Giovanni Ferrero, l’uomo più ricco d’Italia, ha aumentato il patrimonio nel 2020: oggi ha 22,6 miliardi
Nel 2020, l’anno del Covid, il patrimonio di Giovanni Ferrero, imprenditore cui fa capo l’omonimo gruppo famoso per la Nutella, è cresciuto a 27,7 miliardi di dollari, corrispondenti a circa 22,6 miliardi di euro.
A calcolarlo è Forbes.com, nelle stime di ricchezza in tempo reale, mentre nell’ultima fotografia scattata con la classifica ufficiale di marzo-aprile 2020, a Ferrero risultava riconducibile un patrimonio di 24,5 miliardi di dollari (quasi 20 miliardi di euro), che gli consegnava nuovamente il titolo di uomo più ricco d’Italia, davanti a Leonardo Del Vecchio, oltre che il trentaduesimo posto nella classifica mondiale dei miliardari. E anche considerando la ricchezza in tempo reale Ferrero, nato il 21 settembre 1964, risulta superare l’ottantacinquenne fondatore di Luxottica.
Una ricchezza che affonda le sue radici nel Gruppo Ferrero: una potenza di fuoco mondiale nel settore dolciario che, grazie a marchi come Nutella, Ferrero Rocher, Kinder e Tic Tac, realizza un fatturato consolidato di 11,4 miliardi di euro. Questo dato, va sottolineato, è l’ultimo disponibile ed è riferito all’esercizio chiuso il 31 agosto del 2019; non tiene quindi conto della pandemia del Covid-19 che, costringendo le persone in casa, potrebbe avere avuto un effetto positivo sulle vendite di dolci e cioccolata.
In attesa di capirlo intorno a febbraio, quando tipicamente il gruppo di Alba diffonde i numeri, oltre al fatturato di 11,4 miliardi, risultato in crescita rispetto ai 10,7 dello stesso periodo dell’anno prima, il bilancio consolidato 2018-2019 di Ferrero si è chiuso (come svelato dal Sole 24 ore) con un utile netto in progresso a 703 milioni di euro rispetto ai 674 milioni dell’esercizio precedente.
Nel gennaio del 2018, invece, il gruppo di Alba aveva annunciato l’acquisizione da Nestlé del suo business dolciario statunitense per 2,8 miliardi di dollari in contanti. Mentre risale all’aprile del 2019 l’annuncio dell’accordo per l’acquisizione del business dei biscotti, degli snack alla frutta, dei gelati e delle crostate da Kellogg Company per 1,16 miliardi di euro.
Tornando ai numeri di bilancio, in parallelo, sono cresciuti anche i profitti della Ferrero International sa, la finanziaria di famiglia con sede in Lussemburgo collocata a monte della catena di controllo del gruppo, che non è quotato in Borsa. Sempre stando a quanto riportato dal Sole 24 ore, nell’esercizio 2018-2019, la Ferrero International, grazie a oltre 1,1 miliardi di dividendi dalle società controllate, ha visto salire l’utile netto a 928,5 milioni di euro rispetto ai 736,3 dell’esercizio precedente. Di questa cifra, 642 milioni sono stati distribuiti agli azionisti, e quindi alla famiglia Ferrero, come dividendi, mentre i rimanenti 286,5 sono stati trattenuti nel bilancio della holding lussemburghese.
Al contrario, alcune società del gruppo collocate in Italia hanno già approvato i numeri al 31 agosto 2020. È per esempio il caso di Ferrero Commerciale Italia, che, come riportato da Adnkronos, nei dodici mesi dell’esercizio che ha attraversato molti mesi della pandemia ha registrato una crescita delle vendite sul mercato nazionale del 3,5% a valore, con un fatturato salito a 1,53 miliardi dagli 1,48 al 31 agosto 2019. La performance delle vendite sul mercato nazionale dell’insieme dei prodotti Ferrero è stata caratterizzata da una crescita sia a valore sia a volume, con relativi incrementi delle quote di mercato. È stato fondamentale per questo risultato – spiega Adnkronos – il contributo del marchio Nutella, sia come crema alle nocciole spalmabile sia come biscotti, il che lascia intuire che i mesi della chiusura delle attività economiche abbiano avuto un impatto positivo, almeno in Italia, sui numeri del gruppo Ferrero.
Come mai le azioni della Ferrero, dal settembre del 2017 guidata dall’amministratore delegato Lapo Civiletti, non sono quotate? “Oggi andare in Borsa è più rischioso di qualche tempo fa per la pressione dei rappresentanti dei fondi di investimento nelle società quotate” affermava Giovanni Ferrero in una delle rare interviste, concessa a Repubblica e risalente al 2015 (la prima dopo la morte del padre Michele).
“Le visioni di una generazione – aggiungeva a supporto della tesi Ferrero, che nel 2015 era ancora ad unico del gruppo dolciario (lo era diventato nel 2011, dopo la scomparsa del fratello Pietro) mentre oggi è presidente esecutivo – vengono portate avanti dalla successiva, senza doversi preoccupare del risultato finanziario del prossimo trimestre, come invece accade alle società dominate dai fondi di investimento. Questo è un grande vantaggio”.
Imprenditore schivo e riservato, Giovanni Ferrero, due figli, è uno scrittore piuttosto prolifico: tanto per citare i suoi ultimi libri, Rizzoli ha pubblicato “Il cacciatore di luce” nel 2016 e “Il canto delle farfalle” nel 2010, entrambi ambientati in Africa, a Cape Town, dove nell’aprile del 2011 perse la vita il fratello Pietro. E se “Il cacciatore di luce” sconfina nel giallo raccontando di un complotto ordito da un colosso farmaceutico, “Il canto delle farfalle” parla di una nuova, inquietante epidemia che si diffonde nella capitale sudafricana.