La nuova vita (privata) di Hubble, il più famoso dei telescopi spaziali

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Anche ora che l’attenzione è concentrata sul più grande successore (James Webb Space Telescope, o Jwst), il telescopio spaziale Hubble (o Hst) continua a fornire dati di eccellente qualità.
Dopo 32 anni di onorato servizio in orbita, Hst è un veterano dello spazio. Tuttavia non è affatto uno strumento superato, perché era stato progettato in modo da essere raggiunto dallo Space Shuttle per sessioni di manutenzione e aggiornamento degli strumenti. È successo cinque volte - nel 1993, 1997, 1999, 2002 e 2009 - quando il telescopio è stato “catturato” dal braccio robotico che lo ha sistemato sopra la baia di carico della navetta spaziale per permettere agli astronauti di effettuare lunghe e difficili attività extraveicolari e cambiare, di volta in volta, gli strumenti, sostituire i giroscopi difettosi che non permettevano più il corretto puntamento del telescopio, montare nuovi pannelli solari e sostituire schede di elettronica e parti del computer di bordo.
Particolarmente critica l’ultima missione del 2009, prevista diversi anni prima ma cancellata a causa del dramma dello shuttle Columbia, andato distrutto nel corso della manovra di rientro il primo febbraio del 2003. Visto che Hubble descrive un’orbita con una inclinazione molto diversa da quella della Stazione spaziale internazionale, nel caso si fossero verificati dei problemi con le piastrelle di protezione termica (che erano colpevoli dell’incidente), gli astronauti non avrebbero potuto fare affidamento sull’ospitalità della Iss. L’idea di abbondonare Hubble al suo destino, però, aveva scatenato le proteste del pubblico, tanto che la Nasa dovette tornare sulla sua decisione. Anche gli astronauti, pur consapevoli del pericolo, avevano insistito per partecipare alla missione dell’ultima manutenzione in orbita di Hst, effettuata con lo shuttle Atlantis.

La Nasa aveva però deciso di avere la navetta Endeavour pronta sulla seconda rampa di lancio, in caso ci fosse stato bisogno di una missione per aiutare l’equipaggio in difficoltà. È stata una delle rarissime occasioni nelle quali si sono visti insieme due Space Shuttle.
Per fortuna tutto andò per il meglio e quella dei due shuttle sulla rampa di lancio è rimasta solo una bella foto ricordo. Dopo ogni missione di riparazione orbitale, lo Shuttle, al quale era ancora attaccato Hubble Space Telescope, accendeva i motori e provvedeva ad alzare di qualche decina di chilometri l’orbita del telescopio. È una operazione effettuata per “allungare” la vita operativa del telescopio, che a poco più di 500 chilometri di quota è soggetto a un fisiologico abbassamento dell’orbita a causa dell’attività del Sole. Dal momento che una eccessiva perdita di quota metterebbe in pericolo il telescopio, la spinta dello Shuttle era il regalo di addio prima di lasciare la presa e liberarlo.
Dopo 13 anni dall’ultima visita, Hst è ancora in ottima forma e continua a fornire immagini mozzafiato. Ha puntato (e seguito) in scioltezza l’asteroide Dimorphos, per registrare i postumi dell’impatto della missione Dart. Con il veterano, si è cimentato anche il giovanissimo James Webb, la cui squadra non ha l’esperienza di quella di Hubble e ha fatto molto più fatica a seguire il moto dell’asteroide.

Le immagini di Dimorphos raccolte da Hubble e James Webb Space Telescope
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I loro dati saranno preziosi per capire la dinamica e le conseguenze dell’impatto, ma i due strumenti collaborano in modo sistematico perché operano a lunghezze d’onda diverse e le loro immagini forniscono visioni differenti degli stessi oggetti. L’inizio delle operazioni di Jwst, invece di mandare in pensione Hst, ha dimostrato la grande utilità dei dati raccolti dal vecchio strumento. È emersa quindi la preoccupazione di assicurare lunga vita orbitale ad Hubble, iniziando con il considerare come si potesse intervenire per alzare la sua orbita che, dopo l’ultima spinta che lo aveva posizionato a 560 chilometri, è scesa di 30. Niente di preoccupante, per il momento: il telescopio è ancora a una quota sicura, ma, se si vuole continuare a usarlo, prima o poi occorrerà porsi il problema.
Motivo per cui, visto che la Nasa non ha più la capacità di raggiungere il telescopio mentre descrive la sua orbita, ecco farsi avanti Elon Musk con il suo cliente miliardario Jared Isaacman che, dopo la missione “Inspiration4” del settembre 2021, vuole tornare nello spazio con la missione “Polaris Dawn” durante la quale ha l’ambizione di diventare il primo astronauta privato a fare attività extraveicolare. Poi, visto che l’appetito vien mangiando, non gli dispiacerebbe dedicare la seconda missione del programma “Polaris” alla cattura di Hubble per alzarne l’orbita e, magari, fare anche qualche lavoretto di manutenzione. Per aggrapparsi al telescopio potrebbero utilizzare il Soft Capture and Rendezvous System, una struttura circolare che era stata aggiunta nel corso dell’ultima visita per facilitare la “presa” dello strumento.

foto del Soft Capture and Randezvous System installato nel 2009, nel corso dell’ultima visita ad HST
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Lo scopo del cerchio metallico era legato alla procedura pensata per il rientro di Hst, una volta che avesse finito la sua attività in orbita. Nei piani originali, infatti, Hubble, conclusa la sua missione, sarebbe dovuto tornare a terra all’interno della baia di carico dello Shuttle per essere poi esposto in un museo. Tuttavia, sapendo che il programma Shuttle sarebbe terminato poco dopo l’ultima visita al telescopio, la Nasa aveva immaginato di sviluppare una missione robotica in grado di afferrare lo strumento per poi farlo deorbitare in modo sicuro e controllato. Il sistema di Soft Capture non era pensato per prolungare la vita del telescopio, ma nulla vieta di considerare questa eventualità. In omaggio alla nuova strategia basata su partnership pubblico-privato, l’agenzia spaziale statunitense si è dichiarata disponibile a collaborare con gli ingegneri di SpaceX, che dovrebbero apportare alcune modifiche alla capsula Crew Dragon per permetterle di afferrare Hst (che è grande come un autobus). Il che, bene precisarlo, senza che la Nasa abbia previsto alcun investimento per svolgere lo studio di fattibilità.
A chi gli dice che è un’idea insensata, Thomas Zurbuchen, amministratore associato per la scienza, risponde  “We’re working on crazy ideas all the time. Frankly, that’s what we are supposed to do” (lavoriamo sempre allo sviluppo di idee folli. Francamente, questo è quello che ci viene chiesto di fare).
Considerando che ogni missione di refurbishing di Hst è costata circa un miliardo di dollari (tra Shuttle e nuova strumentazione), se un facoltoso privato volesse dare una spinta a Hst a costo zero, è probabile la Nasa ne sia solo contenta.  Ovviamente dovranno essere sicuri che la manovra non rischi di distruggere l’iconico telescopio, ma gli studi di fattibilità si fanno per questo.
L’articolo La nuova vita (privata) di Hubble, il più famoso dei telescopi spaziali è tratto da Forbes Italia.

Previsioni sul Prezzo di Dogecoin Ottimiste Ora che Elon Musk Torna Alla Carica Con Twitter?

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Il prezzo di Dogecoin è salito di almeno il 9% ieri quando è tornata alla ribalta la possibilità che Elon Musk acquisisca Twitter. Dogecoin riuscirà a tornare ai record del 2021?
In una lettera indirizzata ai legali di Twitter dalle 'controparti di Musk' disponibile sul sito sec.gov si legge:...
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Torcha annuncia un nuovo round di investimento: ampliamento del team e nuovi format all’orizzonte

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Torcha, il riferimento per l'approfondimento di economia e politica sui social media, ha aperto e quasi interamente sottoscritto un nuovo round di investimento nei giorni scorsi. Per l'azienda si tratta del secondo aumento di capitale ottenuto dal novembre 2020, pochi mesi dopo la nascita del progetto.
Oggi Torcha mira a crescere sia sui social che sul mercato, con una previsione di fatturato complessivo per il 2023 di circa 750mila euro. I primi investimenti del 2020 hanno consentito di strutturare un team di figure under 35 impegnato nello sviluppo dei canali Instagram e TikTok e nella produzione di contenuti. Una mossa che ha permesso all'azienda di essere a break even da inizio 2022.
Torcha leader nel branded content
Con il nuovo round, Torcha potrà affermare la sua leadership nel branded content, offrendo ai suoi partner commerciali contenuti che abbiano impatto e ritorno sempre maggiore e che al tempo stesso portino valore alla community e all'azienda stessa.
"In questi due anni siamo stati in grado di camminare con le nostre gambe" commenta Marco Cartasegna, founder di Torcha e tra i partecipanti al nuovo round di investimento, "ci siamo evoluti cercando di non cambiare però noi stessi, ci siamo adattati ad un contesto sempre più competitivo e siamo riusciti ad emergere ed affermarci: questa è per noi un’enorme soddisfazione, ma ora un po’ di boost non può che esserci d’aiuto per i progetti futuri".
"Durante le elezioni abbiamo fatto un lavoro straordinario: siamo l’unico new media ad avere offerto un confronto tra i candidati, un risultato enorme in un Paese come il nostro, abbiamo coinvolto influencer da milioni di followers per arrivare anche alle persone meno interessate ai programmi dei politici, abbiamo spiegato ed approfondito le tematiche più complesse. Uno sforzo che ha pagato: la community su Instagram e TikTok è cresciuta di più di 75mila persone nell’ultimo mese".
Il lancio del nuovo podcast
L'obiettivo di Torcha è quello di continuare a crescere, non solo sui social. Per il prossimo trimestre è previsto un ampliamento del team, con l’inserimento di figure a supporto della redazione impegnate nella produzione di contenuti, ma anche dedicate allo sviluppo commerciale del brand.
Il piano di sviluppo prevede anche la creazione di nuovi format che tengano sempre più i ragazzi al centro. Fa parte del progetto il lancio del nuovo daily podcast Mele, già in top Ten spotify e Apple Podcasts, che approfondisce ogni giorno i principali argomenti di attualità con interviste originali, storie di personaggi e spiegazioni efficaci per aiutare i giovani a crearsi un'opinione e riflettere.
L’articolo Torcha annuncia un nuovo round di investimento: ampliamento del team e nuovi format all’orizzonte è tratto da Forbes Italia.