Una manovra a prova di Europa. La Nadef letta da Quadrio Curzio

La prima manovra formato Giorgia Meloni prende corpo e vita, come un vaso di creta plasmato un poco alla volta. Fresca di fiducia incassata, almeno sulla carta, dall’Europa, la premier ha presentato la cornice finanziaria dentro la quale verrà incastonata la prossima legge di Bilancio, che lo staff del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sta scrivendo […]

La prima manovra formato Giorgia Meloni prende corpo e vita, come un vaso di creta plasmato un poco alla volta. Fresca di fiducia incassata, almeno sulla carta, dall’Europa, la premier ha presentato la cornice finanziaria dentro la quale verrà incastonata la prossima legge di Bilancio, che lo staff del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sta scrivendo a Via XX Settembre.

Nella sostanza, si tratterà di una manovra a prova d’Europa e con baricentro inflazione, alias bollette. Il governo Meloni presenterà infatti un bilancio molto conservativo, dieci miliardi subito, liberati da crescita e inflazione ed eredità del governo Draghi. E tra 23 e 24 miliardi l’anno prossimo. Denari che andranno alle misure contro il caro-energia. Mentre ogni altra misura presente nella manovra per l’anno prossimo andrà finanziata con corrispondenti tagli di spesa (si parla già di nuova spending review per i ministeri) o aumenti di entrate.

Poi ci sono i conti. La crescita 2022 sarà al 3,7% (dal 3,3 previsto a settembre) mentre il deficit salirà al 5,6%, per effetto dei nuovi provvedimenti per famiglie e imprese che pomperanno ancora il disavanzo. Nel 2023 invece, la Nota di aggiornamento al Def, fisserà deficit programmatico al 4,5%, più alto del 3,3%, ma necessario ad aprire quello spazio di manovra fiscale che dovrebbe valere 23 miliardi di aiuti, nel 2023. Questo l’assetto da battaglia, su cui Formiche.net ha interpellato l’economista della Cattolica e presidente emerito dell’Accademia dei Lincei, Alberto Quadrio Curzio.

“Diciamo subito una cosa, questa è una manovra a prova di Europa, perché la dinamica del deficit, che sarà al 4,5% del Pil nel 2023, andrà piano piano a rientrare, fino a tornare sotto il 3% nel 2025 e questo è un segnale molto positivo arrivato dal ministro Giorgetti.


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