Segreti da 5.000 euro: i padrini del Covid contro Mosca

Qualcuno (come Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia) può trovare quasi comico il fatto che si esibisca come super-traditore un ufficiale pronto a vendere ai russi “segreti strategici” dal valore di ben 5.000 euro, cioè pari alla multa prevista per la famiglia Rossi se violasse il lockdown di Pasqua?
Crosetto non è il solo a sentire puzza di bruciato: parlando all’agenzia “Adn Kronos”, lo stesso generale Mario Mori, già a capo del Ros e del Sisde, conferma: «Di Maio ha parlato di “atto ostile”, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo». Piuttosto: il caso dell’arresto del capitano di fregata Walter Biot, “sorpreso” a passare documenti a un agente russo, sembra chiaramente ingigantito dai media, «perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione – dice Mori – non è che potesse detenere grandissimi segreti militari della Nato». L’altra notizia – quella vera – parla invece della risposta russa in arrivo: Mosca ha “tirato fuori dai silos” i suoi missili nucleari, in previsione di un eventuale attacco, a guida Usa, nell’Est dell’Ucraina.
In altre parole: l’operazione Defender Europe, che sta montando alle frontiere, potrebbe non ridursi alla consueta esibizione solo muscolare. Il sito “Mitt Dolcino” propone un’ipotesi molto dietrologica: i militari americani, che conoscerebbero il vero esito delle presidenziali Usa e starebbero sostanzialmente gestendo il paese dietro il paravento del fantasma di Joe Biden, potrebbero voler creare un serio incidente con la Russia per colpire in realtà soprattutto la Germania, alleata della Turchia e prima beneficiaria del maxi-gasdotto North Stream II. Un’infrastruttura colossale, concepita per tagliare fuori l’Italia al tempo dell’euro-siluramento di Berlusconi e, per inciso, bloccare la “fuga” della Grecia massacrata dall’austerity. Ospitando il concorrente gasdotto South Stream, promosso dal Cavaliere, Atene avrebbe avuto (dai russi) i soldi per ovviare al sabotaggio imposto dalla Troika di Bruxelles: e l’ipotetica uscita dall’euro, da parte della Grecia (paese di religione ortodossa, come la Russia) avrebbe fatto crollare il castello del rigore con cui l’élite finanziaria tedesca ha finora dominato il Sud Europa per conto di una certa oligarchia di Washington, attraverso la concorrenza sleale delle regole Ue modellate per favorire Berlino.

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Spionaggio

Non solo: attaccando oggi la Russia, e quindi spezzando l’asse energetico con la Germania, il gioco potrebbe prevedere un attacco alla stessa dimensione eurasiatica del nostro continente. Nel mirino, la grande piattaforma commerciale dominata dall’unico, vero avversario degli Usa, cioè la Cina, sostanzialmente alleata del mercantilismo tedesco. E’ questo, l’obiettivo finale delle sofisticate massonerie che “sovragestiscono” la Casa Bianca, dopo il blackout elettorale delle ultime presidenziali che ha indignato 80 milioni di elettori americani, scandalizzati dallo scempio dei voti taroccati da Dominion e mai verificati dall’autorità giudiziaria? Se così fosse, la situazione apparirebbe estremamente seria: a sfidare la Russia è l’amministrazione di un non-presidente come Biden, privo di legittimità democratica sostanziale ma forte di un curriculum da vero e proprio criminale politico, a partire dalle pressioni per l’invasione dell’Iraq, passando per le speculazioni familiari imbastite con gli oligarchi dell’Ucraina. Un paese sottratto all’influenza di Mosca grazie a un colpo di Stato truccato da “rivoluzione colorata” e attuato con il contributo di servizi segreti, cecchini pronti a sparare sulla polizia e milizie neonaziste anti-russe.
I fatti sono ormai accertati: furono agenti stranieri, nell’autunno 2013, ad aprire il fuoco sulla folla in piazza Maidan, a Kiev. Obiettivo: far incolpare la polizia ucraina e screditare il governo del filo-russo Yanukovic, in modo da sottrarre l’Ucraina alla storica egemonia russa. Operazione sporca progettata dall’amministrazione Obama e affidata a falchi neocon come Viktoria Nuland, con la copertura del solito Biden (cospicuo dividendo, per la famiglia Biden: le provvigioni milionarie del petrolio ucraino concesse al figlio, Hunter). Calcoli comunque sbagliati, e finale zoppo: la Russia si riprese la strategica Crimea – russa da sempre – e sostenne la rivolta del Donbass, cioè dell’Est Ucraina, la zona mineraria popolata da russi, russofoni e famiglie miste, ucraino-russe, spaventate dal golpe “colorato” andato in scena a Kiev, violentemente ostile nei confronti della componente sociale russa, risalente all’epoca zarista prima ancora che sovietica. Da allora, gli Stati Uniti hanno boicottato in modo sistematico il Cremlino, che invece aveva manifestato la volontà di avvicinarsi all’Europa occidentale, riducendo le distanze con gli Usa.
Grande imputato: Vladimir Putin. Le sue colpe: per esempio, aver salvato la Russia dalla dissoluzione sociale dopo l’invasione dei capitali privatizzatori, americani, all’epoca della pirateria di Stato promossa da Eltsin per conto di Washington. Rimessi in piedi i russi (i cui redditi medi sono aumentati di dieci volte, in pochi anni), Putin ha riarmato il paese, per ristabilire la sua autorità geopolitica. Affronto imperdonabile all’élite oscura: aver sbaragliato l’Isis in Siria, in collaborazione con le forze siriane, con i libanesi di Hezbollah e con le unità speciali iraniane del generale Qasem Soleimani, assassinato (dagli Usa, si disse) all’inizio del 2020, mentre era in missione di pace in Iraq. L’omicidio di Soleimani sembra l’unico crimine imputato a Trump, in politica estera: per il resto, The Donald ha brillato come uomo di mediazione, smontando crisi pericolose. Aveva messo in standby anche il conflitto con i russi: per questo, contro Trump sono stati fabbricati i vari Russiagate, fino alla rottamazione del presidente attraverso il colpo di mano del voto postale poi conteggiato elettronicamente in modo più che controverso, dopo che la Casa Bianca era stata travolta dal ciclone Covid e dalla guerriglia urbana scatenata da Antifa col pretesto del razzismo (reale) della polizia.
L’ultima battaglia di Putin, combattuta e vinta, è stata quella contro la narrazione del fenomeno Covid: la Russia è stata la prima a produrre un vaccino efficace, lo Sputnik, e la prima a uscire dallo stato d’emergenza. Tutti aspetti intollerabili, per il regime mondialista incarnato da maschere come quelle di Anthony Fauci e Bill Gates, vicinissimi all’establishment di Biden, fino a ieri in affari con la Cina – poi fermata da Trump – e inizialmente utilizzata, attraverso l’Oms, per imporre la “legge del lockdown”. Anche su questo aspetto, è emersa l’opposizione di Putin: come ricorda lo storico Nicola Bizzi, editore di Aurora Boreale, la Russia ha usato la Bielorussia (per questo bersagliata dall’immancabile “rivoluzione colorata”) per denunciare la manipolazione in atto: l’autocrate bielorusso Lukashenko dichiarò infatti di aver ricevuto offerte miliardarie (dall’Oms, e poi anche dal Fmi) per «fare il lockdown, come in Italia». Proposta bocciata fieramente: nessun lockdown, a Minsk, e nessuna catastrofe Covid nel paese. Ora il Risiko si è spostato sui vaccini: gli Usa temono che in paesi come l’Italia si adotti lo Sputnik, un farmaco antivirale di cui non si conoscono reazioni avverse come quelle che invece accompagnano i “preparati genici” Pfizer e AstraZeneca.
Non a caso, rimarca “Mitt Dolcino”, il nostro paese è nell’occhio del ciclone. Tanto per cominciare, Roma è sospettata di esser stato il crocevia privilegiato per le peggiori operazioni di intelligence contro Trump: dalle bufale sul Russiagate alla stessa manipolazione elettorale delle presidenziali. Oggi le cronache imbastiscono una riedizione della guerra fredda per una storia di documenti trafugati (del valore di 5.000 euro), mentre una trasmissione come “Chi l’ha visto” riesuma la dolorosa vicenda della scomparsa della piccola Denise Pipitone, tirando in ballo la Russia. Il tutto, in un’Italia dove il governo Draghi – che ha ribadito la sua stretta osservanza atlantista – non ha mosso un dito di fronte al brutale oscuramento a cui Google ha sopposto “ByoBlu”, il primo newsmagazine indipendente del paese. Insomma, tira brutta aria: mentre gli italiani sono ancora chiusi in casa in virtù del vecchio paradigma emergenziale della paura, l’establishment che pilota la Casa Bianca minaccia di attaccare militarmente le milizie filo-russe che occupano l’Est dell’Ucraina, rischiando di far esplodere un’escalation pericolosa con Mosca.
Sotto questo aspetto, la biografia di Biden e quella del suo segretario di Stato, Tony Bliken, non sono rassicuranti: finora, i due hanno sempre lavorato per la guerra. Inquietante il loro sostegno a un personaggio come Alexej Navalny, già esponente della minuscola corrente nazi-razzista dell’ultranazionalismo panrusso. Riciclato come blogger e paladino della libertà, Navalny ha vergato personalmente un copione letteralmente comico, prontamente sorretto dall’Occidente: sarebbe stato sottoposto a un tentativo di avvelenamento, da parte di killer così imbranati da non riuscire neppure a ucciderlo, e così stupidi da disseminare la scena del crimine delle tracce del veleno usato, il Novichok sovietico, come se fosse la “firma” del mandante: il bieco Putin. La farsa diventa qualcosa di peggio un minuto dopo: l’Ue ha rinforzato le sanzioni economiche contro la Russia, mentre Joe Biden – sempre lui, l’uomo che sostiene di esser stato eletto presidente degli Stati Uniti – ha dato dell’«assassino» al capo del Cremlino, che notoriamente le elezioni le ha sempre stravinte, godendo del pieno consenso di oltre il 60% dei russi.
“Mitt Dolcino” alimenta domande pertinenti: non è che il gruppo Biden – già compromesso con la Cina – ora tenta di mascherare il divorzio da Pechino, inaugurato da Trump e ormai irreversibile, intorbidendo le acque grazie alla tradizionale ostilità verso Mosca, utilizzata per dare una parvenza di coerenza alla politica imperiale statunitense? Se il “regime change” a Mosca resta forse il sogno nel cassetto, da parte della nuovissima “democratura” americana che ha affidato a Dominion Voting Systems il risultato delle presidenziali 2020, frodando gli elettori, nel complesso e ambiguo gioco di specchi del 2021 può esserci anche il tentativo di ridimensionare la Germania con “l’aiuto” della Russia, in cambio di possibili contropartite invisibili, tenuto conto del fatto che i russi (oggi virtualmente spinti tra le braccia di Pechino) sanno benissimo che la Cina sarebbe pronta a fare man bassa delle immense risorse energetiche siberiane. Politiche a doppio fondo: gli apprendisti stregoni del Covid ora cercano una via d’uscita dalla narrazione pandemica che loro stessi hanno creato. E come da tradizione attaccano la Russia partendo anche dall’Italia, cioè da fenomenali segreti Nato del valore di 5.000 euro.
Fonte: LibreIdee.org

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