Modena, uccide la moglie e la figlia di lei: le denunce della donna erano state archiviate

di Francesco Mazzanti

Mercoledì 14 giugno in tribunale Gabriela Trandafir avrebbe chiesto nuove indagini su di Salvatore Montefusco. In programma, lo stesso giorno, anche l’udienza per la separazione

Modena Sono state uccise ieri a colpi di fucile, in casa, mentre tentavano di scappare. Le due vittime, in una villa a Cavazzona di Castelfranco Emilia (Modena), sono state Gabriela Trandafir, origini rumene, 47 anni, moglie del campano Salvatore Montefusco, di 69, l’uomo che ha sparato, e la figlia di lei, Renata Alexandra Trandafir, che di anni ne aveva 22. Gabriela voleva una vita diversa: è stata assassinata alla vigilia della prima udienza per la separazione. Il suo corpo, accanto a quello della figlia, è stato trovato in cucina, al piano terra dell’abitazione.

Un caso sottovalutato? In un comunicato stampa il procuratore di Modena Luca Masini ha scritto che «in precedenza la donna aveva presentato alla Procura denunce-querele nei confronti del coniuge, dapprima per maltrattamenti in famiglia e poi per atti persecutori, appropriazione indebita e furto. L’uomo, a sua volta, aveva sporto denuncia nei confronti delle due vittime per maltrattamenti in famiglia e lesioni volontarie. Il procedimento per maltrattamenti originato dalla denuncia della donna era stato definito con richiesta di archiviazione contro la quale la denunciate aveva proposto opposizione», da discutere in un’udienza fissata oggi. E ancora, aggiunge il procuratore, «anche il procedimento per atti persecutori, dopo l’installazione di un apparato gps sull’auto della denunciante, era stato definito con richiesta di archiviazione». Le querele di Gabriela, quindi, stavano per finire in un cassetto.

Alle 12.15 di ieri Montefusco ha chiamato i carabinieri e si è costituito. Anche i vicini hanno dato l’allarme non appena uditi gli spari e dopo aver visto scappare il figlio diciassettenne della coppia. Non è chiaro se il giovane abbia assistito al duplice delitto. Secondo i vicini, al centro di continue liti tra moglie e marito ci sarebbe stata proprio l’abitazione, intestata ai due figli di lui con la prima moglie, e a quello nato da Gabriela. Lei voleva venderla e raggiungere il fratello in Veneto, lui non accettava questa decisione. Pare che da tempo avesse costretto Gabriela a vivere segregata in casa, impedendole di uscire da sola. Quando la donna aveva provato a ribellarsi, lui l’aveva rinchiusa per alcuni giorni. Anche la figlia di Trandafir soffriva per quella tensione continua. Lo racconta la mamma di una sua amica, che l’aveva riaccompagnata a casa da Cattolica proprio nella notte tra domenica e ieri: «Era una brava ragazza e aveva voglia di lavorare, noi provavamo ad aiutarla e anche oggi (ieri, ndr) avrebbe avuto un colloquio di lavoro che le avevamo trovato noi. Aveva paura e mi diceva che lui avrebbe fatto qualcosa per mandarle via di casa. “Lui può fare tutto ed è una persona cattiva”, mi raccontava».

Montefusco era stato titolare di un’impresa edile ormai fallita. Sembra che non potesse nemmeno detenere il fucile, perché il suo permesso per il porto d’armi era stato revocato in seguito alle denunce della donna. Dopo essersi costituito è stato interrogato, per tutto il pomeriggio di ieri, nella caserma di Castelfranco. Nella villa hanno lavorato per ore la polizia scientifica e i carabinieri del nucleo investigativo di Modena, coadiuvati dai colleghi della Tenenza di Castelfranco. «Il duplice femminicidio di Castelfranco, dopo quello di Vicenza, impone una risposta dello Stato — ha scritto su Twitter la ministra Mara Carfagna — portiamo e approviamo subito in Parlamento il pacchetto antiviolenza delle ministre. Chi minaccia le donne deve essere fermato alla prima intimidazione».

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