Intervista semiseria a Domenico Montixi, tra Lucio Fulci e Peter Jackson
Ha trionfato al Trieste Science + Fiction Festival ed è stato selezionato al festival di San Sebastian e allo Shock Stock Festival che si terrà in Canada a marzo. Inoltre si è fregiato di una proiezione losangelina per la rassegna Cinematic Void sotto l’egida dell’American Cinematheque. Questo è il percorso fino ad oggi de L’Isola dei Resuscitati Morti, l’ultimo corto di Domenico Montixi, videomaker dalla grossa barba e gli occhiali da sole accigliati che seguo fin dagli esordi e che trovo una proverbiale boccata d’ossigeno fra i registi che rivisitano le estetiche da b-movie degli anni ’70.
Quello che mi cattura nei suoi lavori è un aspetto che ho paura di dire a voce alta, perché molti lo stroncherebbero solo per questo. Ma sia, lo dico: una nostalgia vera e terragna, una voglia di ricreare filologicamente una stanza visivo-sonora vecchia cinquant’anni e prendervi dimora, chiudendo da dentro con tre mandate e con un bel canaccio sieropositivo a fare la guardia. Nessuna tentazione per la contemporaneità, nessun dialogo aperto, non ce ne frega niente dei giovani e dei loro gusti da mezze
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