“FORMIDABILE BOCCIONI” – Sbarca su ITsART il documentario sul visionario artista futurista

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Centoquarant’anni fa, il 19 ottobre 1882, nasceva in Italia Umberto Boccioni. Artista geniale, inquieto, primo attore del Futurismo, dedicò la sua vita ad inventare un nuovo linguaggio contemporaneo per esprimere la modernità in pittura e in scultura. In questa occasione dal 19 ottobre 2022 sarà disponibile in esclusiva su ITsART il documentario inedito dal titolo FORMIDABILE BOCCIONI di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, un’opera prodotta da ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura. Scrittore, giornalista, illustratore, Umberto Boccioni diventa infine pittore seguendo un percorso non convenzionale. Era figlio del suo tempo, un’Italia scossa dalla Rivoluzione Industriale e dalle grandi scoperte scientifiche, destinata a diventare epicentro della Grande Guerra. La vita di Boccioni cambia il 21 febbraio 1910 quando conosce a Milano il poeta Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. L’artista abbraccia la rivoluzione di Marinetti, traducendo la poesia in arte e dando un apporto fondamentale alla più importante Avanguardia artistica del primo Novecento in Europa, il Futurismo. In pittura realizza opere come La città che sale e La risata, che espone in una mostra a Parigi alla Galerie Bernheim-Jeune scontrandosi con Picasso e i Cubisti e destando scandalo in tutta Europa. In scultura Boccioni sfida secoli di immobilità, liberando una volta per tutte quest’arte dalle forme chiuse, dalla bellezza classica. Il suo grande capolavoro, Forme uniche della continuità nello spazio, emblema del dinamismo impresso dalla nuova cultura futurista, è divenuto un’icona universale, riprodotta in milioni di esemplari sulle monete da 20 centesimi di Euro. Per paradosso della sorte la sua morte giunge inaspettata, per caso, nell’agosto del 1916, in una pausa dal fronte dove si era arruolato volontario. Lui, il modernissimo, disarcionato dal cavallo spaventato dal passaggio di un treno. Dopo la sua morte, a 34 anni non ancora compiuti, le sculture di Umberto Boccioni vengono distrutte, fatte a pezzi da un anonimo artista "passatista". Quelle che ammiriamo nei più importanti musei del mondo sono delle riproduzioni in bronzo. FORMIDABILE BOCCIONI è il racconto sulla vita e le opere dell’artista futurista attraverso interviste esclusive ai massimi esperti, ai collezionisti e ai direttori dei più importanti musei che custodiscono i capolavori di Boccioni. Il documentario è corredato da una varietà di documenti, filmati e materiali d’epoca originali. Tra gli intervistati James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera, Karole P.B. Vail, direttore della Collezione Peggy Guggenheim di venezia, Danka Giacon, curatrice del Museo del Novecento di Milano. Gli storici dell’arte prof.ssa Ester Coen e Niccolò D’Agati, lo storico Giordano Bruno Guerri, presidente Il Vittoriale degli Italiani, il biografo Gino Agnese e la scrittrice Marella Caracciolo Chia, autrice del libro Una parentesi luminosa dedicato alla storia d’amore tra Umberto Boccioni e la principessa Vittoria Colonna. Si segnalano inoltre i contributi speciali di Floriane D’Auberville, pronipote del gallerista francese Joss Bernheim-Jeune, Romana Severini, figlia dell’artista Gino Severini grande amico sin dalla gioventù di Umberto Boccioni, e Giacomo Rossi, erede di Gianni Mattioli che ha prestato la sua importante collezione di arte futurista al Museo del 900 di Milano dove a breve sarà presentato al pubblico in un nuovo allestimento. “Il Museo del Novecento di Milano ha una collezione unica al mondo di opere d’arte futuriste dove il ruolo di Boccioni è portante” dichiara il direttore Gianfranco Maraniello “Il nuovo allestimento, arricchito dai capolavori della Collezione Mattioli, tra cui alcune delle opere più significative dell’artista, rende ancora più completa e preziosa la Galleria dedicata al Futurismo”. “Viviamo tutti, come Boccioni, Freud e Einstein - afferma James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera - senza sapere cosa ci riserverà il futuro, così come Einstein nel 1907 non prevedeva il pieno impatto della sua consapevolezza che energia e materia fossero correlate. Tuttavia, il futuro di Einstein, quello di Freud e quello di Boccioni sono stati in gran parte realizzati.” “Peggy Guggenheim ha sempre amato la scultura, basti pensare che la prima mostra che organizza a Palazzo Venier dei Leoni, nel 1949, è proprio dedicata alla scultura contemporanea. Il suo trasferimento in Italia influì senz’altro sul suo interesse nei confronti dell’arte futurista, tanto da portarla ad acquisire nel 1958 Dinamismo di un cavallo in corsa + case, un’opera scultorea unica nel suo genere, realizzata da Boccioni nel 1915”, afferma Karole P. B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, a Venezia. TITOLO: FORMIDABILE BOCCIONI DURATA: 54’ FORMATO: FULL HD ANNO: © 2022 ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura Un film di Eleonora ZAMPARUTTI & Piero MUSCARÀ Regia: Franco RADO ITsART Promossa dal Ministero della Cultura, ITsART nasce per supportare la diffusione e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano nel mondo ed è la prima piattaforma a offrire un servizio streaming di questo genere a livello internazionale. Disponibile in Italia, nel Regno Unito e in tutti i paesi dell’Unione Europea, propone un vasto catalogo di contenuti e un approccio nuovo e originale all’offerta culturale. I contenuti sono fruibili tramite Smart TV, PC, MAC, Smartphone e Tablet. È possibile scaricare l’applicazione ITsART dagli Store ufficiali di Android, iOS, Android TV, Google TV, oppure dagli Store delle principali marche delle Smart TV (visualizza i dettagli sulla compatibilità dei dispositivi nelle FAQ visitando la sezione “Assistenza” del nostro sito web). 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L’arte è inganno. A Padova una mostra sul rapporto tra colore, movimento e percezione nell’arte

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“Si può dire che l’arte inganna. Da sempre l’arte ha sfruttato l’illusione e le competenze su come influenzare, indirizzare e ingannare l’occhio. Solo disegnando un punto sullo sfondo, si crea un doppio piano che nella realtà non c’è” afferma Guido Bartorelli, professore di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Padova e co-curatore della mostra “L’occhio in gioco” allestita presso il Palazzo del Monte di Pietà di Padova fino al 26 febbraio 2023. 
L’esposizione riprende nel titolo la famosa mostra The Responsive Eye presentata al MoMA di New York nel 1965, dedicata alle tendenze astratte dell’arte ottica e percettiva allora in voga (di quell’evento ne dà testimonianza un filmato breve, originale girato da un giovane Brian De Palma e disponibile su YouTube), e la declina in una chiave nuova, inedita. 

Due sono i binari sui quali viaggia “L’occhio in gioco". Uno a taglio storico, affidato a Luca Massimo Barbero, è dedicato alle ricerche artistiche che si sono concentrate sul colore, l’ottica, il movimento, la percezione articolandosi dal XIII al XX secolo. Un percorso che abbraccia lavori che vanno da astrolabi rinascimentali fino alla contemporaneità di un Anish Kapoor. L’altro percorso - a cura dai docenti di psicologia Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova insieme a Guido Bartorelli -, dischiude un magico mondo a cavallo tra arte e scienza che indaga sulle sperimentazioni condotte all’inizio degli anni Sessanta dagli artisti del Gruppo N in collaborazione con gli studiosi di psicologia della percezione di Padova.Molla scatenante di questa grande mostra da non perdere è l’anniversario degli 800 anni dell’ateneo di Padova di cui fa parte la scuola di psicologia fondata nel 1919. Per l’occasione i professori di psicologia hanno aperto un dialogo con i colleghi di storia dell’arte per indagare come nella città veneta, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, si siano affacciati artisti che hanno messo al centro della loro ricerca il processo del vedere in sé. In quell’epoca sono stati realizzati lavori d’arte che avevano come obiettivo quello di indagare e di penetrare l’atto del vedere, come atto problematico in sé. Un obiettivo che coincideva con le ricerche portate avanti dagli psicologi dell’Ateneo patavino.Gli anni Sessanta a Padova sono stati un periodo molto fecondo per l’arte e la ricerca scientifica… “Il Gruppo N si forma nel 1960 e ha una vita abbastanza breve fino al 1964. L’interesse percettivo dal quale muovevano gli artisti arrivava dalla tradizione interna all’arte internazionale. Tra i loro punti di riferimento c’era il Bauhaus che nell’ultima parte della sua storia era insediato a Berlino dove c’era una scuola da dove si diffondeva la teoria della Gestalt, ossia della psicologia della percezione. Padova, come Berlino, come Graz è stata uno dei grandi centri di diffusione di queste teorie. Ebbene i padovani, molto giovani (erano poco più che ventenni), partono all’inizio a interessarsi al vedere in sé. Poi nel ’62 si rendono conto che a Padova si stanno studiando proprio quei temi con un’autorevolezza internazionale riconosciuta. Gli artisti padovani frequentano i laboratori di psicologia e gli psicologi iniziano a frequentare le mostre organizzate negli atelier del Gruppo N. E da lì imparano l’uno dall’altro, si assiste ad uno scambio interessantissimo. Gli artisti diventano più consapevoli di quello che fanno, affinano a un grado di grande complessità i loro mezzi nell’ottenere le illusioni ottiche o effetti di figure. Gli psicologi trovano nel lavoro degli artisti nuovi campi di ricerca.
Un caso emblematico è quello dell’effetto “moiré”: termine francese che indica un effetto ottico che si verifica in natura quando abbiamo due strutture simili che si sovrappongono su piani diversi. Si creano degli strani giochi di ombre e ricorrenze di figure che in realtà non ci sono, ma sono l’effetto del fatto che il nostro occhio non riesce a mettere a fuoco istintivamente l’uno e l’altro piano. Questo è un effetto che gli artisti del Gruppo N sfruttano molto. Dopodiché gli stessi psicologi si rendono conto che è un effetto che vale la pena di essere studiato.” 

Disco base per zootropio, Wheel of life, edito da H.G. Clarke & Co., Londra 1870 Torino, Museo Nazionale del Cinema © Museo Nazionale del Cinema, Torino | Foto: © Giorgio Tovo

Quali sono gli effetti osservati dagli artisti e dagli psicologi della percezione?
“La sezione che ha come titolo “Il Gruppo N nella psicologia della percezione” inizia con un’esemplificazione degli studi scientifici che si compivano a Padova in quegli anni. Vittorio Venussi e Cesare Musatti avevano studiato l’effetto della stereocinesi, ossia del fatto che il rilievo, che l’arte in genere rendeva usando le ombre, si può ottenere anche facendo ruotare delle strutture con dei cerchi concentrici disegnati. Detto così sembra difficile da spiegare, ma è un po’ l’effetto che abbiamo quando osserviamo ad esempio una spirale che gira. Quando la vediamo girare, sembra che il centro penetri o venga verso di noi a seconda di come guardiamo. Ed è un effetto di tridimensionalità che si ottiene grazie al movimento: i cerchi sembrano piatti quando vediamo tutto da fermo e iniziano a prendere volume quando si mettono in moto. Questo è un esempio di indagine che si faceva a Padova. Ed è interessante come lo scienziato elabori le sue figurazioni grado per grado anche per sottoporle alle persone su cui verificare l’effetto, mentre l’artista ci dia delle configurazioni estremamente complesse di grande fascino simbolico, analogico. E’ interessante vedere la differenza tra materiali di laboratorio e materiali d’artista.”C’è anche il contributo di un filosofo alla mostra…“La filosofa Elisa Caldarola ha scritto un articolo per il nostro catalogo prendendo di petto il problema. La domanda è: perché percepiamo di ambiti totalmente diversi immagini quasi identiche come le tavole dello scienziato che servono per i suoi esperimenti, e le immagini prodotte dall’artista? In verità si tratta di quadri identici che però hanno due vite differenti. Se posso permettermi di riassumere brutalmente, la differenza è data dallo sguardo di chi osserva. Per cui dallo scienziato ci si attende la soluzione di un qualche problema, sono lavori che si guardano per il loro fattore funzionale verso la formazione di nuove conoscenze. Dall’artista invece non si va per la soluzione finale ma si rimane incantati nel notare l’orchestrazione di forme che hanno finalità in se stesse e non nella soluzione di un problema.”Quale approccio avete avuto nei confronti del visitatore?“E’ stato molto importante essere cordiali verso il visitatore che magari è a digiuno di arte: ci sono dei pannelli esplicativi e un’utile audioguida. E' una mostra che richiede una certa attenzione per registrare le vibrazioni che si creano tra le forme e i colori. Allo stesso tempo è una mostra che accompagna il visitatore attraverso la storia nel definire certe situazioni di origine padovana come Gruppo N di importanza internazionale. E’ una mostra grande, bisognerebbe avere molto tempo. E’ capace di dare molto ai bambini perché c’è un livello di lettura delle opere basata su effetti percettivi divertenti, quasi un gioco. Uno dei primi giorni di apertura della mostra, ho sentito Edoardo Landi, uno dei componenti del Gruppo N (insieme Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi), rilasciare un’intervista in cui diceva che i loro maestri, come ad esempio Emilio Vedova, li accusavano di fare dei giochetti. E Landi diceva: “benissimo perché noi vogliamo parlare ai bambini, noi vogliamo mostrare questi lavori sul vedere a chi ha l’occhio innocente e aperto a percepire senza preconcetti”. L’arte è un gioco che sa essere anche molto serio, che sa aprire le conoscenze e portarci a un livello di profondità non scontato.”

Botticelli e il Rinascimento dagli Uffizi agli States

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L’Allegoria della Fertilità di Luca Signorelli ritrova il gruppo marmoreo dei Tre satiri che lottano con un serpente, proveniente dalla raccolta di Lorenzo il Magnifico disperso alla fine del Quattrocento e concesso in prestito da una collezione privata di Chicago. Un disegno di Filippino Lippi ispirato a motivi antichi dialoga con un’urna romana, mentre alcuni pannelli da un forziere nuziale delle Gallerie degli Uffizi, raffiguranti Storie di Ester e Assuero, incontrano un busto di San Giovanni Battista di Benedetto da Rovezzano. Accade al Minneapolis Institute of Art, museo che vanta una delle più importanti raccolte di arte europea oltreoceano, e dove dal 16 ottobre all’8 gennaio la mostra Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, realizzata dalle Gallerie degli Uffizi in collaborazione con il Minneapolis Institute of Art, a cura di Cecilia Frosinini e Rachel McGarry, esplorerà il rapporto tra Botticelli, l’arte del Rinascimento fiorentino e l’antichità classica.Biagio D'Antonio, Giustizia, Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi | Courtesy Gallerie degli Uffizi I prestiti dagli Uffizi che includono lavori di Botticelli e di artisti suoi contemporanei incontreranno dipinti, sculture, stampe e disegni del museo americano. "Dopo gli anni difficili della pandemia, che hanno visto Minneapolis al centro di una rivolta epocale per la giustizia sociale e dopo le sofferenze causate dal Covid - si legge in una nota - la mostra sul Rinascimento che attribuisce a Firenze nel Quattrocento il ruolo di motore per la cultura mondiale, acquista un significato particolarmente profondo, e suona come un augurio di ripresa, tanto più in America e in questa città". Parte dei proventi della mostra sono stati utilizzati per restaurare le opere d’arte e portare avanti nuove ricerche, condotte nel corso di oltre due anni. Questi risultati sono confluiti in un catalogo ricco di contributi dei maggiori studiosi dell’argomento, italiani e stranieri. Grazie al volume è possibile adesso saperne di più sulle botteghe degli artisti, sul ruolo del teatro e delle feste cittadine nell’iconografia dell’Adorazione dei Magi, sui ritratti, mentre è stata proposta una revisione dell’attività di Botticelli basata su fonti e documenti riconsiderati in una nuova luce.Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, Torso romano, Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi Ma c’è di più. Un importante e discusso ritratto oggi a Minneapolis è stato definitivamente attribuito a Benedetto Ghirlandaio, come anche il ritratto di religioso su embrice degli Uffizi, attribuito al famoso fratello Domenico. “La mostra - commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - non solo è una rivelazione per il pubblico americano, ma si caratterizza anche per l’altissimo livello scientifico. Grazie ai contributi degli archeologi e degli storici dell’arte coinvolti, nonché dell’Opificio delle Pietre Dure, è stato possibile riconsiderare ogni opera e giungere a nuove identificazioni e attribuzioni su dipinti e sculture anche molto celebri. Forse uno degli accostamenti più emozionanti e rivelatori è quello tra l’Allegoria della Fertilità di Luca Signorelli e il gruppo marmoreo con Tre satiri che lottano con un serpente, proveniente dalla collezione di antichità di Lorenzo il Magnifico, dispersa alla fine del Quattrocento. L’opera, che si trovava nell’Ottocento in una collezione austriaca, ricomparsa sul mercato alcuni anni fa, è stata acquistata da un privato di Chicago. Accanto ad essa, il monocromo di Luca Signorelli assume un nuovo significato e spiega in un colpo d’occhio tutto il complesso argomento della relazione tra Rinascimento e Antichità”.Botticelli and Renaissance Florence: Masterworks from the Uffizi, Tre Satiri Allestimento | Courtesy Gallerie degli Uffizi Leggi anche:• 510 anni fa moriva Botticelli, il pittore che amava gli scherzi e le lettere