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Hyperloop: Webuild, Leonardo e HyperloopTT vincono la gara per progettarlo in Veneto

HyperloopTT capsule low

L’Italia lancia ufficialmente la sfida a Elon Musk nello sviluppo della tecnologia Hyperloop, cioè “treni supersonici” i cui vagoni sono capsule che viaggiano sospese in tunnel a bassa pressione che limitano attrito e consumi moltiplicando la velocità, fino ad avvicinarsi a quella del suono (1.200 km all’ora).A compiere i primi passi concreti verso l’adozione di […]

Aeroporto della Pila, Legambiente: no a interventi a gamba tesa dei privati e a ricatti politici

aeroporto di Marina di Campo

L’intervento a gamba tesa di un’impresa privata come Toscana Aeroporti (che pubblichiamo) che impone a enti pubblici le tempistiche per un procedimento democratico in corso la dice lunga sul clima che si è creato intorno all’allungamento/ampliamento/spostamento dell’Aeroporto della Pila. Si tratta di qualcosa di molto simile a un ricatto politico che si intravede anche nelle precedenti dichiarazioni del presidente della Regione Eugenio Giani. Il tutto facendo circolare cifre ballerine, promesse inverosimili e spandendo a piene mani uno sfacciato greenwashing che cerca di sminuire l’impatto di un progetto del quale si conosce solo una bozza preliminare.
E’ sintomatico il fatto che, dopo il comunicato di Legambiente Arcipelago Toscano del 14 marzo nel quale definivamo l’allungamento della pista aeroportuale un’«Opera insostenibile dal punto di vista economico, ambientale, idrogeologico e urbanistico», nessuno degli attori principali  di una commedia messa forse in scena per eliminare la continuità territoriale aerea, e probabilmente aprire la strada dell’eliminazione anche di quella marittima, abbia reso pubblici i dati e  le approfondite analisi in grado di contestare le nostre affermazioni. La ragione, temiamo, sta nel fatto che i dati e le approfondite analisi semplicemente non esistono. Il  documento che più si avvicina ad un previsionale è lo “Studio di prefattibilità” redatto nell’aprile 2020 per conto di Alatoscana. Purtroppo lo studio stesso si autodefinisce come “indicativo” e, testualmente, “necessita di ulteriori e più approfondite valutazioni” (pag. 102). Del resto non contiene alcuna valutazione ambientale e/o economica al di là di un largamente spannometrico conteggio dei costi presunti. Anche volendo trascurare l’aspetto ambientale, idrogeologico, urbanistico e sociale al momento non risulta esistere né un Master Plan né uno straccio di analisi economica in grado di giustificare l’intervento ipotizzato e l’ingente spreco di denaro pubblico che ne conseguirebbe.
E’ su questo che – abbastanza incredibilmente – verranno chiamati a votare gli elettori di Campo nell’Elba. Questo vuol dire – e ci chiediamo se i sindaci elbani se ne siano resi conto - che se passerà quel “progetto”, di fatto si darà a Toscana Aeroporti carta bianca per fare ciò che vuole, o un progetto definitivo anche molto diverso dalla bozza oppure, una volta appurata l'inconsistenza di qualsiasi ipotesi di allungamento, il ritiro dalla compagine societaria.
Il recente ultimatum di Toscana Aeroporti sembra infatti nascondere malamente il desiderio di abbandonare in fretta Alatoscana al suo destino. Lo scenario è molto preoccupante. La Regione tace, L’Osservatorio per la continuità territoriale dell’Arcipelago Toscano non si riunisce dal marzo 2021. I Sindaci elbani non vedono, non sentono, non parlano.
La diatriba sull’allungamento è la tortuosa strada scelta dalla Giunta Regionale per portare alla chiusura del finanziamento della continuità territoriale?
Se così fosse, questa ipotesi va respinta con forza da tutte le componenti politiche e sociali dell’isola.
Le stesse Confindustria Livorno e AssocomElba hanno scritto che «Sarebbe stato ragionevole dare attenzione prima di tutto al rinnovo triennale della continuità territoriale, in quanto essa è il presupposto indispensabile per parlare di ulteriori sviluppi dell’aeroporto». Non possiamo che sottoscrivere quanto affermato dalle associazioni imprenditoriali.
La Regione proceda in fretta al rinnovo della continuità territoriale aerea e cominci a lavorare seriamente sul rinnovo di quella marittima, con navi moderne e non inquinanti, all’altezza di una destinazione turistica importante come l’Elba e l’Arcipelago Toscano che hanno bisogno di un sistema di trasporti intermodale che faciliti il raggiungimento dell’Elba ai turisti provenienti dagli aeroporti di Pisa, Firenze e Bologna, non di progetti nebulosi, sovradimensionati e insostenibili dal punto di vista economico e ambientale.
di Legambiente Arcipelago Toscano
 
Toscana Aeroporti: «Aeroporto necessitano risposte chiare e rapide dal territorio»
Il 16 marzo l'Amministratore delegato di Toscana Aeroporti, Roberto Naldi, ha scritto una lettera al Sindaco di Campo nell'Elba e per conoscenza al presidente della regione Toscana, alla Camera di commercio Maremma e del Tirreno e all’amministratore delegato di Alatoscana S.p.a.
 
Gentilissimo Sindaco,
apprezziamo l'attenzione dimostrata verso lo scalo elbano e le sue prospettive future.
La questione dell’aeroporto di Marina di Campo è un tema annoso e non di banale risoluzione. Affrontarne definitivamente il tema significa innanzi tutto assumere decisioni stabili nel lungo periodo e chiare sugli obiettivi finali che si vogliono raggiungere. E’ in base a queste scelte che, per noi tecnici, sarà possibile definire e finalizzare i relativi piani industriali di sviluppo.
A tale riguardo, avendo già avuto un incontro con la regione toscana, voi e le amministrazioni locali dell’isola d’Elba, torniamo a ribadire quanto già espresso allora: nella massima consapevolezza dei ruoli e nel massimo rispetto delle distinte responsabilità, riteniamo che la scelta sul futuro dello scalo di Marina di Campo debba essere una decisione innanzi tutto politica.
Noi, dal canto nostro, dovendo rispondere alle logiche industriali di azionisti che pianificano investimenti a lungo termine, abbiamo la necessità di definire il nostro ruolo dentro Alatoscana S.p.a. Per risolvere tale questione abbiamo a disposizione fino al 27 aprile p.v. data di approvazione del bilancio oltre la quale, se non dovesse esserci un quadro di riferimento chiaro e definitivo, saremo costretti a ritirare il nostro impegno nella società di gestione elbana.
 Roberto Naldi
Amministratore delegato Toscana Aeroporti
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Ponte sullo stretto: tutti i no di Italia Nostra

Ponte sullo Stretto 1

La «grande opera delle opere italiane» – il ponte sullo Stretto di Messina – torna ancora una volta alla ribalta nazionale. Si tratta di uno dei progetti mai realizzati dalla storia più lunga, addirittura secolare, periodicamente richiamato come priorità dai governi delle più disparate coloriture politiche. Ma cosa intendiamo per “ponte sullo Stretto di Messina”? La speciale infrastruttura comprende una serie di progetti di ingegneria civile per la realizzazione di un ponte sospeso tra la Sicilia e la Calabria, con sede stradale e ferroviaria, a campata unica. Il progetto complessivo prevede: 3.300 metri lunghezza della campata centrale; 3.666 metri lunghezza complessiva con campate laterali; 60,4 metri larghezza dell’impalcato; 399 metri altezza delle torri; 2 coppie di cavi per il sistema di sospensione; 5.320 metri lunghezza complessiva dei cavi; 1,26 metri diametro dei cavi di sospensione; 44.323 fili d’acciaio per ogni cavo di sospensione; 70/65 metri di altezza di canale navigabile centrale per il transito di grandi navi; 533.000 metri cubi di volume dei blocchi d’ancoraggio. Questo quantomeno è ciò che ci risulta, ovvero quanto previsto dalla concessionaria Stretto di Messina S.p.A. per la realizzazione del ponte.
Di certo non esiste al mondo un ponte di tali dimensioni, per di più da collocare in un luogo di straordinaria bellezza e ricchezza naturalistica e paesaggistica, ma con notevolissime e ben note criticità ambientali e sismiche (il terremoto del 1908 rase al suolo Messina e Reggio Calabria). Il ponte più lungo al mondo, con analoghe caratteristiche strutturali e funzionali, è il ponte di Akashi Kaikyō in Giappone, in esercizio dal 5 aprile 1998, con 1.991 metri di campata centrale. Dunque, non ci vuole molto a comprendere che passare da 1.991 metri a 3.300 metri appare utopistico. È importante altresì evidenziare che il progetto iniziale del ponte di Akashi Kaikyō prevedeva anche il traffico ferroviario che, in una fase successiva, fu soppresso per criticità strutturali non risolte.
Italia, marzo 2023. L’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti esulta per l’approvazione «salvo intese», del Consiglio dei ministri, al decreto sul mitico ponte che collegherebbe Sicilia e Calabria. Il decreto è denominato “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente”. Da quanto emerso al tavolo di lavoro entro la fine di marzo 2023 sarà presentato un apposito decreto ad hoc per il Ponte sullo Stretto che disciplinerà il riavvio delle procedure di progettazione e di realizzazione dell’opera. In seguito, entro fine aprile verrà nominato il Consiglio di amministrazione della nuova società Stretto di Messina. Nel 2024 la posa della prima pietra.
Per noi di Italia Nostra si tratta di un’opera assolutamente velleitaria e dannosa che è già costata un miliardo di euro, tra studi, consulenze, ecc. Questo, quando invece sarebbe necessario e urgente ammodernare le scadenti infrastrutture di Sicilia e Calabria e mettere in sicurezza territori straordinariamente fragili dal punto di vista geologico e ad altissimo rischio sismico. Uno sperpero di danaro pubblico che ora rischia di essere ulteriormente incrementato. Di certo le risorse spese, sprecate si sarebbero potute investire a favore delle linee ferroviarie e per il potenziamento delle infrastrutture per la mobilità sostenibile e del trasporto via nave. Se oggi si prende il treno da Trapani a Ragusa o a Siracusa, si impiegano nove ore. Un viaggio avvilente determinato da frequenti interruzioni causate da frane e smottamenti, ma soprattutto da linee ferroviarie assolutamente inadeguate, quasi tutte a binario unico e molte tratte prive di elettrificazione. Per non parlare dell’autostrada Siracusa-Gela, iniziata oltre sessanta anni fa e la cui realizzazione è ancora ferma nei pressi di Modica, o dell'interruzione della dorsale ferroviaria Catania-Gela che, a causa del crollo del ponte ferroviario Vituso-Carbone nel 2011, alle porte di Caltagirone è ancora oggi da ripristinare.
Insomma, il Meridione non ha bisogno di ulteriori, illusori miti. Ha bisogno di più treni, elettrificazione e collegamenti più veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola. E magari, ha bisogno che vengano attivate le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma e potenziato il trasporto via nave nello Stretto e rafforzati i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari. Ha bisogno di programmazione e pianificazione. Ha bisogno di buona politica, di sana gestione dei territori e di cura.
Ma, al di là degli annunci, al di là della propaganda politica di questi giorni, è utile fare un passo indietro. «In ordine al tema dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina, per dar seguito all’impegno del Governo, si dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per le due opzioni evidenziate». Queste le parole, lo scorso 4 agosto 2021, dell’allora Ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini, in audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera. Insomma: il Governo Monti sembrava deciso a procedere verso un “progetto di fattibilità” del ponte. «E’ utile sviluppare la prima fase del progetto di fattibilità limitando il confronto ai due sistemi di attraversamento con ponte a campata unica e con ponte a più campate, ma la valutazione dell’utilità andrà però definita al termine di un processo decisionale che prevede inizialmente la redazione di un progetto di fattibilità tecnico-economica al fine di confrontare diverse soluzione alternative», affermava Giovannini.
Dunque, secondo le previsioni del ministro Giovannini, la prima fase avrebbe dovuto concludersi entro la primavera del 2022, quindi avviare un dibattito pubblico, pervenire a una scelta condivisa ed evidenziare nella legge di bilancio 2023 le risorse. Il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili segnalava, infine, la disponibilità di un finanziamento di 50 milioni di euro, individuato con la legge di bilancio 2021. Da queste considerazioni emerge il fatto che, malgrado la pervasiva retorica sul “ponte”, malgrado le notevolissime risorse economico-finanziarie sprecate nel corso degli anni, non esiste un progetto esecutivo credibile e affidabile del ponte sullo Stretto. Noi lo abbiamo sempre saputo.
Italia Nostra ha contrastato e continuerà a contrastare l’idea del “ponte”, augurandosi comunque che da parte dell’attuale Governo ci sia una disponibilità al dialogo, a un ascolto autentico delle auspicabili, sostenibili alternative.
Antonella Caroli
Presidente nazionale Italia Nostra
 Leandro Janni
Presidente Italia Nostra Sicilia
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Turismo: come l’impatto ambientale influenza i comportamenti di viaggio di italiani ed europei

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Oltre che all’Italia, la terza edizione dell’Osservatorio EY Future Travel Behaviours ha esteso il panel di viaggiatori presi esame anche a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, fornendo un quadro delle abitudini e dei driver alla base delle scelte dei viaggiatori nel Paese e in Europa. Inoltre, dato l'attuale contesto caratterizzato da tensioni geopolitiche e il conseguente aumento generale dei prezzi, l’Osservatorio ha esaminato come le aspettative di riduzione del potere d'acquisto influenzino le scelte di viaggio. L’approccio utilizzato ha combinato domande esplicite con test psicologici impliciti che consentono di sondare le motivazioni inconsce che determinano le scelte di viaggio. Ne è emerso che «Si registra un trend crescente dei viaggi di vacanza e in recupero rispetto al calo dovuto alla pandemia (89% quest’anno rispetto all’85% nel 2022), con una propensione degli italiani a mantenere o incrementare la frequenza dei propri viaggi maggiore rispetto agli altri principali Paesi europei. Anche se ad oggi non si registra un impatto rilevante dell’inflazione sulle scelte di viaggio degli italiani, tuttavia emerge un potenziale rischio con circa il 65% del campione che ridurrebbe la durata e/o il numero di viaggi nel caso di un calo del proprio potere di acquisto».
L’Osservatorio ha delineato 8 profili di viaggiatori che in parte confermano le tendenze riscontrate nelle precedenti edizioni: gli Environment Concerned sono particolarmente sensibili ai viaggi sostenibili, i Virtual Meeting Fans prevedono di limitare i viaggi di vacanza e di lavoro, gli Hypertravellers intendono aumentare ulteriormente i viaggi e chiedono esperienze personalizzate. I profili che durante la pandemia erano ansiosi di riprendere a viaggiare si sono evoluti in Serial Vacationers e Experience Seekers. All’opposto si collocano i Reluctant Travelers. Altri profili incarnano trend emergenti: le scelte degli Inflation Concerned sono guidate dalla riduzione del potere d'acquisto, mentre i Young Price Seekers sono Gen Z e Millennials interessati a combinare lavoro e vacanza e a trovare soluzioni di viaggio convenienti in linea con il loro budget.
I dati dell’Osservatorio testimoniano come i viaggi di vacanza siano in aumento con un ulteriore recupero rispetto al calo dovuto alla pandemia: «L’89% dei partecipanti ha in piano almeno un viaggio di vacanza nel 2023, dato migliorativo rispetto al 2022 (85%). L’Italia presenta inoltre la più alta percentuale di viaggiatori in Europa (88%) che incrementerà o non limiterà i viaggi nel 2023 e 1 persona su 5 pensa di incrementare i viaggi rispetto allo scorso anno».
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, l’Osservatorio evidenzia come «L’aereo abbia un tasso di utilizzo più alto nel Regno Unito e in Spagna mentre l’Italia è al primo posto per l’uso del treno».
Guardando all’estero, 3 persone su 5 prevedono di viaggiare in un Paese estero in Europa e circa il 20% oltre i confini europei. La Spagna è indicata come la meta preferita tra le destinazioni di viaggio europee del 2023, seguita da Italia e Francia. Però l’indagine rivela che «I viaggi per lavoro, ancora notevolmente inferiori ai livelli pre-pandemici, hanno ancora limitate prospettive di ripresa per il 2023. A quest’ultima rilevazione si associa il fenomeno ormai consolidato del lavoro del remoto che ha subito una forte accelerazione dettata dalla pandemia e che ancora oggi offre talvolta un’alternativa ai viaggi di lavoro. Nonostante solo il 6% dei partecipanti nell’Osservatorio indichi tra le motivazioni di viaggio del 2023 la scelta di combinare vacanza e lavoro nello stesso viaggio (workation), una percentuale ben più significativa (36%) è potenzialmente interessata a farlo in futuro, in particolare tra le generazioni più giovani. Tra le principali motivazioni per i viaggi di vacanza viene indicato il relax (73%), il desiderio di esplorare nuovi luoghi e culture (64%) e lo stare insieme a familiari e amici (54%).
Guardando al futuro, il rapporto evidenzia una maggiore propensione implicita al risparmio rispetto all’orientamento alla spesa:  «Il 66% del campione è propenso a cambiare le proprie abitudini di viaggio qualora si verificasse una riduzione del proprio potere di acquisto, con una preferenza a diminuire il numero o la durata dei viaggi piuttosto che sacrificarne la qualità e il comfort. Tuttavia, il 19% del campione non rinuncerebbe ai propri viaggi a costo di sacrificare altre voci di spesa e il 15% non crede che il proprio potere di acquisto si ridurrà».
La nuova edizione dell’Osservatorio analizza da diverse angolazioni come la preoccupazione per l'impatto ambientale influenzi i comportamenti e le intenzioni di viaggio: «Sono stati effettuati dei test impliciti che hanno permesso di sondare in profondità gli intenti e fattori inconsci alla base delle scelte di viaggio. E’ emerso che secondo circa 1 persona su 2 l'impatto ambientale è un fattore importante per le proprie scelte di viaggio e gran parte del campione (2 su 3) mostra un atteggiamento implicito di preoccupazione verso i temi ambientali. In termini economici, 6 persone su 10 pagherebbero costi aggiuntivi per compensare le emissioni di CO2. Tuttavia, quando si tratta di comportamenti effettivi, i viaggiatori bilanciano la sostenibilità con altri driver di scelta, come il prezzo e la durata complessiva. I risultati suggeriscono che in futuro la sostenibilità avrà un ruolo maggiore, trainata dalla crescente motivazione delle generazioni più giovani e dalla disponibilità di informazioni e offerte commerciali su opzioni di viaggio sostenibili».
L’Osservatorio fa notare che la Generazione Z viaggia più della media e che è  quella più propensa a viaggiare all'estero: «Il confronto con le altre generazioni consente di fornire alcune indicazioni sui principali trend di viaggio anche in ottica futura. I viaggiatori della Generazione Z, infatti, sono più influenzati dalla sostenibilità nelle loro scelte di viaggio, desiderano maggiori informazioni sulle opzioni di viaggio sostenibili e sono più disposti a pagare un extra costo per compensare le emissioni. Questi soggetti si aspettano esperienze digitali “one click” al momento della prenotazione oltre a una connettività costante durante il viaggio. Sono due volte più interessati rispetto alla media a combinare lavoro e vacanza quando viaggiano e ad abbonarsi a servizi premium».
I servizi gratuiti più apprezzati sono quelli che aiutano i clienti nella gestione di ritardi e disservizi, soprattutto  rimborsi e bonus automatici ed informazioni tempestive. Anche la flessibilità nella prenotazione emerge come priorità, in particolare la possibilità di bloccare gratuitamente una prenotazione per un periodo di tempo limitato. Tuttavia, la gamma di servizi gratuiti desiderati è ampia e varia a seconda del profilo del viaggiatore. Le preferenze per i servizi accessori a pagamento sono ancora più variegate. Inoltre, 2 su 3 affermano che la personalizzazione dell'esperienza di viaggio è un importante fattore di scelta.
Claudio d’Angelo, transportation market segment leader di EY in Italia, conclude: «L’edizione di quest’anno dell’Osservatorio indaga come le abitudini dei viaggiatori in Italia e in Europa si stiano trasformando, permettendo di delineare potenzialmente quali saranno i principali trend di viaggio nel futuro.
In particolare, i comportamenti attesi e le preferenze della Generazione Z forniscono indicazioni sulle scelte di viaggio future con trend emergenti quali l’interesse a unire vacanze e lavoro nello stesso viaggio e fruire di esperienze digitali personalizzate. La sostenibilità ambientale, che ormai si consolida come un fattore importante per le scelte dei mezzi di trasporto secondo il 50% dei viaggiatori, in prospettiva avrà un ruolo ancora più determinante per le nuove generazioni che desiderano maggiori informazioni sulle opzioni di viaggio sostenibili e sono più disposte a pagare un extra per compensare le emissioni».
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