Che fine ha fatto la bandiera americana sulla Luna del ’69?

Luglio 1969, l’uomo, attraverso l’agenzia spaziale americana, mette piede per la prima volta sulla luna. In quell’occasione viene piantata una bandiera da Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Che fine ha fatto oggi? Perché non possiamo più vederla?

La domanda è esposta prevalentemente dai sostenitori della teoria del complotto. Di quale teoria parliamo? Ovvio, quella secondo cui in realtà l’uomo non sarebbe mai stato sulla Luna. Nulla di più assurdo. Eppure, secondo alcuni, il fatto che la bandiera non si possa vedere attraverso, per esempio, un telescopio, sarebbe la prova lampante dell’ambiziosa ipotesi.

Certo, è facile parlare di complotti senza argomentare come sarebbe facile peraltro confutarli alla stessa maniera; dunque, sebbene per chi si occupa di scienza non ce ne sia bisogno, è interessante e utile spiegare il motivo per il quale la bandiera sia oggi “oscurata”.

In realtà, soprattutto per chi ha in mente le nozioni base dell’astronomia e della scienza, la risposta è abbastanza ovvia: ultravioletti e temperature estreme. Le bandiere Usa portate sulla Luna sono state realizzate in rayon (una fibra trasparente ottenuta dalla cellulosa) dalla Annin Flagmakers: al tempo costarono alla Nasa circa 5 dollari l’una. Addirittura, anche sulla Terra, le bandiere fatte in quel modo si deteriorano più o meno rapidamente quando sono esposte al sole, a causa della luce ultravioletta, che degrada le fibre di rayon.

Per Focus, un ricercatore esperto spiegò il fatto così: «L’alternanza di 14 giorni di sole e temperature di 100 gradi centigradi, con 14 giorni di “notte” e temperature di -150 °C deve aver già di per sé alterato le caratteristiche del tessuto delle bandiere. A ciò si aggiungono i raggi ultravioletti, che fanno sbiadire i colori. È abbastanza probabile che oggi le bandiere americane portate sulla Luna dalle missioni Apollo siano “biancastre” e in fase di disgregazione».

Dunque, le bandiere, oggi ci sono eccome; si sono solamente sfaldate e via via deteriorate, per cui la loro completa visibilità dall’ampia distanza rimane pressoché impossibile.

Credits to: Focus, Nasa, Chi ha paura del buio

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