Tesla abbandona la Silicon Valley

Nuovo colpo di scena di Elon Musk: il suo quartier generale dice addio a Palo Alto e si sposta in Texas.
Stavolta niente tweet. Ma una dichiarazione in pompa magna durante l’assemblea degli azionisti: così Elon Musk (a suo modo) rompe gli schemi (rientrandoci) e lasciando tutti di stucco: “Tesla sposterà il suo quartier generale di Palo Alto, in California al Texas”. La nuova sede? Ad Austin.
L’addio alla Silicon Valley per un’azienda simbolo della zona più innovativa del pianeta è una scelta clamorosa, anche se Musk ha chiarito subito: “continueremo ad espandere le nostre attività in California”.
Perché Austin? Qui sorge  – anzi sorgerà perché ci vorrà del tempo per raggiungere la piena produzione anche dopo che sarà stato completato – lo stabilimento chiave per lo sviluppo della Tesla. E Musk intende seguire passo passo lo sviluppo dei nuovi modelli concentrando in un solo luogo quartier generale, progettazione e produzione. Proprio come fanno le grandi case automobilistiche di tutto il mondo.
Anche Musk insomma si è accorto che una macchina non è un cellulare e che non è possibile fare come fa la Apple lasciando il cuore dell’azienda in California e la produzione in Cina: lo spostamento della sede da Palo Alto ad Austin così è molto più che un simbolo. E’ la chiave di volta dello sviluppo futuro della Tesla. Va ricordato infatti che Musk sta aprendo in Cina – a Shanghai – una fabbrica enorme. Obiettivo: mezzo milione di auto l’anno. E’ il primo stabilimento al di fuori dei confini nazionali per aggirare i dazi della guerra commerciale Cina-USA e per lanciare la sfida globale. Si punta a realizzare il più grande investimento estero per la Tesla e si sa che l’eventuale produzione annuale di 500.000 veicoli della fabbrica cinese aumenterebbe drasticamente la forza del colosso Usa e consentirebbe un accesso diretto al più grande mercato al mondo di veicoli elettrici.
Ma c’è di più: la prima linea di produzione di Tesla al di fuori degli Stati Uniti rischia di essere un punto di non ritorno per tutta l’industria perché – si sa – la Cina richiede a tutte le aziende di creare joint venture con imprese nazionali al momento di stabilire impianti di produzione, il che implica la condivisione di profitti e tecnologia con i partner locali. E se la Tesla, simbolo stesso del made in Usa, abbassa la testa, significa davvero che la rivoluzione è alle porte. Anzi, se poi questo simbolo abbandona la Silicon Valley, forse allora questa rivoluzione è già oltre la porta.
Fonte: La Repubblica.it

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