Cosa lega Libia e Yemen? Il ruolo predominante delle milizie

In un report pubblicato in questo giorni da Ispi, “From Warlords to Statelords: Armed Groups and Power Trajectories in Libya and Yemen”, vengono messe a confronto le attività che i gruppi armati svolgono in Libia e Yemen. Due dossier apparentemente diversi, sebbene entrambi parte degli interessi di politica estera italiani (la Libia sul Mediterraneo centrale, lo […]

In un report pubblicato in questo giorni da Ispi, “From Warlords to Statelords: Armed Groups and Power Trajectories in Libya and Yemen”, vengono messe a confronto le attività che i gruppi armati svolgono in Libia e Yemen. Due dossier apparentemente diversi, sebbene entrambi parte degli interessi di politica estera italiani (la Libia sul Mediterraneo centrale, lo Yemen affacciato sul Corno d’Africa e parte della proiezione nel Mediterraneo allargato).

Scenari entrambi pervasi da istituzioni deboli e contestate, in cui le milizie hanno gradualmente portato le loro strategie di sopravvivenza, profitto e governance sotto l’ombrello dello Stato. I signori della guerra sono diventati i nuovi signori dello Stato. I gruppi armati controllano la maggior parte delle entrate energetiche, le infrastrutture critiche, il contrabbando e i traffici illeciti. I loro leader sono poliedrici: sono contemporaneamente comandanti militari, capi tribù, politici e uomini d’affari.

Combinando analisi comparative e casi di studio, Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata Ispi e cultrice della materia in Storia dell’Asia Islamica e Nuovi conflitti all’Università Cattolica di Milano, e Federica Saini Fasanotti, analista dell’Ispi e della Brookings Institution, hanno curato


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