Roma ricorda Donatella Colasanti e il massacro del Circeo

Roma ricorda Donatella Colasanti, unica sopravvissuta al delitto del Circeo e scomparsa nel 2005. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha inaugurato il parco cittadino compreso tra Viale Giustiniano Imperatore e Via della Villa di Lucina, in memoria di “Donatella Colasanti, Combattente per la giustizia”.

Vittima di violenza ma anche donna attiva e ‘combattente’ come recita la targa a lei dedicata, Donatella Colasanti si è battuta tutta la vita affinché fosse fatta giustizia sui tragici fatti che l’hanno coinvolta.

Presenti all’iniziativa il fratello Roberto Colasanti, l’assessore alla Crescita culturale Lorenza Fruci, l’assessore alla Persona, alla Scuola e Comunità solidale Veronica Mammì, l’Assessore al Patrimonio e Politiche abitative Valentina Vivarelli, l’assessore alle Politiche del verde Laura Fiorini, il presidente del Municipio VIII Amedeo Ciaccheri.

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Presente anche Letizia Lopez, sorella di Maria Rosaria che in quella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 perse la vita, e i ragazzi degli istituti superiori Alessandro Severo e Roberto Rossellini.

La vita di Donatella Colasanti, “rinasce” da lì, dal bagagliaio di una  Fiat 127, dove venne trovata da un agente notturno, che allertò subito i carabinieri. Il flebile lamento che si udiva era di una ragazza riccioluta, nuda e sporca, rannicchiata. Accanto a lei c’era una giovane bruna che sembrava avere la stessa età, immobile, gli occhi spenti, la pelle gelata. Morta. Dentro un’auto comune era celata l’inconfessabile depravazione criminale di alcuni giovani di quella e della nostra società.

Poco tempo prima del ritrovamento, in un bar ai piedi del ‘Fungo’, nel cuore dell’Eur, Donatella, studentessa, 17 anni e Rosaria, barista, 19, avevano preso il caffè  con due simpatici ragazzi ventenni. Angelo, magro, minuto, con gli occhi grandi e  il sorriso spavaldo da ragazzo viziato, si era presentato come studente in medicina. Gianni, anche lui esile con folti capelli, studiava architettura. Abitavano ai Parioli, avevano frequentato le scuole migliori, erano colti e, agli occhi delle due ragazzine della Montagnola, affascinanti. Furono felici le due ragazzine quando furono invitate a una festa fuori Roma, nella casa al mare di un amico, Villa Moresca. Da quel luogo da sogno, affacciato sul promontorio del Parco del Circeo, avrebbero visto lo splendido panorama dell’Isola di Ponza e si sarebbero divertite con musica, buon cibo, balli. Si prepararono per andare alla festa, come fanno tutte le ragazze; salirono in auto. Chiacchiere e risate in compagnia.

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Arrivarono alla villa il pomeriggio di venerdì. La casa era stupenda, grande,  con due piani, taverna e garage, immersa nel verde, ma era vuota e silenziosa. Non c’erano gli invitati. Donatella e Rosaria erano troppo giovani e ingenue per comprendere quello che stava accadendo loro.

Spuntò una pistola e le due ragazzine scoppiarono in lacrime.

In casa c’era un altro uomo, bruno, con occhi scuri. La gentilezza dei ragazzi conosciuti si tramutò in violenza.

Le due ragazze furono spogliate con la forza, legate e chiuse in uno dei bagni. Quando i tre aguzzini scoprirono un vano tentativo di fuga, le separarono: Rosaria al piano di sopra;  Donatella chiusa di sotto e drogata. Dal piano superiore Donatella sentiva le urla disperate di Rosaria, che veniva ripetutamente stuprata e torturata fino alla morte: con brutalità le infilarono la testa nella vasca tirandola su per i capelli finché non morì annegata.

Toccò poi a Donatella, che fu trascinata con una corda al collo. La giovane capì che, per salvarsi, doveva fingersi morta. Così fece dopo un colpo di spranga.

Furono caricate su un’auto, le due ragazze. Donatella era viva.

I ragazzi ridevano e scherzavano tra loro: “Come dormono bene, queste”. Poi l’auto si fermò e le belve si allontanarono. Donatella capì che quello era il momento di chiedere aiuto.

Poche ore dopo Angelo Izzo e Gianni Guido furono arrestati per aver torturato Donatella Colasanti e per aver seviziato e ucciso Rosaria Lopez.

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