Short Culture Cuts: Confessioni di un hater di corti (quasi) pentito
Avete presente quando al cinema, prima del film che siete andati a vedere, parte “il corto a caso”, a volte piazzato lì per far piacere a qualcuno (a chi?) e di cui in realtà non vi frega niente? Ecco, anch’io uguale. Avete in mente, se avete bazzicato i festivaloni o festivalini di cinema, quando l’unica proiezione che riuscite a infilare (o, se non siete degli accreditati di lusso come me, l’unica di cui riuscite ad agguantare i biglietti) è quella dei cortometraggi del concorso di cortometraggi che nessuno si fila mai? Vi sono vicino. Avete idea di quando vi dicono “Anche Martin Scorsese ha iniziato dai corti, e pure Paul Thomas Anderson, e Sofia Coppola, e Pinco, e Pallo” e voi vorreste solo replicare “Sì, va bene, ma che mi frega, io voglio vedere Quei bravi ragazzi, e Il filo nascosto, e Lost in Translation, mica i filmini degli inizi”? Me too.
Questo per dire che tutti – e per tutti intendo “tutti”: anche i cinefili più duri e puri, anche i festivalieri più ortodossi, anche i nerd indefessi – abbiamo
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