Mamma Grazia: “Io ostativa, i miei figli al padre rinviato a giudizio per maltrattamenti”

SPECIALE ‘MAMME CORAGGIO’ | Nacca: “Ricordiamo le vicende Paitoni, Danho e Barakat”.
ROMA – La piccola si è aggrappata a me e non voleva andar via”. E’ distrutta mamma Grazia (nome di fantasia) quando lascia lo spazio neutro della cooperativa a Roma dove può incontrare i suoi figli per un’ora a settimana. “Non posso portarli a prendere un gelato, non posso stare con loro di più, non riesco a parlare telefonicamente e nemmeno la sorella grande riesce a parlare con loro, né a vederli. Ho sollecitato i servizi sociali su questo. È uno strazio per tutti e tre, ma io provo a tenermi lucida e a farmi forza per loro, per riportarli a casa. Non voglio che pensino che li ho abbandonati”. Così, senza quasi forze, mamma Grazia racconta alla Dire l’ultimo incontro protetto con i suoi figli avuto nel pomeriggio, mentre si rimette in viaggio e torna a Viterbo, dove vive e dove fino a qualche mese fa stavano con lei i suoi bambini, 9 anni Chiara (nome di fantasia) e 8 Mattia (nome di fantasia) prima di essere portati a Roma e di dover cambiare, a anno scolastico iniziato, ambiente, amici, compagni e maestri, i nonni e lasciare anche la loro sorella maggiore.
Mamma Grazia dopo oltre dieci anni di un rapporto fatto di “violenza, controllo ossessivo– come racconta- fino al punto di essere monitorata da telecamere messe ovunque per la casa, di essere isolata dai miei genitori, di non poter avere un lavoro” denuncia il suo ex e chiede aiuto ai servizi sociali: “Mi sono fidata del sistema, questo è stato l’inizio del mio calvario, mi ha condannato due volte”. I bambini le sono stati portati via a ottobre scorso e nella casa dove Grazia vive con la sua figlia più grande, ventenne, avuta in precedenza, è rimasto sullo sportello del frigo un foglio scritto dalla sorellina Chiara costretta ad andar via: ‘Sei la mia isola felice’ le ha scritto.
Oggi l’isola è lontana e i bambini per decisione dei servizi sociali di Viterbo vivono con il padre. La madre è stata considerata ostativa: “Perché dovevo andare d’accordo con lui, dovevamo abbassare la conflittualità”, spiega ancora durante l’intervista riferendosi all’intervento dei servizi sociali ricordando che “l’assistente sociale ultima ha deciso per il collocamento dei bambini presso il padre, mentre la prima non aveva mai messo in dubbio il collocamento dei bambini presso di me e si lavorava per inserirli al meglio qui. I bambini stavano bene con me, erano sereni, praticavano sport, e vedevano il padre nella massima flessibilità dei diritti di visita. Poi la nuova assistente sociale ha relazionato tutt’altro”.
L’uomo intanto è stato rinviato a giudizio per violenza, maltrattamenti e stalking su Grazia e la figlia più grande di lei. “Violenza a cui hanno assistito i miei due figli piccoli”, puntualizza la mamma coraggio. L’udienza è fissata ad ottobre al Tribunale di Tivoli.

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LA STORIA DI GRAZIA

La storia di questa mamma assomiglia a tante in cui dalla violenza si finisce per essere considerate ‘ostative’ alla bigenitorialità dell’altro, quasi sempre il padre accusato di violenza. Ci può essere bigenitorialità quando c’è una storia di violenza? E con un uomo rinviato a giudizio vale un principio di precauzione verso i minori? A rispondere è proprio la storia di Grazia. “Dopo aver denunciato maltrattamenti in famiglia, i miei due bambini di 7 e 9 anni mi sono stati strappati. Io non potevo immaginare sarebbe accaduto. Per l’ultima relazione dei servizi sociali sarei ostativa e oppositiva. Mi è stata sospesa la responsabilità genitoriale nonostante la CTU- come ricorda- intervenuta a valutare le competenze genitoriali alla fine del percorso ha relazionato persino un abbassamento della conflittualità’. “I bambini si evince- riporta la relazione- non mostrano alcun segno di disagio nella permanenza presso la madre”.

NELLE RELAZIONI DEI SERVIZI SOCIALI NON SI PARLA DELLA DENUNCIA DI VIOLENZA ALL’UOMO

Allora come si è arrivati a proporre il cambio di collocamento? “Io mi sono affidata e mai avrei pensato mi avrebbero tolto i figli”. Mamma Grazia è descritta come “diffidente, oppositiva e svalutativa degli accordi”, e si continua a caldeggiare un percorso che l’aiuti “ad esprimere ancora le sue capacità genitoriali a prescindere dall’altra figura genitoriale”. Le relazioni sull’uomo sono prive di elementi alla vicenda penale che lo interessa. Proprio nella relazione l’assistente sociale da ultimo incaricata non riporta mai la questione della violenza, la denuncia, né il procedimento penale pendente. Alla domanda della Dire sul perché non figuri mai nelle carte e sul perché non sia prevalso un principio di prudenza anche rispetto ai minori – come la Convenzione di Istanbul prevede – l’assistente sociale non ha risposto.
La penalista Daniela Armieri spiega: “Nel caso del procedimento che pende su quest’uomo si tratta di maltrattamenti reiterati. Ci sono i racconti della signora e referti di pronto soccorso, ma colpisce il tratto manipolatore dell’uomo: controllava tutto, ha fatto si che non avesse rapporti sociali o lavoro, ha messo telecamere in casa per un periodo ed è arrivato a togliere le porte alle camere. La signora ha patito molto a livello psicologico e ora che le hanno tolto i figli ha paura. La decisione sui minori è arrivata dal procedimento civile presso il Tribunale civile Viterbo, dove la signora si era trasferita e il padre vedeva i figli secondo i diritti di visita stabiliti. Ad un certo punto- spiega l’avvocata- l’ultima assistente sociale ha insistito nel dire che la signora era oppositiva” fino ad arrivare al cambio di collocamento. “La CTU era stata fatta sulle capacità genitoriali e metteva in risalto problematiche di entrambi i genitori e i bambini si mostravano contenti di stare con la mamma, ora per questa donna anche i contatti telefonici con i suoi figli sono difficilissimi”. “Tutti gli atti del penale sono stati depositati nel civile” chiarisce l’avvocato che segue il procedimento civile sia in Corte d’Appello dove è stato rigettato il reclamo presentato per anticipare l’udienza. Il penale è stato depositato anche al Tribunale per i minorenni dove “è insorto quasi in parallelo il procedimento sulla decadenza dalla responsabilità genitoriale della mamma”.

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IL COMMENTO DELL’AVVOCATA NACCA SULLA BIGENITORIALITÀ

L’avvocata Michela Nacca, presidente di Maison Antigone, raggiunta dalla Dire ha commentato così, anche a proposito della vicenda di mamma Grazia, la questione della bigenitorialità quando ci sono vicende penali legate alla violenza, sottolineando anche l’importanza del principio di precauzione a proposito dell’incolumità dei minori. “Se da una parte la Cassazione italiana ha ribadito più volte che la violenza del genitore deve essere considerata pregiudizievole alla sicurezza ed alla sana crescita di un minore così da giustificare l’allontanamento del genitore pericoloso, come prevedono norme costituzionali, convenzioni internazionali, studi OMS nonché il semplice buon senso, dall’altra invece- ha chiarito- i tribunali di merito continuano ad ignorare la violenza genitoriale, imponendo viceversa – anche contro la volontà del minore e nonostante la sua paura – il mantenimento della relazione proprio con il genitore temuto violento e dunque potenzialmente pericoloso. Siamo dinanzi alla solita distorta interpretazione del principio di bigenitorialità indotta dalla teoria ascientifica e irrazionale Alienazione Parentale.
Le vicende del piccolo Daniele Paitoni, prima ancora quella dei fratelli Pontin, delle sorelle Casasso, di Gloria Danho, di Federico Barakat e dei fratelli Iacovone, uccisi dai loro padri pericolosi– ha ricordato- rappresentano la prevedibile conseguenza di questo sistema estraneo ad ogni principio di diritto: la violenza paterna in tutti questi casi non solo è stata ignorata ma premiata con il mantenimento della relazione genitoriale e dunque rafforzata, svilendo la credibilità da attribuire alle richieste di protezione materne. In Italia abbiamo chiamato questo fenomeno: Violenza Istituzionale, in USA ha preso il nome di legal harassment o Domestic Violence by Proxy – tradotto ‘violenza domestica per procura’. Si tratta cioè di un tipo di violenza domestica che si estrinseca in un controllo coercitivo che viene continuato ad agire dal genitore violento ben oltre la separazione genitoriale di fatto e legale, attraverso le stesse Istituzioni, tramite i Giudici, gli assistenti sociali e tutti gli operatori del tribunali che, sebbene chiamati a proteggere i minori, viceversa finiscono per agire l’inverso e – più o meno convinti di fare del bene e distorti da teorie psicologiche ascientifiche già dette – finiscono invece per rendersi inconsapevoli complici di ulteriore violenza, esponendo a rischi incalcolabili quei bambini di cui decidono la vita e la salute. La bigenitorialità- ha quindi ribadito Nacca- laddove si tratti di genitori violenti, non dovrebbe mai prevalere sulla sicurezza e la serenità dei minori, come induce a fare la teoria Alienazione Parentale. Viceversa i tribunali di merito italiani, come anche questo caso dimostra, continuano a premiare proprio i padri temuti pericolosi, punendo madri e minori reputati ‘non resilienti’ alla violenza: ciò anche quando i genitori violenti siano stati rinviati a giudizio e persino quando condannati per maltrattamenti’.

GRAZIA NON SI ARRENDE, LA SPERANZA DOPO L’ORDINANZA MASSARO

“Nella mia cittadina ho il sostegno di tanti concittadini, amici, insegnanti. Spero che dopo l’ordinanza della signora Massaro si possa fare luce, qui c’è anche un procedimento penale in corso. Ho paura che per questa mia battaglia li possano portare in casa famiglia, e penso sempre a come stanno i miei piccoli, ogni giorno”. Grazia non si arrende e pensa a una raccolta firme: “Un banchetto, carta e penna perché sono una mamma e per difendere dalla violenza i miei figli ho denunciato.
Ed è per loro- ha concluso- che non mi arrendo”.
Fonte: Dire.it

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