
Sono mamma di due figli autistici di livello 1 che chiamano “speciali”, ma sono prima di tutto bambini
“Lo chiamo coraggio perché me lo dicono gli altri, ma per me questa è normalità”. Caccia eccome le unghie Marie Hélène Benedetti, madre di due figli ex Asperger (autistici di livello 1 secondo il DSM 5) che tutti si ostinano a definire “speciali”. “Speciali non sono, sono prima di tutto bambini”
©Marie Hélène Benedetti/Facebook
Di autismo, e anche di quello che un tempo veniva diagnosticato come Asperger, ne sentiamo spesso parlare e, spesso, senza cognizione di causa. Quello che si fa è quasi sempre un giro immenso, per poi finire col racchiudere tutto in poche banalissime parole: “malati” o “bambini speciali”.
Definire speciale è, però, solo il becero tentativo di dare una giustificazione alla nostra coscienza. O forse lo è per davvero: il tentativo odierno e quasi maniacale di dare un motivo alle etichette che affibbiamo e a tutto quello che si portano dietro. Scrollarci di dosso il problema, insomma.
Ma se fossimo più sciolti? Se ci limitassimo semplicemente a dare un nome alle cose? Eccolo il punto: prendere consapevolezza e lasciare vivere. Contare fino 10 e
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