Aborto, apre a Torino la prima “stanza dell’ascolto”, ma le donne hanno davvero bisogno di questo?
La questione è assai delicata: uno sportello per le donne che avrebbero intenzione di abortire, aperto peraltro in un ospedale pubblico e finanziato con fondi pubblici, ma gestito da un’associazione antiabortista. Che senso ha tutto ciò?
Con una convenzione firmata con un’associazione antiabortista di ispirazione cattolica è stata aperta all’Ospedale Sant’Anna di Torino la prima “stanza dedicata all’accoglienza e all’ascolto” delle donne che vogliano interrompere una gravidanza. La convenzione (contro cui ancora pende un ricorso al Tar, presentato da Cgil e da SeNonOraQuando?) è stata firmata dall’Azienda Città della Salute e della Scienza di Torino, uno dei poli sanitari più grandi in Italia, e dalla federazione regionale del celeberrimo Movimento per la Vita (e fortemente valuta dell’assessore alle Politiche sociali della Giunta piemontese).
L’ospedale torinese è il primo in Italia per numero di parti (nel 2022 se ne sono registrati 6414) e il primo in Piemonte per numero di interruzioni volontarie di gravidanza: nel 2021 ne sono state effettuate circa 2500, il 90% di quelle effettuate a Torino e il 50% di quelle effettuate in tutta la
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