Dagli insetti alla carne sintetica, ecco i cibi di cui dovremmo imparare a non aver paura
Sapore aspro o amaro, un aspetto poco attraente o semplicemente qualcosa che non fa parte delle nostre tradizioni. La neofobia alimentare, cioè la tendenza a rifiutare determinati cibi, riguarda tutte le persone, seppur in misura diversa. Con le innovazioni che aumentano a un ritmo accelerato sia in agricoltura che a tavola è importante sapere cosa ci spaventa e perché. E magari acquisire gli strumenti utili per cambiare idea. Trattandosi di un fenomeno di difesa va capito quando è utile attivarlo e quando invece queste reticenze possono essere pericolose per la nostra salute. Evitare di sgranocchiare insetti durante un aperitivo è un conto, bandire alimenti solo perché etichettati come “senza glutine” quando il nostro intestino è in sofferenza significa rinunciare ad un aiuto.
Origini delle paure
Con la parola neofobia intendiamo una paura che riguarda sia i cibi “nuovi”, intesi come frutto di innovazione tecnologica, come la carne fermentata o sintetica, sia come estranei alle nostre tradizioni, pur esistendo da tempo in altre culture, come gli insetti o semplicemente il cosiddetto “cibo etnico”. “Questo fenomeno deriva da un istinto ancestrale di sopravvivenza, che tende a rifiutare quello che risulta sgradevole, amaro o aspro e colpisce soprattutto alimenti a cui non siamo esposti abitualmente”, spiega Veronica Giacintucci, docente di Scienze degli alimenti presso l’Università del Surrey, giunta in Inghilterra dopo un dottorato all’Università di Teramo e intervenuta nel corso del Festival dell’Innovazione agroalimentare. E precisa: “Può portare però a contrastare anche alimenti benefici, come i cibi funzionali”, cioè quei cibi le cui
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