia visiva e della geometria impossibile. Cosa è la Scala di Penrose? La Scala di Penrose è un’illusione ottica […]
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La primavera è alle porte, ma la neve è già finita: in Italia deficit del 63%

neve siccita italia

A pochi giorni dall’arrivo ufficiale della primavera, la siccità alimentata dalla crisi climatica sta portando l’Italia a chiudere la stagione “fredda” con un deficit di neve pari al 63%: una diminuzione significativa che interessa tanto gli Appennini quanto le Alpi, soprattutto a basse quote.
Secondo le stime elaborate dalla Fondazione Cima (Centro internazionale in monitoraggio ambientale), la situazione è peggiore rispetto allo scorso anno, pure già molto siccitoso.
Dal punto di vista delle attività economiche, è la carenza di neve sulle Alpi a preoccupare di più. Sono questi monti, infatti, a fornire l’acqua dolce al bacino del Po, che ospita circa la metà delle risorse idriche italiane: complessivamente, stimiamo che sulle Alpi il deficit sia, a oggi, di -69% rispetto alla media degli ultimi 12 anni. Guardando al solo fiume Po, il deficit si attesta a -66%. Entrambi dati peggiori, quindi, rispetto al deficit nazionale di -63% – dato che, inoltre, rappresenta un peggioramento rispetto alle analisi di metà febbraio, dovuto soprattutto alle temperature via via sempre più miti
«Dobbiamo chiederci – argomenta Francesco Avanzi, ricercatore Cima – Che cosa abbiamo imparato dai precedenti deficit di neve? Innanzitutto, che le scarse risorse idriche nevose spesso portano a un calo della produzione di energia idroelettrica su scala alpina. In secondo luogo, che gli anni caldi e siccitosi come il 2022 vedono meno neve ma anche un maggiore fabbisogno di acqua per l’irrigazione, come suggeriscono i dati della Regione autonoma Val d’Aosta, analizzati in collaborazione con Arpa Val d’Aosta. È una “tempesta perfetta” per le nostre montagne, che forniscono meno neve proprio quando avremo bisogno di più acqua del solito».
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Rigassificatore di Piombino, Wwf e Greenpeace contro il rinvio dell’udienza al Tar

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Wwf Italia e Greenpeace Italia sono intervenute ad adiuvandum nel giudizio promosso dal Comune di Piombino contro la scelta di installare una nave gasiera nel porto della città toscana, esprimendo a più riprese la motivata preoccupazione per gli impatti ambientali e per la salute umana che le opere a terra necessarie per la realizzazione del rigassificatore - per non parlare della messa in esercizio - avrebbero avuto su un’area di grande valenza naturalistica protetta a livello nazionale e internazionale e sui suoi cittadini.
Le due associazioni, patrocinate nel ricorso dall’avv. Andrea Filippini del Foro di Arezzo, hanno stigmatizzato la mancata la valutazione dei rischi per l’ambiente (ad iniziare dalla Via) e per le persone, soprattutto con riferimento ad un’intera fase della vita dell’opera, quella off-shore, completamente esclusa nella considerazione del progetto.
Nelle memorie difensive prodotte è stata evidenziata la scarsissima attenzione prestata allo studio delle emissioni e degli inquinanti, che pure avrebbero meritato maggiori approfondimenti istruttori, come peraltro sottolineato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
Per non parlare, poi, della preoccupante sottovalutazione di tutte le prescrizioni al progetto elaborate dall’Istituto superiore di sanità (Iss), parimenti dimenticate nella valutazione della conferenza dei servizi da parte del commissario straordinario di governo per il rigassificatore di Piombino.
Wwf Italia e Greenpeace Italia ritenevano che l’udienza di merito fissata davanti al Tar del Lazio - Roma mercoledì scorso fosse dunque il momento giudiziario giusto per fare emergere, nella opportuna sede di merito, le gravissime carenze del progetto che sono palesi e sotto gli occhi di tutti.
Appare incomprensibile che la Snam abbia fatto richiesta di rinvio: non si può non rilevare come si sia in presenza di una specie davvero strana di asserita “urgenza”, che da un lato consente di derogare in via eccezionale ed appunto “d’urgenza” a tutte le procedure ordinarie che normalmente sarebbero previste a tutela della salute umana e dell’ambiente, mentre dall’altro - in sede processuale, quando arriva il momento di mettere in luce tutte le manchevolezze del progetto - tanto “urgenza” non vi è, visto che sia la Snam che il commissario Giani hanno ritenuto di dover chiedere un rinvio, legittimo ma poco in linea con un commissariamento.
di Wwf Italia e Greenpeace Italia
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Efficienza energetica, ristrutturare gli edifici è importante per lavoro e imprese quanto per il clima

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Dopo il primo via libera ricevuto dalla Commissione Itre dell’Europarlamento lo scorso 9 febbraio, la nuova direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici è attesa alla prova della plenaria la prossima settimana.
Nonostante le resistenze manifestate dal Governo italiano, si tratta di un terreno dove ambientalisti e mondo dell’industria possono trovare convergenze comuni, come mostra plasticamente il focus odierno realizzato sul tema dal Kyoto club insieme a Daikin.
«Vogliamo dare una modesta risposta alla dilagante disinformazione che vediamo quotidianamente su programmi, giornali, riviste e social media – dichiara Antonio Bongiorno, marketing general manager di Daikin air conditioning Italy – Ad esempio si dice che l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento tramite pompe di calore consegnerebbe questo business ai produttori extra-europei, quando in realtà l’industria delle pompe di calore e delle altre tecnologie rinnovabili può ormai definirsi a pieno diritto europea».
Più in generale, adottando la proposta di direttiva ci sarebbero – argomentano dal Kyoto club – considerevoli vantaggi per il nostro paese; innanzi tutto diventeremmo meno dipendenti dai combustibili fossili, per lo più acquistati e importati da paesi dal fragile equilibrio politico-sociale (in Italia si consumano oltre 32 miliardi di m3 di gas per riscaldare le nostre abitazioni).
Ci sarebbe poi un innegabile vantaggio per le imprese italiane del settore della climatizzazione: con un piano ben definito e di lungo termine, esse potranno investire con maggior fiducia in ricerca, sviluppo e produzione di prodotti e dispositivi meno inquinanti e più efficienti, mantenendo così quella posizione di eccellenza a loro riconosciuta a livello mondiale.
Non vanno infine dimenticate le famiglie: per quelle di oggi, arriverebbe un importante aiuto contro il caro bollette ed al contempo vedrebbero valorizzarsi il proprio patrimonio immobiliare (la casa è sempre più il principale bene di rifugio degli italiani); le famiglie di domani si alleggerirebbero invece di una parte dei tanti debiti ambientali che la nostra e le passate generazioni hanno accumulato.
Non vanno inoltre dimenticate le ricadute indirette. Secondo quanto riportato dalla Lettera di imprese e investitori sulla Direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici dell’European alliance to save energy (Eu-Ase) affrontare il problema dell'inefficienza del patrimonio edilizio dell'Ue può anche essere uno stimolo positivo alla crescita: per ogni milione di euro investito nella ristrutturazione energetica degli edifici, vengono creati in media 18 posti di lavoro locali e a lungo termine.
Recenti modelli economici dimostrano inoltre che il rinnovamento del parco edilizio europeo con misure di efficienza energetica come l'isolamento termico, l'allacciamento a efficienti sistemi di teleriscaldamento e raffreddamento efficienti e l'elettrificazione della fornitura di riscaldamento con pompe di calore contribuirà a creare 1,2 milioni di posti di lavoro netti in più e un aumento del Pil dell'1% entro il 2050.
«Il settore edilizio è responsabile del 40% del consumo totale dell’energia e del 36% delle emissioni a effetto serra nell’Ue. Nel 2020, circa 36 milioni di europei non sono stati in grado di mantenere le loro case al caldo a causa di redditi bassi, spese energetiche elevate e scarsa efficienza degli impianti e degli edifici. Numeri che – argomenta il direttore del Kyoto club, Sergio Andreis – potrebbero aumentare sensibilmente a causa della crisi energetica in atto. È necessario che l’Unione europea predisponga una legislazione chiave nell’ambito del pacchetto Fit for 55 per decarbonizzare il settore, migliorare le prestazioni del costruito favorendone la trasformazione digitale e abbattere la povertà energetica. Esortiamo pertanto l'Aula, e in particolare gli eurodeputati italiani, ad assumere una posizione saggia e a dare il proprio voto favorevole in occasione della sessione plenaria prevista per i prossimi 13-16 marzo».
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I bombi imparano nuove tendenze comportamentali osservando e imparando dagli altri

I bombi imparano nuove tendenze

Lo studio “Bumblebees acquire alternative puzzle-box solutions via social learning”, pubblicato su PLOS Biology da un team di ricercayori della Queen Mary University di Londra, dimostra che l'apprendimento sociale porta i bombi asd assumere nuovi comportamenti, anche per quel che riguarda il procurarsi il cibo.
Per stabilirlo, i ricercatori hanno realizzato una serie di esperimenti progettando  una scatola di puzzle a due opzioni che potrebbe essere aperta spingendo una linguetta rossa in senso orario o una linguetta blu in senso antiorario per rivelare una ricompensaUna soluzione di saccarosio al 50%.
I bombi "dimostratori" sono stati addestrati a utilizzare le linguette rosse o blu, mentre i bombi "osservatori" guardavano. Quando è stato il turno degli osservatori di risolvere il puzzle, hanno scelto a grandissima maggioranza di  utilizzare lo stesso metodo che avevano visto funzionare, anche dopo aver scoperto l'opzione alternativa. I ricercatori evidenziano che «Questa preferenza per l'opzione insegnata è stata mantenuta da intere colonie di bombi, con una media del 98,6% di aperture di scatole effettuate con il metodo insegnato».
L'importanza dell'apprendimento sociale per l'acquisizione di soluzioni di puzzle box è stata dimostrata anche attraverso il gruppo di controllo, che mancava di un dimostratore. Alla Queen Mary University  spiegano che «In questo gruppo, alcuni bombi sono riusciti ad aprire le scatole - puzzle, ma lo hanno fatto molte meno volte rispetto a quelle che avevano  tratto vantaggio dal vedere prima farlo a un altro bombo. Il numero medio di scatole aperte in una giornata dai bombi osservatori che avevano prima osservato una dimostratrice è stato di 28 al giorno, mentre per la colonia di controllo è stata di solo una.
In un ulteriore esperimento, i ricercatori hanno inserito dimostratori "blu" e "rossi" nelle stesse popolazioni di bombi. Nella prima popolazione, il 97,3% dei 263 casi di apertura di scatole da parte degli osservatori entro il 12esimo giorno ha utilizzato il metodo rosso. Nella seconda popolazione, gli osservatori hanno preferito il metodo blu al rosso in tutti i giorni tranne uno. «In entrambi i casi . fanno notare i ricercatori – questo ha dimostrato in primo luogo come una tendenza comportamentale potrebbe emergere in una popolazione, per la maggior parte, a causa del ritiro dei bombi esperti dal foraggiamento e dell'arrivo di nuovi apprendisti, piuttosto che delle api che cambiano il loro comportamento preferito».
Risultati simili con esperimenti simili sono stati utilizzati in specie come primati e uccelli per capire se, come gli esseri umani, sono capaci di tramandare una cultura. Gli scienziati britannici sottolineano che «Se anche i bombi sono capaci di questo, ciò potrebbe potenzialmente spiegare l'origine evolutiva di molti dei complessi comportamenti osservati tra gli insetti sociali. Potrebbe essere possibile che ciò che ora appare istintivo possa essere stato socialmente appreso, almeno in origine».
L’autrice principale dello studio, Alice Bridges, ha evidenziato che «I bombi  e, in effetti, gli invertebrati in generale, non sono noti per mostrare fenomeni simili alla cultura in natura. Tuttavia, nei nostri esperimenti, abbiamo visto la diffusione e il mantenimento di una "tendenza" comportamentale in gruppi di bombi, simile a quanto osservato nei primati e negli uccelli. I repertori comportamentali di insetti sociali come questi bombi sono tra i più intricati del pianeta, ma si pensa che la maggior parte di essi sia ancora istintiva. La nostra ricerca suggerisce che l'apprendimento sociale potrebbe aver avuto un'influenza maggiore sull'evoluzione di questo comportamento di quanto immaginato in precedenza».
Lars Chittka, professore di ecologia sensoriale e comportamentale alla Queen Mary University di Londra e autore del libro "The Mind of a Bee", conclude: «Il fatto che le api possano osservare e imparare, e quindi prendere l'abitudine di quel comportamento, aggiunge al numero sempre crescente di prove che sono creature molto più intelligenti di quanto molte persone credano. Tendiamo a trascurare le “civiltà aliene” formate da api, formiche e vespe sul nostro pianeta,  perché sono piccole e perché, a prima vista, le loro società e costruzioni architettoniche sembrano governate dall'istinto. Tuttavia, la nostra ricerca dimostra che le nuove innovazioni possono diffondersi come i meme dei social media attraverso le colonie di insetti, indicando che possono rispondere a sfide ambientali completamente nuove molto più velocemente rispetto ai cambiamenti evolutivi, che richiederebbero molte generazioni per manifestarsi».
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Efficienza energetica, raggiunto in Ue un primo accordo sulla revisione della direttiva

efficienza energetica europarlamento

Il Consiglio e il Parlamento europei hanno raggiunto oggi un accordo politico provvisorio in merito alla revisione della direttiva sull’efficienza energetica, introducendo un obiettivo vincolante al 2030 di riduzione dei consumi finali pari ad almeno l’11,7% in più rispetto alle previsioni del 2020.
Questo comporta un limite massimo al consumo energetico finale dell'Ue pari a 763 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) e di 993 Mtep per il consumo primario (dato che oltre all’energia consumata dagli utenti finali, ricomprende anche quella utilizzata per produrre e fornire energia).
Affinché questi target diventino certi, è necessario attendere l’approvazione formale dell’accordo da parte del Consiglio e Parlamento europei, necessari prima di arrivare alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
L’accordo provvisorio rappresenta comunque un passo avanti rispetto all’attuale versione della direttiva sull’efficienza energetica, in vigore dal 2018, che fissa l’obiettivo di ridurre il consumo di energia primaria e finale del 32,5% entro il 2030, rispetto alle previsioni del 2007.
«Siamo riusciti a spingere gli Stati membri verso obiettivi di efficienza energetica molto più ambiziosi – dichiara il relatore dell’Europarlamento, il danese Niels Fuglsang – È un accordo positivo non solo per il nostro clima, ma anche negativo per Putin. Per la prima volta in assoluto, abbiamo un obiettivo per il consumo di energia che gli Stati membri sono obbligati a rispettare».
Tutti i Paesi Ue, Italia compresa, sono infatti chiamati a dettagliare come intendono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo all’interno dei propri Piani nazionali integrati energia e clima (Pniec); anche quello italiano, nato già vecchio nel 2020, dovrà essere aggiornato entro giugno.
In base all'accordo provvisorio raggiunto oggi tra Consiglio e Parlamento europei, l' obbligo annuale di risparmio energetico quasi raddoppia: agli Stati membri sarà richiesto di ottenere ogni anno un risparmio medio dell'1,49% nei consumi finali di energia dal 2024 al 2030, rispetto all'attuale livello dello 0,8%.
Il comparto pubblico è quello chiamato a dare per l’esempio per primo: nell’accordo provvisorio è infatti stato concordato un obbligo specifico per il settore pubblico, che dovrà ottenere una riduzione annuale del consumo energetico dell'1,9% (un dato che può escludere i trasporti pubblici e le forze armate); al contempo, agli Stati membri è chiesto di riqualificare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli edifici di proprietà di enti pubblici.
Gli obiettivi di efficienza energetica dovranno inoltre essere raggiunti attraverso misure a livello locale, regionale e nazionale, in diversi settori, come pubblica amministrazione, edifici, imprese, data center, ecc.
«L'efficienza energetica è fondamentale per raggiungere la completa decarbonizzazione dell'economia dell'Ue e l'indipendenza dai combustibili fossili russi – commenta la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson – Può anche essere un importante motore per la competitività economica e rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento».
Tutti argomenti che, però, sembrano continuare ad avere più valore in Europa che non in Italia. Come ricordato ieri proprio dalla Simson, l'anno scorso in Ue le emissioni di CO2 sono infatti diminuite del 2,5%, mentre per l’Italia si stima – ancora un dato definitivo non c’è – un incremento pari allo 0,9-2% rispetto all’anno precedente, allontanando così ulteriormente il nostro Paese dal percorso di decarbonizzazione e per la sicurezza energetica intrapreso a livello europeo.
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