Omicidio Willy, dai verbali tutte le bugie dei Bianchi: “L’ho spinto, ma lui si è alzato e se ne andato”. E adesso rischiano l’ergastolo

I tentativi di depistaggio e scaricabarile franano addosso ai due fratelli di Artena. Il coimputato che li ha denunciati: “A ventitré anni a brucià na vita pe colpa de altri non me pare proprio il caso”. Tra venti giorni processo al via.
Un mare di bugie, di contraddizioni, di tentativi di depistaggi. Un rete fitta di parole e menzogne che però adesso, a soli venti giorni dall’inizio del processo, rischia di franare addosso ai fratelli Bianchi, i due esperti di arti marziali miste accusati di aver ucciso nella notte drammatica dello scorso sei settembre il 21enne Willy Monteiro Duarte, nelle strade della movida di Colleferro. La prima pietra della frana è stata la denuncia presentata da Francesco Belleggia – uno dei ragazzi che venne arrestato quella notte – che accusa esplicitamente i Bianchi di aver mentito e provato a scaricare su altri la sua responsabilità. Le altre sono quelle che Repubblica è riuscita a ricostruire attraverso la lettura degli atti processuali. Eccole.
Willy è stato massacrato a calci e pugni. Ha visto aggredire un suo amico, si è fermato a chiedergli se avesse avuto bisogno di aiuto ed è stato ucciso. Senza un perché. Avendo solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Vicino ai locali della movida di Colleferro. Fatto a pezzi dalla violenza cieca e insensata di chi picchia senza un motivo, ma con professionalità e precisione chirurgica.

Nella sua denuncia, Francesco Belleggia ha sostenuto che tre amici dei fratelli Bianchi – Michele CerquozziOmar Sahbani e Vittorio Tondinelli – hanno mentito ai carabinieri e al pm Luigi Paoletti, accusandolo falsamente di aver colpito anche lui la vittima. Testimonianze su cui ha subito manifestato delle perplessità lo stesso giudice per le indagini preliminari. La Procura di Velletri ha aperto un altro procedimento e cercherà di far luce anche su tale vicenda.
Nelle stesse dichiarazioni degli imputati, dal 6 settembre ad oggi, molte però sono le incongruenze, le palesi bugie e i tentativi di depistaggio su quel minuto e venticinque secondi in cui il corpo esile del 21enne Willy Monteiro Duarte rimbalzava sulla pavimentazione di largo Santa Caterina fino a restare quasi immobile, devastato, tanto da rendere inutile la corsa in ospedale. Sono talmente tante che, mettendole in fila, fanno impressione.

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Le bugie dei gemelli Bianchi e dei loro amici

Subito dopo la morte del 21enne di origini capoverdiane, cresciuto e residente a Paliano, in provincia di Frosinone, sono stati arrestati con l’accusa di omicidio preterintenzionale i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, campioni di MMA, tecnica mista di arti marziali, detti “i gemelli” per la loro somiglianza, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, appassionato di karate – anche se il suo istruttore è pronto a testimoniare per assicurare che non ha mai fatto neppure un combattimento – tutti di Artena, tra i 26 e i 22 anni.
La notte tra il 5 e il 6 settembre scorso si erano recati a Colleferro nella zona della movida, seppure con due diverse comitive. Poi, mentre i Bianchi e Tondinelli si allontanavano per andare a fare sesso con tre ragazze nei pressi del cimitero, Belleggia e Pincarelli avevano iniziato a discutere con alcuni giovani di Colleferro. Cerquozzi e Shabani avevano chiamato “i gemelli” e arrivati quest’ultimi Willy, senza aver avuto alcuna discussione con chi era nei pressi dei locali, è stato travolto e ucciso da una scarica di calci e pugni assestati in modo micidiale.

Willy, tutte le bugie: “Solo una spinta, poi si è alzato”

Interrogati dal gip del Tribunale di Velletri, Giuseppe Boccarrato, i Bianchi hanno subito cercato di ridimensionare il loro ruolo nella vicenda. Marco ha sostenuto di aver solo dato una spinta alla vittima. “Io ho spinto Willy perché stava discutendo in gruppo, poi mi sono allontanato. Non ho dato nessun colpo e lo stesso Pincarelli e Belleggia. Willy è caduto con la mia spinta, ma lui si è alzato e poi sono andato via”, ha affermato. Sulla stessa linea Gabriele: “Io ho solo spinto l’amico di Willy e poi arrivano Pincarelli e Belleggia. Loro c’erano quando Willy è caduto in ginocchio. C’erano tante persone e non ho visto chi ha colpito Willy”. Pincarelli va anche oltre. Smentisce gli stessi “gemelli” e, specificando che Belleggia stava discutendo con delle persone, assicura che i Bianchi “non hanno toccato nessuno”.
Dichiarazioni in contrasto con quelle di tutti gli altri testimoni. Belleggia, l’unico messo subito ai domiciliari, è invece anche l’unico a dichiarare che quella notte a Colleferro furono i due fratelli di Artena a colpire l’aspirante chef e l’amico di quest’ultimo, Samuele Cenciarelli. Ha paura di parlare col gip. Prima di rispondere alle domande dice: “Ho paura delle conseguenze che possono crearmi”. Ma poi descrive il massacro: “Marco va subito diretto a Willy e gli tira un calcio frontale qui sul petto, Willy sbatte contro la macchina, gli rivà contro”. Ancora: “Gabriele invece mena quell’altro amico suo, gli tirano tutti cazzotti e da lì si crea tutta una ammucchiata”.

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Willy, tutte le bugie: “Quel ragazzo non c’entrava niente”

Sempre sui due fratelli: “Si sono sferrati subito contro di Willy che non c’entrava niente”. Infine: “Parlando dopo con gli altri ragazzi ho sentito che Mario Pincarelli dopo che stava a terra (Willy ndr) gli ha sferrato tutti colpi addosso”. E precisa pure che tornato ad Artena i Bianchi gli avrebbero detto di non fare il loro nome se lo avessero interrogato i carabinieri. “Loro sono un po’ così – aggiunge Belleggia – cioè come posso dì, hanno detto dite che… sennò annamo a finì in mezzo ai guai, però come, cioè… ognuno… io me guardo la vita mia. E penso a ventitré anni a brucià na vita pe colpa de altri non me pare proprio il caso”. Dichiarazioni che fanno sottolineare al gip di non avere dubbi sulle responsabilità dei “gemelli” e di Pincarelli, mentre appare “più sfumata” la posizione di Belleggia, nonostante anche a suo carico vi siano “gravi e precisi indizi di colpevolezza”.

Willy, tutte le bugie: “Solo uno schiaffo”

Dopo cinque mesi di indagini, ai quattro attuali imputati viene quindi contestato il più grave reato di omicidio volontario. Nel nuovo interrogatorio tenuto dal gip Boccarrato a quel punto i Bianchi scelgono di restare in silenzio, mentre Pincarelli corregge il tiro, senza però riferire particolari sull’aggressione al 21enne. “Mi hanno spinto e sono caduto per terra. Sono caduto insieme a Willy. Io non ho nessun rapporto con i Bianchi, sono amico di Belleggia e basta”, ha detto.
Solo un accenno a uno schiaffo dato al 21enne: “So che non ho ammazzato nessuno, con una pizza non si può ammazzare una persona, assolutamente, di questo ne sono più che convinto”. Parlando poi dell’incontro con gli altri ad Artena, prima dell’intervento dei carabinieri: “Omar e i Bianchi dicevano a Belleggia di prendersi le sue responsabilità”. A confermare la stessa versione resta solo Belleggia, aggiungendo anche dei particolari sulle minacce che avrebbe ricevuto dai Bianchi affinché non li coinvolgesse nell’accaduto: “Gabriele ha avuto anche una reazione contro di me. In cui mi scaglia anche delle minacce, dicendo al fratello che appena mi sarei tolto il gesso mi sarebbe venuto lui a cercare personalmente”.

Willy, tutte le bugie: “Rischiano l’ergastolo”

Aspetti destinati a pesare nel processo che inizierà il prossimo 10 giugno davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone, dove sarà subito battaglia. Sull’assenza di agevolazioni per chi, finito a processo con giudizio immediato come in questo caso, chiede un rito abbreviato nell’eventualità in cui l’omicidio volontario venga derubricato in un reato meno grave, puntando in tal modo a uno sconto sulla pena, le difese intendono infatti sollevare anche una questione di legittimità costituzionale. Gli imputati rischiano l’ergastolo e come sempre da chi rischia così tanto verranno giocate tutte le carte per evitare di trascorrere la vita dietro le sbarre.

Fonte: La Repubblica.it

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