Addio al sogno della fusione nucleare? Perché il reattore sperimentale internazionale potrebbe essere in “grossi guai”
Il progetto Iter, concepito per utilizzare la tecnologia più avanzata del mondo nella creazione di una macchina in grado di generare fusione atomica, ha promesso di offrire una fonte di energia economica e non inquinante. Tuttavia, la realtà ha preso il sopravvento, portando a ritardi significativi e incrementi di costi imprevisti. Il reattore termonucleare sperimentale...
Nonostante ritardi e costi imprevisti, il progetto Iter rimane un simbolo dell’aspirazione globale a ottenere energia sostenibile attraverso la fusione nucleare
©ITER
Il progetto Iter, concepito per utilizzare la tecnologia più avanzata del mondo nella creazione di una macchina in grado di generare fusione atomica, ha promesso di offrire una fonte di energia economica e non inquinante. Tuttavia, la realtà ha preso il sopravvento, portando a ritardi significativi e incrementi di costi imprevisti.
Il reattore termonucleare sperimentale internazionale (Iter) doveva essere il fiore all’occhiello della fusione nucleare. Avviato nel 2010 a Saint-Paul-lez-Durance, nel sud della Francia, con un costo iniziale di 6 miliardi di dollari, il progetto coinvolge 35 paesi, tra cui Stati europei, Cina, Russia e Stati Uniti. L’obiettivo era quello di produrre reazioni energetiche entro il 2020.
La realtà, però, ha comportato superamenti dei costi, la pandemia di Covid-19, la corrosione di parti chiave, ridisegni dell’ultimo minuto e confronti con le autorità di sicurezza nucleare. Questi fattori hanno causato ulteriori ritardi, posticipando la produzione di reazioni di fusione fino al 2039 e facendo lievitare il
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