Viterbo e il suo leone: storia di uno stemma
È in molti angoli, nelle fontane, in alcuni palazzi storici. Passeggiando per il centro della Città dei Papi, sentirete la sua silenziosa ma vigile presenza: sembra voglia osservare i concittadini, proteggerli e, nel contempo, rendere Viterbo più sicura, coraggiosa ed elegante.
Di chi stiamo parlando? Del leone, simbolo antico della Città e cuore dello stemma araldico del capoluogo.
Il re della foresta, con la sua reputazione di forza, di coraggio, di nobiltà, così conforme all’ideale medievale, veniva spesso utilizzato in araldica.
I primi a utilizzarlo come figura ornamentale sulle armi furono i Franchi (Merovingi e Carolingi), che poi adottarono il giglio.
Nella Bibbia, in chiave simbolica, il leone rappresenta forza e valore: il leone, del resto, è il più forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno. Ma il leone fu anche simbolo dei re della stirpe di Davide, fu stemma della tribù di Giuda (Gen. 49,9), fu scolpito sul trono di Salomone
Lo stemma della Città dei Papi è costituito da uno scudo sannitico azzurro riportante una palma a cui è sovrapposto un leone passante verso sinistra (destra araldica) coronato d’oro.
Il leone tiene, con la zampa anteriore destra, uno stendardo rosso con una croce d’argento in ogni quarto della quale vi sono quattro chiavi dello stesso smalto; l’asta dello stendardo, di colore verde, è sormontata da un’aquila bicipite d’oro.
I documenti storici, che raccontano la nascita dello stemma di Viterbo, spiegano che il leone era l’antico stemma guelfo di Viterbo dell’XI secolo. Il leone, inoltre, è collegato alla leggenda della città etrusca Surina ( che è l’antico nome di Viterbo) e alle sorgenti termali dove le antiche popolazioni vedevano la manifestazione del dio inferi Suri.
La simbologia del leone era anche strettamente connessa al mito del dio Ercole che si vestiva delle spoglie leonine e anch’esso, secondo la mitologia, legato alle acque calde termali.
Lo stemma, approvato con decreto del 19 luglio 1929, ha la seguente blasonatura:
«d’azzurro, al leone leopardito coronato d’oro sopra pianura di verde, accollato ad una palma fruttata di rosso, al naturale, tenente con la branca anteriore destra una bandiera bifida rossa, alla croce d’argento, cantonata di quattro chiavi di argento, poste in palo, con l’ingegno all’insù ed astato di verde.»
La descrizione del gonfalone è la seguente:
«A forma di bandiera di panno azzurro, attaccata all’asta per il lato corto: l’asta di velluto azzurro e la bandiera caricata del leone leopardito tenente con la branca destra la bandiera come allo stemma.»