Olio, un’annata da ricordare per la Tuscia

La produzione cresce di un bel 60%, nonostante i rincari energetici

Olio, un’annata da ricordare per la Tuscia. Nel 2022, infatti, la produzione cresce di un bel 60% e non viene intaccata dai rincari dell’energia. Nel Viterbese come nel resto del Lazio, dove quest’anno la produzione olivicola vola verso le 135 tonnellate di frutta: il confronto con la vendemmia 2021 mostra un incremento del 26% e, di conseguenza, cresce del 13% anche la quantità di olio che tocca le 15mila tonnellate.

Nella regione il settore conta oltre 80mila ettari di terreno coltivato da 67mila aziende, per lo più medie e piccole imprese. Sono quattro le varietà autoctone di origine protetta: Canino, Sabina, Tuscia e Colline Pontine. “Dobbiamo investire in nuovi campi intensivi e tecnologicamente avanzati – afferma Pierluigi Silvestri, presidente della sezione olivicola Lazio di Confagricoltura -. Anche reperire manodopera è un problema: molti ex stagionali percepiscono il reddito di cittadinanza e non vengono assunti”.

Un altro problema sono le bollette costose. Il proprietario di un moderno impianto con una potenza di 100 kilowatt spende, ad esempio, fino a 8mila euro al mese per lavorare 300 quintali di olive al giorno.


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