L’uccellino è libero, e ora? Quanto fidarsi del Twitter che verrà

La saga dell’acquisizione della piattaforma social Twitter da parte del vulcanico imprenditore sudafricano Elon Musk è finalmente arrivata a una conclusione il 28 ottobre. Iniziata ad aprile scorso, la mossa di mercato è stata celebrata dallo stesso numero uno di Tesla e SpaceX con un tweet che recitava “the bird is freed”. Ma libero da […]

La saga dell’acquisizione della piattaforma social Twitter da parte del vulcanico imprenditore sudafricano Elon Musk è finalmente arrivata a una conclusione il 28 ottobre. Iniziata ad aprile scorso, la mossa di mercato è stata celebrata dallo stesso numero uno di Tesla e SpaceX con un tweet che recitava “the bird is freed”. Ma libero da che cosa, esattamente? Ciò che possiamo affermare con discreta certezza è che il social media dei cinguettii di domani avrà volto e sostanza diversi rispetto a quelli a cui eravamo abituati fino a ieri.

Tra proposte di sottoscrizioni a pagamento e il fascino del modello cinese di WeChat, lo spirito di iniziativa e l’intraprendenza di certo non mancano a Musk. Nelle prime ora da amministratore si è preoccupato di licenziare diverse figure di spicco tra cui Vijaya Gadd, ex capo della divisione legal policy, trust and safety. Il dipartimento contava diversi progetti di ricerca e attività in essere che verranno giocoforza sospesi o cancellati, questione che non è stata digerita troppo volentieri dai dipendenti impiegati nell’area. Affidabilità e sicurezza del network che da tempo sono un tema particolarmente sentito dall’imprenditore, come esplicitato nuovamente sul suo account Twitter proprio il giorno precedente all’acquisizione.

Al di là delle nobili dichiarazioni di intenti, le chiavi di volta pensate per la piattaforma del futuro dal punto di vista tecnico e di approccio all’integrità sono diverse, a cominciare dalle attività malevole di manipolazione delle conversazioni online. Uno dei temi caldi della trattativa portata avanti tra l’ex numero uno Parag Agrawal e Musk era legato proprio alla presenza degli account automatizzati (o bot) sulla piattaforma. Fin dalle prime battute, l’amministratore delegato di Tesla ha giurato guerra a questo tipo di attività a scopo malevolo o di spam, nonostante


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