Cibo sintetico, il no della filiera della birra artigianale italiana
La filiera della birra artigianale italiana si schiera contro il cibo sintetico.
Ad affermarlo il Consorzio Birra Italiana, che riunisce il 70% della birra artigianale da filiera agricola prodotta in Italia, il 51% del malto e oltre il 70% del luppolo. La birra è un prodotto fortemente legato alla terra, con orzo, luppolo e altri cereali coltivati in Italia. Nonostante la siccità che ha ridotto il raccolto di orzo del 34% rispetto al 2019, la filiera continua a fornire oltre 90.000 posti di lavoro.
«Supportare la produzione di cibo sintetico significa andare contro le filiere agricole, le tradizioni rurali e il territorio. Il cibo in Italia è espressione della terra e del lavoro dei produttori agricoli. Immaginare un modo dove il formaggio non viene dal vero latte e i salumi da carne prodotta in laboratorio – prosegue il Consorzio – significa rinnegare le nostre origini e favorire una pericolosa deriva degli alimenti creati in laboratorio iniziata con la finta carne di una società statunitense e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca».
«Per quanto riguarda la carne da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e
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